L’APPELLO ACCORATO
L’accorato appello dei due collaboratori parrocchiali era stato inviato ad agosto scorso al Segretario di Stato di Papa Francesco, al Prefetto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale, nonché alle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nonché i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Alberti Casellati. Poi rigirato a inizio settembre al Difensore Civico del Lazio ed ora finito sulla scrivania di varie autorità capitoline, ministeriali, regionali e infine, del comune di Albano.
L’APPELLO INTEGRALE
“Accorato appello – scrivono i due collaboratori parrocchiali – affinché si possa difendere l’ambiente, la salute e la dignità umana come Sua Santità papa Francesco ha più volte ribadito ed evidenziato. Noi sottoscritti Antonio Basile e Michele Recano, collaboratori parrocchiali della Parrocchia “Nome Ss.mo della Beata Vergine Maria” di Fontana di Papa, Ariccia, Diocesi di Albano, sentiamo il dovere di rappresentare a Sua Eminenza la drammatica situazione in cui ci troviamo, a causa della decisione del Comune di Roma e della Regione Lazio di riaprire la discarica di Albano sita sul nostro territorio. La discarica in questione è stata chiusa nel 2016 a seguito di un incendio. È di fondamentale importanza segnalare che il nostro territorio è una zona ad alta vocazione agricola, con impianti produttivi di coltivazione di vigneti, oliveti e kiwi, che costituiscono forse l’unico mezzo di sostentamento economico per tutte le famiglie del circondario. Scientificamente e giuridicamente è stato dimostrato che, nelle zone limitrofe della discarica, vi è stato, nel tempo, un aumento esponenziale di malattie oncologiche molto spesso con esiti mortali. Inoltre, a meno di un chilometro dal sito di stoccaggio di rifiuti, in direzione sud-est, è ubicata una parrocchia, intitolata alla “Sacra Famiglia di Nazareth”, molto frequentata anche da bambini e ragazzi ed un intero plesso scolastico, mentre in direzione opposta, si palesa il “Nuovo Ospedale dei Castelli”, polo sanitario di riferimento di tutta l’area sud di Roma. E’ superfluo, rammentare che gli effetti della discarica provocano danni ambientali nel lungo periodo, inquinando le falde acquifere, dalle quali molti abitanti, agricoltori ed infrastrutture attingono l’acqua loro necessaria a tutte le attività umane connesse. Ci siamo limitati ad elencare i danni che questa discarica apporta dal punto di vista della salute pubblica, non citando tutte quelle situazioni giuridicamente rilevanti, che sono state colpevolmente. Ignorate dalle istituzioni, in primo luogo dal comune di Roma, che ha proceduto alla riapertura del sito di stoccaggio per ragioni squisitamente di equilibrio politico, e senza tenere in minimo conto i diritti di chi abita in questo spicchio di territorio. Eminenza, in quel mirabile documento che è l’enciclica Laudato sii, il Santo Padre Francesco ha riproposto con grande forza il concetto della doverosa, per noi cristiani, tutela di quanto Dio ha creato per noi, di quanto Egli ci ha dato in dono. Grazie alle Sue parole, abbiamo compreso che la difesa del creato è legata strettamente all’equilibrio e all’armonia che deve vigere nella nostra società, nelle nostre comunità; dove l’ambiente è degradato, lì anche la società è in stato di decomposizione.
Siamo stati infatti spinti a scrivervi dopo aver assistito alla triste immagine di innumerevoli persone e famiglie che manifestavano in maniera disperata, ma composta, di fronte ai cancelli della discarica, circondati da circa un centinaio di appartenenti alle forze dell’ordine, correndo il grosso rischio di essere denunciati penalmente e sottoposti a processo, con condanna quasi certa, nella sola considerazione che erano lì per difendere la loro salute, quella delle loro famiglie e dell’ambiente in cui vivono, ed il cui fine ultimo è quello di lasciare un futuro migliore ai loro figli. Le malattie oncologiche di cui oggi soffrono molti, anche giovani, sono il risultato dei precedenti trent’anni di attività dei sei invasi dell’impianto e qualora la discarica venisse di nuovo messa a regime con il settimo invaso, come purtroppo sembra prospettarsi, tra trent’anni avremo altri morti sulla nostra coscienza. Non possiamo tacere, né come cristiani, né come cittadini, né come collaboratori parrocchiali; abbiamo infatti un chiaro dovere morale ed una netta coscienza etica: evitare il ripetersi di un nuovo disastro umano e ambientale. Con questa iniziativa, cerchiamo solamente di dare un contributo alla tutela del bene, della vita e della dignità umana; per tali ragioni chiediamo che questa nostra missiva possa essere portata all’attenzione e alla conoscenza del Santo Padre, affinché la sua intercessione faccia prevalere il buon senso e lo spirito evangelico tra le istituzioni, in modo tale da evitare altre evitabili morti, nella speranza che si possa procedere ad individuare un altro sito di stoccaggio dei rifiuti, lontano da agglomerati urbani, al fine di ridurre al minimo il rischio per la salute e la dignità della vita delle persone. Ci hanno molto colpito le parole di alcune di quelle persone accompagnate dai propri figli piccoli che protestavano pacificamente, e che con le lacrime agli occhi, ci hanno detto di essersi sentite umiliate profondamente nel loro spirito cristiano e calpestate nella loro dignità di uomini, quando sono state minacciate di denuncia penale qualora si fossero ostinate a non lasciar passare i camion pieni di rifiuti. Ci affidiamo a Voi tutti, ognuno secondo la propria coscienza, pregando il Signore affinché il bene prevalga sempre, in ogni circostanza e contro ogni avversità. Con affetto e filiale devozione, Antonio Basile, Michele Recano”.