Sta facendo tremare le fondamenta della Regione Lazio (e non solo) l’arresto di Flaminia Tosini, responsabile dell’Ufficio Rifiuti regionale, ora sospesa dall’incarico. La lista dei reati che le vengono contestati getta un ombra inquietante sull’intero ‘sistema’ di gestione dei rifiuti regionale degli ultimi 6 anni e 8 mesi, ossia da quando la dirigente è stata assunta in Regione (leggi articolo basso): concussione, corruzione, turbata libertà di scelta del contraente, falso ideologico in atto pubblico. Insieme all’ingegner Tosini è stato arrestato anche Valter Lozza (entrambi sono agli arresti domiciliari), imprenditore ciociaro del settore rifiuti e stampa, che aspirava a divenire il nuovo ‘padrone’ del settore di Roma e dintorni e mandare in pensione l’ex numero uno del settore, Manlio Cerroni.
LE MANI DELLA TOSINI SULL’ORO DI ROMA
Le indagini riguardano, in particolare, il progetto di costruzione di una nuova discarica per rifiuti indifferenziati a Monte Carnevale, vicino la mega discarica romana ormai chiusa di Malagrotta. Flaminia Tosini avrebbe cavalcato in modo spregiudicato l’onda dell’emergenza dei rifiuti per consentire a Lozza di prendere il controllo della spazzatura capitolina, soprannominata in città ‘l’oro di Roma’. Con questo scopo, la dirigente avrebbe firmato le autorizzazioni necessarie per permettere all’imprenditore ciociaro di costruire un primo invaso da 75mila metri cubi, più facile da ottenere, per poi permettergli, attraverso delle varianti rilasciate dallo stesso ufficio della Tosini e scavalcando quindi la regolare procedura, l’ampliamento fino a circa 2 milioni di metri cubi, una vera Malagrotta-bis.
“C’È L’URGENZA, C’ABBIAMO L’EMERGENZA”
Le intercettazioni dei Carabinieri del N.O.E. (Nucleo Operativo Ecologico) parlano chiaro. La Tosini avrebbe avvantaggiato Lozza da vari punti di vista. A livello amministrativo: di fronte alle perplessità di Massimiliano Valeriani, assessore ai Rifiuti del Lazio, sull’iter troppo snello scelto per dare il via alla nuova discarica, la Tosini il 3 febbraio 2020 lo incalzava: “C’è l’urgenza, c’abbiamo l’emergenza, abbiamo tutto quanto, assessore…”, ben sapendo che la presunta emergenza avrebbe giustificato il superamento di qualunque obiezione. A livello politico, poi, cercava di ‘pressare’ l’assessore con un ulteriore riflessione: “Ma politicamente la reggiamo? (questa forzatura sulla procedura, ndr)”.
Lozza: “Con tutti sti soldi dove scappiamo? Non mi servono a un cazzo tutti sti soldi” Tosini: “Qualcosa ci farai” Lozza: “Qualcosa ci faremo! Ma quanto è stra… straordinaria sta operazione?”
“DEVI INDURRE LA VERITÀ”
La Tosini avrebbe ‘manipolato’ le Istituzioni, anche di massimo livello, “al punto di condizionarne – spiegano i magistrati – le iniziative degli Enti pubblici. “Perché poi l’abilità – spiegava al telefono la Tosini a Lozza il 5 giugno del 2020 – sta a fa pensà alla gente che la scelta l’ha fatta lei, non tu. Perché in realtà ce l’abbiamo portata, de fatto, lì, dove vogliamo. Come se avessi in qualche modo indotto la verità. Me spiego?”
“TI SONO ARRIVATI I MIEI 665MILA EURO?”
Ogni occasione era buona per la Tosini anche per far transitare soldi dalla Regione a Lozza: tra i due indagati emergerebbe dalle intercettazioni anche una relazione sentimentale. E così, con la scusa della chiusura di un invaso di una vecchia discarica, avrebbe ‘donato’ a Lozza 665mila euro di soldi pubblici senza rispettare le procedure di legge, come dimostra la conversazione telefonica del 25 giugno 2020: “I soldi ti sono arrivati? – chiede la Tosini – i soldi miei?”. E Lozza: “I 665mila euro?”. “Sì – risponde lei – quelli per la terra, amore”. Alla fine, i soldi regionali incassati da Lozza diventeranno “2 milioni e 800mila euro”, scrivono i Carabinieri. “Amore – sussurrava Lozza alla Tosini – con tutti sti soldi dove scappamo? Non mi servono a un cazzo tutti sti soldi”. Ancora lei: “Qualcosa ci farai”. E Lozza: “Qualcosa ci faremo! Ma quanto è stata stra…straordinaria sta operazione?”.
Tosini: “Perché poi l’abilità sta a fa pensà alla gente che la scelta l’ha fatta lei, non tu. Perché in realtà ce l’abbiamo portata, de fatto, lì, dove vogliamo. Come se avessi in qualche modo indotto la verità.”
