“Il proponente chiede una variante al progetto per trasformare il vecchio TMB in un biogas da 80.000 tonnellate e quindi decisamente sproporzionato rispetto alle esigenze dell’area.
Già in passato la Commissione da me presieduta aveva valutato in audizione il precedente progetto di biogas, la cui la procedura autorizzativa fu in seguito archiviata perché mancante di alcuni elementi essenziali”.
E ancora: “Vanno poi considerati da un lato i pareri negativi di Città Metropolitana, Albano, ASL Roma 6 e Soprintendenza Archeologica e, dall’altro, la situazione ambientale dell’area decisamente compromessa, come dimostrato ampiamente dai rilevamenti di Arpa nei pozzi. Albano ha bisogno della definizione di un piano di risanamento con studio epidemiologico e dello stop a quegli insediamenti che, come il maxi-biogas in questione e come già accaduto fino a oggi con la riapertura per ordinanza metropolitana della discarica, potrebbero arrecare ulteriori rischi alla sostenibilità. Questi sono tutti elementi presenti nella legge Aree ad elevato rischio di crisi ambientale”.
“Mi preme ricordare – aggiunge il consigliere regionale – che la legge non impedisce la realizzazione degli impianti fognari, come sostenuto nelle settimane passate: anzi presuppone che interventi di risanamento, comprese le fognature, diventino obbligatori. Certo è che se quelle fognature devono essere affidate a soggetti economici a latere di nuovi insediamenti edilizi, probabilmente in un’area riconosciuta a rischio ambientale non si potrà fare. Ora i Comuni dei territori interessati chiedano l’attuazione della legge. Personalmente, resto a disposizione del territorio e in prima linea per contrastare un insediamento che ritengo insostenibile, con tutti gli atti e le attività propri del mio attuale ruolo. Prima di valutare impianti di recupero energetico, si dovrebbe secondo me seguire la gerarchia dei trattamenti dei rifiuti così come indicato dal pacchetto sull’economia circolare dell’UE e dal Piano Rifiuti del Lazio, ovvero riduzione, riuso e riciclo (come il compostaggio aerobico). Solo dopo si può pensare al recupero energetico e infine al ricorso alla discarica”.