Dottor Corati, innanzitutto che cosa è una speculazione edilizia?
«Vendere un asset, immobile o terreno, acquistato al prezzo A in un dato momento, ad un prezzo maggiore di A in momento successivo, creando così plusvalore».
Perché ha assunto una valenza così negativa nell’immaginario collettivo?
«Perché è accostato alla cementificazioni di paesaggi, al lucro nella sua accezione negativa. È più che altro una questione di mentalità. Di fatto invece è un’attività imprenditoriale che crea lavoro, ricchezza, beni durevoli, servizi e tanto altro; certo è che se i comuni attraverso i loro uffici preposti approvano degli scempi dal punto di vista architettonico o paesaggistico, la connotazione non riesce ad essere positiva».
Cosa bisogna fare per cambiare questa mentalità?
«Purtroppo in Italia chi ha successo, chi guadagna, è ancora accostato a qualcosa di negativo. È considerato un po’ un furbetto che ha successo ai danni di altri. Non c’è una mentalità anglosassone che apprezza chi rischia in proprio. È difficile lavorare con chi ti guarda come se tu facessi qualcosa contro la morale. In realtà chi rischia produce lavoro e ricchezza. Se sbaglia invece ci rimette solo lui».
Perché chi prevede di attuare una speculazione edilizia si prende grossi rischi?
«Per la non certezza che contraddistingue tutti gli affari in divenire; Per la messa in gioco di capitali a giudizio insindacabile del mercato stesso e della sua accezione più rischiosa qual’è l’imprevedibilità. Mi spiego con un esempio concreto. Quando uno compra per rivendere è sempre un rischio, perché le variabili in gioco sono molte: le licenze comunali, le mutevoli sorti del mercato, i diritti di terzi, solo per indicarne alcune».
Le speculazioni danneggiano qualcuno?
«No. Anzi, premiano chi ci mette del suo».