“SERVE BUTTARLA IN CACIARA”
I sotterfugi suggeriti da Tosini a Lozza erano molti. Il 17 febbraio 2020 la Tosini consigliava a Lozza le modalità “per buttarla in caciara (…) e pararsi da problemi futuri ma anche passati” sulle indagini penali in corso, sul suo conto, da parte della Direzione Distrettuale Antimafia. La Tosini scriveva anche le lettere ‘giuste’ a Lozza che lui avrebbe dovuto mandare in Regione: “questa lettera, mo te la scrivo io, come vorrei che tu me la scrivessi”. Non mancavano consigli su come difendersi dai controlli sull’inquinamento della falda acquifera causato dalle sue discariche: “Devi rispondere coi dati in termini percentuali, anziché numerici; tu invece hai scritto 200mila metri cubi in più di quelli autorizzati. Io con te faccio uguale, mi dai… tre baci.. io per misura e densità ne prendo, però, cinque! Ok? ”.
ENTI IN GINOCCHIO
La Tosini avrebbe convinto Andrea Tardiola e Albino Ruberti, Segretario generale e Capo di Gabinetto della Regione Lazio, ad intercedere presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri per agevolare Lozza. In seguito, si sarebbe adoperata per superare i vincoli imposti dal Ministero della Difesa e dal Ministero dell’Ambiente. Il quesito sorge spontaneo: ma davvero nessuno aveva capito quello che stava facendo l’ingegner Tosini in Regione? A quanto pare, una sola persona ha capito bene e subito – così mostrano le intercettazioni – il ‘gioco sporco’ della Tosini, ossia l’architetto Fernando Olivieri, che il 17 gennaio 2020 risponde duro alla Tosini: “Esistono i nostri principi. Esiste la normativa!”. Come è possibile che se ne fosse accorto solo lui?
3 domande a cui devono rispondere i politici
La dirigente Tosini governa lo stesso ufficio da 6 anni e 8 mesi, nonostante il Piano Nazionale Anticorruzione ne preveda al massimo 4
Sono tre i principali dubbi che il nuovo tsunami che ha travolto il sistema dei rifiuti del Lazio porta in evidenza: le risposte devono arrivare dal mondo politico e amministrativo di Regione Lazio e Comune di Roma.
1) LA FULMINATE CARRIERA DELLA TOSINI
È davvero poco credibile che Flaminia Tosini fosse la mente criminale che da sola ha raggirato l’intero mondo istituzionale, nazionale e regionale. Flaminia Tosini è stata la responsabile dell’Ufficio Rifiuti del Lazio dal 24 luglio 2014 (assunta dalla prima Giunta Zingaretti, ai tempi dell’assessore Michele Civita) fino al giorno dell’arresto, il 16 marzo scorso. Venne assunta il 29 luglio 2014 (a tempo determinato, per soli 3 anni) dopo che i suoi due predecessori, Luca Fegatelli e Raniero De Filippis, erano stati arrestati nell’ambito del cosiddetto ‘processo Cerroni’, ossia legato al monopolista del settore rifiuti di Roma e dintorni, Manlio Cerroni (processo terminato con in parte assoluzioni e in parte prescrizioni). La prima Giunta Zingaretti che l’ha assunta, evidentemente, non ha ritenuto opportuno aumentare i controlli sui dirigenti che gestiscono un Ufficio ad altissimo rischio corruzione. Senza nemmeno attendere che trascorressero i primi tre anni, il 26 ottobre 2015 la Tosini è stata assunta a tempo pieno e indeterminato, spostata dalla Provincia di Viterbo in Regione, al servizio della prima Giunta Zingaretti, non però nell’ambito di un Piano più ampio di assunzione, ma ‘ad personam’. Il 7 agosto 2017 è stata nominata capo dell’Ufficio Rifiuti, almeno così risulta formalmente, anche se atti e documenti da lei scritti e sottoscritti già a partire dal 2014-15 dimostrano che era già da allora lei la leader unica e incontrastata dell’Ufficio rifiuti. In sostanza, la Tosini è stata a capo dell’Ufficio Rifiuti regionale per 6 anni ed 8 mesi. Eppure, il Piano redatto dalla Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) impone la rotazione dei dirigenti ogni massimo 4 anni. Come se non bastasse, dal 4 giugno 2018 fino al 16 marzo 2021 (seconda Giunta Zingaretti), la Tosini ha ricevuto l’onore di ulteriori 86 nomine ‘ad personam’ che l’hanno ‘incoronata’ padrona unica e incontrastata di tutti i progetti dei nuovi impianti a Rifiuti previsti nel Lazio in quello stesso arco temporale. In Regione qualcuno se n’è accorto?
2) IL PORTA A PORTA RESTA UNA CHIMERA?
Il Porta a porta, ossia la raccolta domiciliare dei rifiuti urbani, unica vera alternativa al business mortale delle discariche e degli inceneritori, a Roma anziché aumentare diminuisce, mentre i rifiuti indifferenziati anziché diminuire aumentano, consentendo a ‘signori’ dei rifiuti di fare tanti soldi. La Giunta Raggi e la Giunta Zingaretti sono in grado di dare delle riposte ai cittadini?
3) PERCHÈ SIAMO SEMPRE IN EMERGENZA RIFIUTI?
La ‘presunta’ emergenza cavalcata dalla Tosini, ossia la carenza di discariche nel Lazio, è iniziata il 1° ottobre 2013, giorno in cui l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, chiuse Malagrotta. Da allora, i rifiuti indifferenziati di Roma vengono spediti in altre città, regioni e nazioni d’Europa, in barba al principio di prossimità, che impone di smaltire i rifiuti quanto più vicino al luogo di produzione. Una ‘pratica’ proseguita dal Campidoglio anche negli ultimi 5 anni. I grillini avevano promesso una rivoluzione per la gestione dei rifiuti: che fine ha fatto?