La donna, non avendo l’auto è andata ad Anzio coi mezzi pubblici.
«Siamo entrati e già all’ingresso una guardia giurata ci aveva ammonito che era possibile fare il test solo se si arrivava in auto, io ho risposto che non avevo un’auto e la guardia mi ha indicato di andare a chiedere informazioni presso un tendone bianco a circa 100 metri», racconta la donna.
«In questo tendone, detto drive in, erano in corso i test rapidi da parte di 5-6 infermieri, ho atteso che uno si liberasse e ho chiesto di effettuare il test a mio figlio, la risposta è stata negativa: lì si poteva fare solo se si arriva in auto. “Ma io non ho un’auto, come posso fare?”, la risposta è stata “torni accompagnato da uno con un’auto, se non viene in auto lei non fa il test”».
Quel giorno erano lì anche i compagni di classe di suo figlio per lo stesso motivo, lui ne ha notato uno nelle auto in coda, è salito e ha potuto effettuare il test.
«Mentre aspettavamo l’esito, un signore che aveva assistito alla mia discussione mi ha detto che lui poco prima era venuto con la moto ma è stato mandato via, così era tornato in auto con la sorella, purtroppo a una signora straniera con un figlio di 9 anni è andata peggio, era lì per un motivo simile per suo figlio ma è stata allontanata, lei ha provato a dire che il marito non aveva neanche la bicicletta ma non c’è stato niente da fare, l’ho vista andare via in lacrime».
«In un ospedale pubblico si discrimina e si omette un servizio pubblico ai meno abbienti e comunque a chi non ha un’auto», conclude la donna.
Naturalmente siamo a disposizione della Asl qualora volesse fornirci la sua versione dei fatti o una spiegazione sui motivi per cui non viene effettuato un “drive in” a chi non ha un’auto.