L’uomo, che non era mai stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio né era in carico ai servizi territoriali di salute mentale – come conferma la Asl – domenica mattina ha indossato guanti, una pesante felpa e zainetto, ha preso la pistola e se l’è messa alla cintola. Poi è uscito e si è scatenata la follia omicida.
In casa c’era la madre Rita, 64 anni. La donna, quando l’ha visto rientrare in casa, ha immaginato che il figlio aveva combinato qualcosa di grave. Sono stati i carabinieri a chiedere alla donna di lasciare l’abitazione.
Negli ultimi tempi il 36enne, laureato in ingegneria informatica, si era isolato anche dalla famiglia: viveva all’ultimo piano della villetta, non aveva rapporti quasi con nessuno. Si era anche lasciato con la fidanzata, una ragazza messicana.
Non conosceva le vittime. Non aveva litigato con nessuno. È uscito e ha ucciso, senza alcun criterio. Ha sparato a chi gli stava davanti, a sangue freddo.
“Andrea soffriva di manie di persecuzione”, avrebbe detto la mamma agli inquirenti. Era convinto che tutto il mondo ce l’avesse con lui. Aveva fatto anche cancellare tutte le sue foto dai profili social della famiglia.
Nessuno aveva mai sporto denuncia contro Andrea. Lo giudicavano un tipo strano, litigioso, ma nulla di più. Nessuno lo aveva mai visto con una pistola.
Anche i Pignani (papà Stefano, guardia giurata scomparso a novembre, mamma Rita e una sorella che vive a Roma) erano in difficoltà per quel ragazzo complicato. Ma non si sono mai rivolti a strutture specializzate. E ora mamma Rita rischia anche una denuncia per omessa denuncia della pistola: da quando suo marito era morto, nessuno aveva pensato di denunciare l’arma in casa. O di riconsegnarla.