Seppur consapevoli della necessità di trovare dei siti ulteriori di smaltimento dei rifiuti prodotti dalla Capitale, non si comprende perché non sia stata pensata ed attuata, in tutto questo tempo, una strategia coerente che potesse implementare il ricorso alla raccolta differenziata, così come succede già da tempo in tutti i comuni dei Castelli Romani, e soluzioni ulteriori e strutturate per evitare l’accumulo incontrollato di materiale di scarto.
La decisione della sindaca, presa in fretta e furia sotto campagna elettorale, rischia di danneggiare ulteriormente l’economia dei luoghi circostanti il sito della discarica, anche dal punto di vista delle nuove costruzioni edilizie, che non saranno più appetibili vista la presenza di tonnellate di rifiuti, che provocano forte inquinamento ambientale e danni alla salute delle persone che vivono o vivranno nei dintorni; infatti, negli anni precedenti, durante l’attività passata della discarica, sono stati registrati aumenti significativi di tumori e neoplasie nei cittadini del territorio.
Il parroco e i collaboratori, inoltre, esprimono preoccupazione per il fatto che, ad un chilometro di distanza in linea d’aria è stato realizzato il nuovo ospedale dei Castelli Romani e la riapertura della discarica potrebbe avere effetti gravi sulla salute pubblica dei pazienti ivi ricoverati.
Inoltre, esprimono preoccupazione per la pianificata costruzioni di ulteriori unità abitative popolari al confine fra il comune di Roma ed il comune di Albano, proprio vicino alla località di Cancelliera, poiché potrebbe sovraccaricare i servizi del territorio, soprattutto la viabilità, già messa a dura prova, vista la sua insufficienza. Il territorio infatti è servito dalla Nettunense, che è stata dichiarata dall’Ania una tra le strade più pericolose d’Italia per numero di incidenti mortali, e l’Ardeatina, già oberata di traffico e che, con l’arrivo dei mezzi di scarico dei rifiuti nella discarica diventerebbe totalmente impraticabile, mettendo pesantemente in pericolo l’efficienza dei trasporti di soccorso verso il nuovo ospedale, con il pericolo di veder negate le tempestive cure a chi ne avesse urgentissimo bisogno.
Don Antonio, insieme ai suoi collaboratori, ha deciso di rivolgere questo appello pubblico per difendere la comunità da una decisione che può avere gravi conseguenze su tutti gli abitanti, nel solco del magistero della Chiesa universale, come ribadito da Papa Francesco, oramai cinque anni fa, nell’enciclica Laudato sii; la difesa della salute ambiente e il rispetto della natura, nel ringraziamento a Dio per la bellezza e la ricchezza del Creato, sono essenziali per difendere la dignità della vita ogni uomo, senza alcuna distinzione.