LA CONFISCA
I beni sequestrati si trovano tra Aprilia, Latina, Roma, Reggio Calabria, Città di Castello, Torino, Sansepolcro (AR), Anghiari (AR), Capua (CE), Vitulazio (CE) e Nocera Inferiore (SA). Si tratta di 13 società, sempre nel florovivaismo, a 36 terreni agricoli prevalentemente adibiti a vigneti per la produzione di un pregiato vino che doveva essere commercializzato in Canada; e ancora 22 abitazioni, 7 negozi, 21 magazzini, 2 alberghi (tra cui uno per il quale i due fratelli sono stati rinviati a giudizio da parte della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nel settembre 2020, per fittizia intestazione di beni). Ci sono poi un centro sportivo, 33 veicoli e 26 conti corrente bancari.
“SOCIALMENTE PERICOLOSI”
La confisca è stata eseguita dai carabinieri del Comando Provinciale Carabinieri di Latina in collaborazione con i Comandi territorialmente competenti, su delega del Tribunale di Latina – Sezione Misure di Prevenzione.
Il provvedimento di confisca, a firma del Presidente Francesco Valentini, coordinata nelle varie fasi della sua lunga istruzione dal Sostituto Procuratore Distrettuale Antimafia Giuseppe Cascini e dai Pubblici Ministeri Giuseppe Bontempo e Giuseppe Miliano, della Procura della Repubblica di Latina, si basa fondamentalmente sul “riconoscimento della pericolosità sociale dei due proposti che era stata avanzata dal Pubblico Ministero della Procura Distrettuale Antimafia”.
I COLLEGAMENTI CON LA ‘NDRANGHETA
I due Crupi, “all’atto della presentazione della richiesta non erano gravati da precedenti penali”, precisano i carabinieri di Latina. “Successivamente, le indagini condotte dalle Procure Distrettuali Antimafia di Roma e Reggio Calabria in collaborazione con le Autorità Giudiziarie Olandesi ricostruirono l’operatività dì un gruppo di soggetti operante nella zona di Latina e facente capo alla famiglia Crupi, originaria di Siderno, che operava in Latina per il tramite della società “Krupy srl”. Quelle indagini si concentrarono sulle persone dei fratelli Crupi e consentirono di dimostrarne il pieno inserimento nella cosca di ’ndrangheta Commisso di Siderno. Consentivano altresì di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un’organizzazione, capeggiata dai medesimi”.