Ama, la municipalizzata dei rifiuti della Capitale, sarebbe intenzionata a costruire a Roma-Santa Palomba, nel IX Municipio – proprio al confine coi due comuni di Pomezia e Albano e nei pressi anche di Castel Gandolfo (la città dei Papi e del lago) – il suo nuovo Tmb da 540mila tonnellate di rifiuti all’anno per dribblare l’ennesima crisi dei sacchetti in strada, che sembra sempre più imminente, e l’ombra del Commissariamento regionale, ormai già in corso, per di più in piena emergenza sanitaria e con l’estate alle porte. Il Tmb costituisce, tecnicamente, un impianto di Trattamento Meccanico Biologico, una sorta di frullatore per rifiuti indifferenziati, dentro cui viene triturato il pattume urbano prima che venga sepolto in discarica o bruciato in un inceneritore. Si tratta di un sistema di gestione dei rifiuti, quello basato su TMB, discariche e inceneritori, che era molto diffuso negli anni ‘80, ma che non ha davvero niente a che vedere, ovviamente, con il Porta a porta, la modalità di raccolta domiciliare della spazzatura domestica, con il riciclo e la riduzione dei rifiuti, ossia con sistemi di gestione del patume urbano decisamente più evoluti e soprattutto più sostenibili a livello igienico-sanitario e ambientale. Sistemi più evoluti di gestione dei rifiuti che il 5 Stelle, almeno a livello nazionale, ha trasformato in passato in una vera e propria bandiera politica e che ora sembra aver dimenticato.
LUCA ANDREASSI, VICESINDACO DI ALBANO
Su tale vicenda, abbiamo posto varie domande a Luca Andreassi, vicesindaco di Albano, coordinatore di Italia Viva di Roma e provincia di professione docente universitario all’Università di Tor Vergata.
L’area di Roma-Santa Palomba, al confine con Albano e Pomezia, potrebbe ospitare presto un TMB dell’Ama da 540 mila tonnellate di rifiuti l’anno: cosa ne pensa?
“Tutto il male possibile – risponde Andreassi – Intanto la tipologia di impianto. Un impianto TMB. Un anacronistico, inutile (se si fa la differenziata), inquinante, pericoloso (ne vanno a fuoco un numero significativo ogni anno) frullatore dei rifiuti indifferenziati che produce balle di rifiuto che vanno o negli inceneritori o in discarica. Inutile dire che dalle direttive dell’Unione Europea fino al Piano Regionale dei Rifiuti del Lazio tali impianti siano stati cassati. Significa, tra le righe, che la Città di Roma sta abdicando a tentare, almeno tentare, di attuare una dignitosa gestione dei rifiuti basata sul recupero di materia. E poi il sito. Scegliere quel sito è un’offesa a tutto il territorio che va da Albano Laziale a Pomezia. Un territorio profondamente segnato da una impiantistica pesante nel trattamento dei rifiuti. Basti pensare agli incendi dell’impianto TMB a Roncigliano o di ECOX a Pomezia. Un territorio che vede già un impianto TMB ad Aprilia. Ma poi lo stesso sito in cui la sindaca Raggi ha già previsto 950 appartamenti di social housing, edilizia sociale, che subiranno un drammatico impatto da questo impianto. Ma in fondo che importa. La logica dell’impianto è la stessa degli appartamenti. Più lontano possibile dal centro di Roma”.
Su cosa si dovrebbero puntare per bloccare l’iniziativa della Giunta Raggi?
“La gestione dei rifiuti non è qualcosa lasciata all’estro del decisore. È una scienza e prevede passaggi progettuali certi. Credo che tale scienza e tale logica debbano essere usati impedendo che un territorio che si trova al 70% di differenziata sia costretto a subire l’incapacità e i fallimenti della Giunta Raggi. Perché, anche se formalmente è Comune di Roma, l’impatto è chiaramente di area ampia. Si pensi solo alla viabilità ed all’invasione di mezzi pesanti. Ed è chiaramente un impatto non sostenibile. Quantificare tale impatto nelle sue accezioni ambientali, energetiche, infrastrutturali e dimostrarlo in tutte le sedi. Dalla Conferenza dei Servizi a cui verranno invitate le Città limitrofe al TAR, se necessario. Questa la strada”.
La situazione ad Albano e, più in generale ai Castelli, qual è?
“Una situazione in cui il livello della raccolta differenziata è molto alto, superiore al 70%. Una situazione cioè, che ha reso i Castelli Romani indipendenti o quasi da impiantistiche come TMB ed inceneritori, contribuendo a minimizzare anche il ricorso alle discariche, avendo di molto ridotto la produzione di rifiuto indifferenziato. Non abbiamo certo bisogno di Roma e della Raggi che scarichino i loro problemi su di noi. Più di quanto abbiano già fatto in questi anni. Anche se, eravamo stati facili profeti a prevedere, da parecchio tempo ormai, che sarebbe andata a finire così”.