Il presidente del consiglio di Latina, Massimiliano Colazingari, ha deciso di scendere di nuovo in campo e candidarsi a consigliere. Farà parte di una lista a sostegno del Sindaco Damiano Coletta e, in caso di mandato bis, sarà pronto a ricoprire il ruolo che gli verrà assegnato: di nuovo presidente del consiglio, se l’assise lo deciderà, ma anche consigliere o perché no, assessore. La decisione di candidarsi nuovamente non è stata semplice: Colazingari avrebbe ricevuto pressioni per fare un passo indietro e rinunciare a proporsi nuovamente per le elezioni che si svolgeranno in autunno.
Presidente, si ricandiderà?
«Rivestirò la carica di presidente del consiglio fino alla fine del mandato, mantenendo una posizione imparziale che mi ha sempre contraddistinto. Nel frattempo ho avuto modo di fare le mie valutazioni e sono orientato ad una ricandidatura fiduciaria del Sindaco. Si stanno approntando delle liste e ce ne sarà una del Sindaco, su cui sono indirizzato».
Cosa l’ha spinta a ricandidarsi?
«Mi sono chiesto: questo lavoro l’ho fatto bene in questi anni? Posso dire di aver approvato lo statuto comunale dopo 20 anni che era lì, con strumenti di partecipazione reale. Ho rifatto i regolamenti di consigli e commissioni, messo limite ai gettoni di presenza e informatizzato l’aula. Adesso il comune ha un’aula consiliare con schermi e procedure di votazione elettronica, con sedute come quelle che ci sono in Senato. Queste le cose più rilevanti che ritengo di aver portato a termine tramite un ruolo, quello di presidente del consiglio, che non offre grande margine di manovra. Una sufficienza, però, me la darei».
E poi c’è stato il Covid. Come è cambiato il suo lavoro?
«Da un giorno all’altro mi è stato detto: dobbiamo trasferire tutti i lavori di consigli comunali e commissioni in remoto. Ed è stata una novità assoluta per il Comune di Latina, perché questa possibilità prima non c’era. Dispiace essere ancora online e non in presenza, ma al momento non c’è la possibilità di tornare tutti in aula mantenendo le regole del distanziamento necessarie, secondo le quali su 40 postazioni di consiglieri se ne possono utilizzare al massimo la metà. Del resto, Latina è in linea con la maggior parte dei Comuni italiani: secondo il direttivo Anci dei presidenti dei consigli italiani i lavori del 60% dei Comuni italiani sono ancora in remoto. Nel caso in cui ci fosse una variazione delle restrizioni, però, si valuterà di tornare in aula, tenendo presente però che lo stato di emergenza durerà fino al 31 luglio e il consiglio avrà poi 45 giorni prima delle elezioni in cui potrà approvare solo atti di urgenza».
È in programma di cambiare sede per consigli e commissioni?
«Posso ipotizzare che si possa trovare un altro percorso per le commissioni perché la sala Calicchia è piccola. Si potrebbero spostare nella sala De Pasquale con ingressi contingentati e sanificazione. E ci piacerebbe svolgere un consiglio comunale simbolico all’interno del teatro D’Annunzio quando riaprirà».
La possibilità di seguire in remoto consigli e commissioni ha permesso a più cittadini di assistere ai lavori del consiglio e delle commissioni. Resterà anche in futuro?
«Ho già dato disposizione che sia così: sarà possibile anche in futuro assistere a consigli e commissioni da remoto. Anche quando i lavori tornerano in presenza i cittadini potranno seguire le sedute da dietro lo schermo di un computer in “diretta” o rivederle quando preferiscono. Basterà adattare le telecamere».
Questione gettoni di presenza: a Latina valgono 92,96 euro. Un costo congruo con il numero di abitanti che però il consiglio potrebbe decidere di abbassare come fatto da altre città. È in programma?
«Gli importi non li decidiamo noi, vengono stabiliti da una disciplina standardizzata in base a fasce di abitanti. Noi abbiamo introdotto una novità: nelle commissioni in presenza per poter percepire il gettone occorre assicurare la presenza fisica pari almeno all’80%. Al momento non si è parlato di abbassare il costo del gettone, ma in un eventuale nuovo mandato si potrà certamente valtuare se abbassarlo o mantenere lo stesso numero di commissioni e commissari».
Vorrebbe tornare a ricoprire il ruolo di presidente del consiglio?
«È una decisione che non spetta a me. Mi candiderò consigliere e mi rimetterò alla eventuale decisione del consiglio comunale, che decide chi eleggere come presidente del consiglio, o del sindaco, che decide la composizione della giunta. Non mi sottrarrei in ogni caso per spirito di servizio».
Ha dei rimproveri da farsi?
«Tutte le cose si possono fare meglio. Abbiamo senz’altro scontato l’inesperienza fisiologica iniziale, ma le volte che mi hanno ‘trascinato’ dal Prefetto per essermi rifiutato di inserire ordini del giorno chiesti dall’opposizione ho sempre avuto ragione. Quello che mi piacerebbe vedere di più è un’apertura e confronto che permette di uscire dal proprio alveo personale e una migliore gestione della macchina amministrativa che funziona quando è al meglio, e al momento non lo è».
Perché è stata una decisione sofferta quella di ricandidarsi?
«Perché ho ricevuto pressioni per non farlo. In più di un’occasione sono stato spinto a non candidarmi e questo mi ha turbato. Ma poi, di concerto con il Sindaco, ho deciso di andare avanti per la mia strada e non cedere a queste pressioni. L’ho fatto soprattutto per mia madre, che il Covid l’ha portata via senza che l’abbia potuta salutare, e che era orgogliosa del ruolo che ricoprivo».