«Si cercano volontari di età maggiore di 18 anni – fa sapere la Asl di Latina -. L’impegno richiesto è di circa 4 visite nei primi due mesi (durante le quali verranno effettuati secondo un calendario prestabilito una serie di accertamenti tra cui prelievi ematici e tampone molecolare per COVID-19) e ulteriori 3 visite più distanti nel tempo. È previsto un rimborso economico per ogni partecipante di circa 800 euro totali. Per informazioni e adesioni alla vaccinazione ReiThera si prega di contattare il numero +393277080059 dal Lunedì al Venerdì dalle 10:00 alle 18:00 o tramite mail scrivendo al seguente indirizzo [email protected]».
“La fase 1 della sperimentazione è già stata condotta allo Spallanzani, ora ci avviamo alle fasi 2 e 3 – ha spiegato la professoressa Miriam Lichtner, dirigente di Malattie Infettive – I primi risultati sono buoni sia in termini di sicurezza, con effetti collaterali attesi ed autorisolti, sia dal punto di vista umorale (produzione di anticorpi) che di efficacia contro la proteina spike. Si tratta di un vaccino basato su un adenovirus, che veicola materiale genetico senza possibilità di replicazione e lo scopo è verificare se possa essere efficace anche con una sola dose. La sperimentazione sarà a doppio cieco e composta da tre bracci: il primo con una sola somministrazione, il secondo con due somministrazioni ravvicinate e il terzo con un placebo; sarà interessata un’ampia équipe tra medici, infermieri, farmacisti e personale di laboratorio”.
Questo sul fronte della prevenzione. Per quel riguarda il trattamento che segue l’infezione, ci sono due strade in pieno sviluppo: quella degli anticorpi monoclonali e quella del plasma iperimmune. Per quel che riguarda quest’ultimo la Asl ha lanciato un altro appello: cerca donatori. Come ha spiegato infatti il professor Francesco Equitani, direttore della Medicina Trasfusionale, si può selezionare un donatore ogni 15 pazienti perché il livello di anticorpi presente deve essere molto alto ed oltre ad avere tutti i requisiti simili a quelli dei donatori di sangue, chi si candida deve aver avuto la malattia nei mesi scorsi ed essere negativo da 4 settimane. A Latina finora sono stati trattati una decina di pazienti. Lo scopo della terapia, si è visto nel tempo, non è quello di attenuare il quadro infiammatorio acuto ma contenere la replicazione virale: bisogna agire nella fase precoce, analogamente a quanto avviene per gli anticorpi monoclonali, che invece sono quelli sintetizzati in laboratorio.
«Si invitano tutti coloro che hanno contratto il virus, e sono guariti – fa sapere ancora la Asl di Latina -, a donare il proprio plasma rivolgendosi al servizio Immuno-trasfusionale dell’Asl di Latina ([email protected])».
Per questi ultimi risale a poco più di un mese fa il via libera per la produzione destinata anche all’Italia. A Latina la Bsp produce il Bamlanivimab, che è tra quelli autorizzati dal ministro Roberto Speranza nel decreto contenuto in Gazzetta l’8 febbraio scorso. Mentre si attende l’autorizzazione per il loro utilizzo in clinica, va detto che anche i monoclonali sono destinati ad una fascia ristretta di popolazione; i parametri per una somministrazione che dia i risultati sperati sono infatti piuttosto stringenti perché il trattamento è volto a proteggere le persone con il rischio più alto di progressione della malattia (presenza di patologie polmonari, broncopneumopatie, immunodepressione severa, patologie cardiometaboliche, obesità), ed inoltre perché la loro efficacia sia massima andrebbero somministrati precocemente, quindi quando compaiono i sintomi, o meglio ancora se quando in seguito al tampone molecolare si scopre la positività anche senza sintomi.