LA RISPOSTA ALLA LETTERA DELLA LATINA BIOMETANO
“Agli agricoltori locali e agli enti interessati non è stata prospettata l’alternativa realmente virtuosa al progetto, ovvero quella del compostaggio solo aerobico che utilizzando le più recenti tecnologie compatibili e avvalendosi di moduli di dimensioni ridotte, si fonda sul recupero integrale di materia anzichè di energia ed esclude qualsiasi emissione da combustione.
-Contestazioni sui punti-
E’ falso che la digestione anaerobica sia un processo inodore. Se è vero che il digestore è sigillato, è anche vero che Il digestato in uscita non è un prodotto inodore e stabile, lo diventa solo dopo un efficiente compostaggio aerobico. Al contrario è in grado di diffondere in abbondanza sostanze maleodoranti e/o nocive tra cui molecole solforate, ammoniaca, acidi inorganici etc.
Per giunta la società prevede che il digestato liquido (oltre 17mila metri cubi) sarà stoccato in una laguna aperta e il digestato semi solido palabile (quasi 6.000 mc) sarà posto su una superficie pavimentata anch’essa aperta. In queste condizioni è impossibile che non ci siano emissioni maleodoranti. Confermate anche nel parere espresso dalla Asl Roma 6 che cita dati di letteratura. E’ pure dimostrato che diffusioni esterne, benché più contenute, si verificano anche in ambienti condizionati, in particolare all’uscita dei biofiltri dell’aria esausta. Basta poi ascoltare le voci di chi vive o lavora nei dintorni di impianti analoghi.
E’ singolare che Latina Biometano srl. produca “bio”metano da fonte rinnovabile e poi consumi in loco gas fossile non rinnovabile per coprire l’80% degli autoconsumi interni. E’ la dimostrazione di una stortura legale che permette di acquistare il metano a prezzo di mercato e vendere il “bio”metano prodotto a costi superiori perché incentivato. A totale discapito anche del bilancio energetico dell’impianto.
E’ falso che il digestato prodotto sia esente da metalli o elementi potenzialmente nocivi o agenti patogeni. La tecnologia anaerobica comporta sempre la liberazione in fase liquida di metalli altrimenti legati alle macromolecole organiche, riduce gran parte dell’azoto organico in ammoniaca e comporta l’aumento di sali e metalli totali. Questo stravolgimento compositivo, in particolare nel digestato liquido, ha effetti di lungo termine sulle colture dei campi irrorati e sulle falde dove finiscono parte dei nitrati in eccesso prodotti dall’ossidazione dell’azoto ammoniacale.
E’ certo poi che la temperatura di 40°C non garantisca l’assenza di agenti e batteri patogeni. La ricerca ha ben descritto la potenziale, accertata presenza nei digestati, di spore di batteri patogeni tra cui i clostridium, resistenti a condizioni estreme e capaci in forma attiva di produrre neurotossine.
E’ certamente falso che l’impianto si inserisca “in modo virtuoso” nel contesto agricolo locale e non sia fonte di problemi per il territorio. La combustione sul posto di circa 600mila metri cubi di gas metano fossile della Snam per l’autoconsumo, non può essere ritenuta trascurabile dal momento che comporta la diffusione nell’aria di notevoli quantità di sostanze climalteranti e/o nocive, tra cui i famigerati ossidi di azoto.
E’ invece vero che la complessa tecnologia anaerobica e il processo chimico-fisico di purificazione del biogas generano necessariamente molti punti di emissione e nuovi rifiuti.
Il semplice fatto che il biogas grezzo contiene, oltre a metano, varie impurezze, molte delle quali altamente nocive (H2S), comporta che le stesse debbano essere eliminate mediante espulsione diretta in atmosfera, oppure dopo essere state assorbite su carboni attivi che a loro volta diventeranno rifiuti pericolosi.
E’ certo infine che il traffico veicolare di mezzi pesanti in entrata e uscita dal complesso, valutato per difetto in 8.000 l’anno, comporterà un forte e aggiuntivo impatto sulla qualità dell’aria di quella stupenda zona ricca di colture agricole di pregio.
Questa parte della campagna veliterna fornisce svariate produzioni biologiche, DOC, IGT, DOGC che sarebbero inesorabilmente penalizzate e danneggiate dalla presenza di un impianto che, lungi dall’integrarsi nel contesto agricolo, è un vero e proprio complesso chimico industriale. Un pugno nell’occhio. Firmato: Comitato Alternativa Sostenibile, Associazione contro le Nocività, La Spinosa per l’Ambiente, Cittadini residenti Velletri sud”.