Alla fine, dopo più di due anni dalla contestata adozione, è arrivato il via libera definitivo da parte dell’amministrazione Coletta. È stata infatti approvata tramite delibera di giunta la variante urbanistica per realizzare, nel quartiere Q3, una maxi-struttura commerciale alta 10 m e con una superficie coperta 5.550 metri quadrati. Si tratta di un intervento edilizio (privato) su un’area privata al ridosso dell’Hotel Garden, tra via del Lido e via Faggiana, di proprietà della società che gestisce l’albergo. Nuova edificazione che, stando all’istruttoria condotta dal Comune, rispetterebbe tutte le previsioni del piano regolatore della città e del piano comunale del commercio. «L’interesse pubblico» del progetto e del relativo cambio di destinazione d’uso dei terreni (da «area ad attrezzature turistiche con vincolo di destinazione alberghiera» in «area ad attrezzature turistiche») è soddisfatto – si legge nella delibera – «in quanto rispetta la volontà dell’amministrazione comunale di destinare l’area ad attrezzature turistiche». Progetto, quello avanzato dalla Green Building Srl, al centro di un’accesa polemica politica, scoppiata ad inizio 2019 all’indomani dell’adozione della variante da parte della giunta Coletta. Ma soprattutto oggetto di un fascicolo d’indagine per lottizzazione abusiva, falso ed abuso d’ufficio aperto dalla Procura. Procedimento penale poi archiviato lo scorso ottobre. E ora, con l’approvazione definitiva della variante della discordia, sembrano essersi dissolte anche le ombre di natura amministrativa sulla vicenda.
«ITER CORRETTO»
Il Comune, dopo aver inviato il progetto in Regione per una valutazione, con una relazione del dirigente del servizio comunale Urbanistica, Eleonora Daga, ha infatti rispedito al mittente i dubbi contenuti nelle osservazioni che erano arrivate dall’associazione Co.Di.Ci. e dal Pd. La variante urbanistica va, in sostanza, ad «eliminare il vincolo a destinazione alberghiera» esistente sulle particelle, uniformando così la destinazione d’uso con l’area circostante, anch’essa già riservata ad ‘attrezzature turistiche’. Il vincolo era stato imposto dalla Regione per via di un vecchio mutuo bancario, finalizzato l’acquisto di nuovi arredi, concesso nel lontano 1977 ai titolari dell’albergo (e dei terreni) grazie a contributi regionali. Mutuo oggi estinto. E così il vincolo è decaduto. Tradotto: in quei 18mila mq di terra si possono realizzare esercizi commerciali e strutture varie rientranti nella categoria ‘attrezzature turistiche’, proprio come previsto dalle norme tecniche del piano attuativo del quartiere. Il progetto «non comporta alcuna diminuzione nella dotazione di aree per servizi pubblici o di uso pubblico», sottolinea inoltre il dirigente comunale. Ergo, corretto anche il passaggio in giunta senza sottoporre l’atto al voto del consiglio comunale.
NEL MIRINO LA SUPERFICIE
Sul tavolo c’era infine un’ultima questione, non proprio secondaria: il Piano del commercio del Comune di Latina vieta, nel quartiere Q3, di realizzare ‘grandi’ strutture commerciali con una superficie di vendita (esclusi quindi, magazzini, locali di lavorazione, uffici interni ecc.) superiore ai 2500 m quadri. Tuttavia (e non è un dettaglio) l’edificio commerciale, precisa il Comune, sarebbe il risultato di tre distinte ‘medie strutture di vendita’, ognuna dunque sotto i 2500 mq, tipologia che è invece ammessa nella zona in questione. Non si tratterebbe, inoltre, neanche di un centro commerciale, da regolamento comunale costituito almeno da quattro esercizi di vendita. Insomma: la richiesta avanzata dal privato è, di fatto, urbanisticamente legittima. E Coletta e suoi, sul piano politico, tirano dritto: «L’attività di pianificazione dell’amministrazione – recita l’atto di giunta – è discrezionale e può essere contestata solo sotto il profilo dell’irrazionalità o illogicità delle scelte». La palla, ora, passa così nelle mani del Suap per il rilascio del permesso a costruire, che oramai appare quasi scontato.