Da decenni in Italia la pubblicità controlla l’informazione. Un mercato falsato da logiche politiche, lobbistiche e anche malavitose che nulla hanno a che vedere con quelle di mercato. Non solo a livello di televisione, ma anche a livello di stampa nazionale e locale. Prendiamo per esempio il Lazio, gli enti pubblici, le aziende municipalizzate, la pubblica amministrazione, con quali criteri investono in pubblicità milioni di euro pagati dai cittadini? Esempio: volete sapere quanti soldi e con quali criteri la Regione Lazio ha investito sui vari mezzi d’informazione negli ultimi anni? Impossibile saperlo! Milioni e milioni di euro pagati dai contribuenti con le tasse che vengono utilizzati in modo a dir poco opaco. Perché? Solo la massima trasparenza potrebbe eliminare il sospetto che questi fiumi di denaro, pagato dai cittadini, siano stati utilizzati sia con fini clientelari sia per addomesticare l’informazione. Che tipo di informazione riceve la Capitale e tutto il nostro Paese se non c’è trasparenza su questo aspetto cruciale dell’informazione? Perché, secondo voi, solo giornalisti del Caffè di Roma continuano ad informare sul fatto che dai rubinetti di Roma uscirà l’acqua del Tevere, nel silenzio assordante di tutti gli altri ‘autorevoli’ organi d’informazione? Uno scoop nello scoop. Sono oltre 2000 anni che i romani associano l’acqua del loro fiume ad una fogna a cielo aperto. Che questa acqua sgorghi dal rubinetto delle case è un scoop epocale. Ma lo scoop ancora più grande è che questa assurdità è stata sostanzialmente nascosta ai romani. Perché nessun’altra testata giornalistica ha dato rilevanza ha questo fatto eclatante. A differenza di quasi tutte le testate giornalistiche televisive, cartacee o digitali, abbiamo la libertà di denunciare questo scandalo di Pubblicitopoli, sul giornale di cui sono editore, perché siamo totalmente estranei a qualsiasi altra logica che non sia quella del libero mercato e quindi non temiamo alcun ricatto o ritorsione. Ma quanta fatica! Da 20 anni e oltre continuiamo a subire sistematici boicottaggi da parte di tutti gli investitori istituzionali e pubblici, che hanno inondato di milioni tutte le nostre principali testate concorrenti. Posso fornire la prova di queste gravi affermazioni? Certo che sì. Le documentano dettagliatamente i nostri registri fatture. Solo poche migliaia di euro in totale in 20 anni, su alcuni milioni di fatturato cumulato. Meno delle briciole. Ergo non ci controlla nessuno. Siamo “indipendenti sul serio”, come ricordiamo sempre ai nostri lettori, scrivendolo sotto la testata. Ci hanno offerto contratti pubblicitari per limitare la libertà dei nostri giornalisti, ma ovviamente non abbiamo accettato. Ci hanno presi per scemi, perché da sempre il sistema funziona così. Dopo questa nostra inchiesta, che inizia solo ora e che vuole scoperchiare molti intrallazzi, sicuramente saremo tagliati fuori per sempre da tutti i budget pubblicitari che contano. Pazienza, tanto eravamo boicottati già prima, perché non ci siamo mai piegati. Ci siamo proposti come alternativa all’informazione tradizionalmente imbavagliata e siamo stati visti come nemici assoluti. Per non parlare poi dei contributi per l’editoria a fondo perduto, 1 miliardo e 529 milioni, spalmati su giornali amici che poi spesso continuano a rivelarsi vere e proprie truffe sistematiche, come più volte sentenziato in sede giudiziaria. Non ci siamo mai lasciati infettare da questa pestilenziale influenza e questo ci garantisce oggi una credibilità unica nel panorama dell’informazione. Il Caffè nel nostro piccolo fa vera informazione, non spaccia articoli furbetti o nasconde certi fatti. Noi non facciamo parte di Pubblicitopoli, noi la lanciamo, la scoperchiamo! Almeno ci proviamo. Anche questo è fare informazione. Anzi, soprattutto questo. Già sappiamo che manderanno controlli, tenteranno di fermarci, ci minacceranno come hanno già fatto, ci quereleranno come altre cento volte, si inventeranno qualcosa per screditarci. Siamo pronti alla guerra, non abbiamo nulla da perdere, vengano a controllarci, abbiamo tutto in ordine, ci denuncino, non abbiamo mai perso una causa. Adesso però passiamo all’attacco, iniziamo ad indagare noi e a denunciare questi imbrogli di pubblicità e informazione a voi lettori e alla magistratura. Pubblicitopoli tratta dei nostri soldi e tratta di libertà d’informazione, ma anche di come un certo tipo di politica continui ad intrallazzare impunita con la presunzione di decidere cosa dobbiamo sapere e cosa no. Abbiamo paura? Sì, certo, ma dobbiamo pur difenderci. Abbiamo pagato già troppo questa situazione di concorrenza sleale. L’abbiamo pagata carissima: qualche milione di euro che manca dalle nostre casse che avremmo potuto investire per crescere e arrivare in tutta Italia… Forse riusciranno a farci chiudere, ma almeno abbiamo tentato di fare informazione libera sul serio… se interessa ancora a qualcuno. Ma a quanto pare sì, visto che non avanza mai una copia del giornale e la richiesta aumenta costantemente.
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