Signor Luigi, qual è il suo attuale stato d’animo?
«Mi sembra di vivere un incubo, una situazione assurda che non riesco a metabolizzare. È tutto inverosimile, sia per quello che riguarda l’accaduto, sia per il dopo, caratterizzato dall’assenza di informazioni sulla morte di mia figlia in America. Viene da pensare che qualcuno voglia far risultare questa storia invisibile tanto che anche al sottoscritto, il papà, non giungono comunicazioni ufficiali. Ora qualcosa si sta muovendo grazie all’interesse dell’onorevole Raffaele Trano che ha portato il caso in Parlamento».
Dal Ministero degli Esteri non ha ricevuto alcuna chiamata?
«Nessun referente governativo, né dagli Esteri tantomeno dagli Interni, si è fatto carico di chiamarmi, neanche per farmi le condoglianze. A livello locale devo ringraziare il sindaco di Latina con cui mi sono incontrato più volte e mi ha dato molta attenzione. Restano i paradossi di una vicenda che ha del clamoroso tanto che allo stato attuale, all’ufficio anagrafe del comune dove mi sono recentemente recato per effettuare un estratto di nascita, Veronica risulta ancora viva. Non so cosa manchi per l’ufficializzazione del suo decesso ma credo ci siano dei passaggi che sono stati affrontati con estrema superficialità. Anche da questo trae origine l’interrogazione parlamentare».
Il 15 gennaio mentre Veronica veniva uccisa, a poca distanza in ospedale l’altra sua figlia Hillary metteva alla luce una bimba.
«Esattamente, nipotina e figlia che non ho ancora visto di persona perché finora mi è stata negata la possibilità di recarmi in America per l’assenza di un visto oltre alle problematiche legate al covid. È potuto partire mio figlio con una mia delega e comunque solo nel mese di febbraio. Allo stato attuale non so quando potrò andare negli Usa visto che anche a livello personale sono sorte diverse complicanze di natura lavorativa e di salute».
Sulle indagini che novità ci sono?
«Sembrerebbe accertato che sia stato l’ex compagno a uccidere Veronica e si presume si sia rifugiato in Messico. Le autorità americane mantengono il riservo ma c’è da riflettere sul fatto che su di lui sia stata emessa una taglia di dieci milioni di dollari, una cifra che fa venire almeno il dubbio che l’uomo non sia accusato solo dell’omicidio di mia figlia».
Secondo lei cosa non ha funzionato nella vicenda e cosa avrebbero dovuto fare le istituzioni?
«Avrebbero dovuto permettermi di partire immediatamente per gli Stati Uniti, non è possibile che per ragioni burocratiche di fronte ad un caso del genere venga impedita la partenza di un familiare stretto. Mi aspettavo di dovermi sottoporre a tamponi e rispettare periodi di quarantena, ma mai un diniego a raggiugere gli Usa. Poi l’assenza di comunicazioni è stata sconvolgente, ancora oggi non me ne capacito; per non parlare delle istituzioni che sono completamente mancate. Nessuno mi ha chiesto se avessi bisogno di un qualsiasi supporto».
Oggi a chi vuole indirizzare il suo appello?
«Mi rivolgo al Presidente Mattarella che l’8 marzo scorso, in occasione della giornata internazionale della donna, ha menzionato i casi di femminicido di donne italiane ma non mia figlia, per i noti buchi comunicativi. Al Capo dello Stato chiedo che anche a Veronica venga resa la giusta attenzione e sia reso onore alla sua morte».