Il Partito Democratico di Pomezia ha più di un nodo da sciogliere per potersi presentare alle prossime elezioni con pragmatismo e – soprattutto – credibilità. Chi scrive continua a dirlo: l’appuntamento con le urne a Pomezia sembra ancora lontano, ma i processi che infine generano effetti visibili sull’assetto politico locale sono in moto da tempo. Il governo nazionale e soprattutto la Regione Lazio ne daranno prova ben presto.
Il nostro compito è quello di raccontare ciò che accade. Per questo, dopo aver intervistato il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Massimiliano Villani (clicca qui per leggere l’intervista), il quale secondo rumors non smentiti potrebbe ambire alla candidatura pentastellata alle prossime elezioni comunali, oggi sentiamo uno dei protagonisti del centrosinistra locale: il consigliere Stefano Mengozzi, giornalista, capogruppo consiliare del Pd, già candidato sindaco della coalizione nel 2018 e oggi con un piede ben saldo in Regione e appoggi importanti in Europa.
Mengozzi, questo è il suo primo mandato da consigliere comunale, lei è in minoranza ma la sua è stata – almeno a tratti – un’opposizione dialogante. Ha trovato nella controparte, il M5S, l’apertura al confronto che auspicava?
«Chiariamolo subito: non si tratta di essere dialoganti, ma di costruire proposte che possano essere utili ai cittadini.
In questi anni ci siamo battuti per completare fogne e rete idrica in tutti i quartieri, abbiamo vinto la battaglia per la riapertura del Borgo di Pratica di Mare ai cittadini, abbiamo contribuito a creare strumenti di sostegno alle categorie in crisi durante la pandemia, denunciato ciò che non funzionava nei servizi sociali. Non so se questo è essere dialogante, di sicuro è il mio modo di occuparmi dei bisogni dei cittadini.
Non credo nella demonizzazione dell’avversario, tanto cara a una certa destra che non ha nulla da dire. Sono convinto che conquisteremo il consenso delle persone solo con la qualità dell’azione politica e delle nostre proposte».
Da quando il regolamento del consiglio comunale è cambiato lei è entrato a far parte del gruppo del Partito Democratico, e ne è diventato capogruppo in quanto candidato sindaco della coalizione nel 2018. Vede il suo futuro nella politica locale all’interno del Pd? Cosa resta, invece, dell’esperienza di Pomezia Domani?
«La mia storia politica a Pomezia inizia con una tessera del Partito Democratico, che ormai rinnovo da più di dieci anni. Ed è del tutto evidente che continuerò su questo sentiero. Ma rimane in me la consapevolezza che insieme al Pd sia necessario ricostruire un quadro politico forte, aperto anche a esperienze civiche.
Pomezia Domani è stata la sintesi della coalizione che nel 2018 mi ha sostenuto ma oggi sento forte la necessità di dare forza al Partito Democratico, affinché sappia essere soggetto politico centrale nella costruzione di un progetto di città da presentare alle prossime elezioni. Credo che la maturazione del dibattito interno al partito, grazie alla collaborazione efficace instaurata con il mio collega Paolo Zanin, abbia fatto venire meno anche l’esigenza di sciogliere il nodo sulla questione capogruppo: oggi, insieme, rappresentiamo un progetto in cui crediamo fortemente e che vede un Pd meno litigioso, unito e forte».
Dalle dimissioni dell’ultimo segretario, Francesco Santoli, a seguito del terremoto politico che ha toccato il Pd con quanto emerso nell’inchiesta Equilibri (clicca qui per leggere l’articolo), il circolo del Partito Democratico di Pomezia è ancora commissariato. È passato più di un anno e mezzo. Cosa ha imparato il Pd pometino da quel drammatico momento? Che lei sappia, che tempi ci sono per la nuova fase congressuale e la nomina di un nuovo segretario?
«La risposta che sta dando in questi mesi il Partito Democratico di Pomezia è motivo di orgoglio per me. Ancora una volta ci siamo rialzati e oggi sta vedendo luce un nuovo clima di unità che mi sembra il vero fatto politico di questi mesi. Come dicevo, con Zanin siamo riusciti a costituire il gruppo consigliare del Pd e ora siamo impegnati in un percorso di dialogo dentro il partito, accompagnati dal lavoro egregio della commissaria Michela Califano e della nostra classe dirigente. È un percorso così importante che oggi non ragioniamo secondo scadenze congressuali, ma con la passione per la ricostruzione. Poi certo, nei prossimi mesi si arriverà anche a un congresso, ma sono convinto che se lavoreremo bene non sarà un momento di divisione, bensì una nuova tappa per la costruzione di un partito forte, centrato sui problemi del territorio e sulle soluzioni».
Ha letto l’intervista rilasciata al Caffè dal capogruppo M5S di Pomezia, Massimiliano Villani? Come giudica le sue parole: “a Pomezia un’alleanza con il Pd non sarebbe proponibile”?
«Se devo dirle la verità, mi è parso che in quella risposta si possa leggere la difficoltà di chi è consapevole che, dicendo il contrario, rischierebbe di spaccare la maggioranza in consiglio comunale. In ogni caso le dico la mia: per noi, oggi, è importante che il Partito Democratico completi un lavoro di definizione delle proprie sfide e torni a essere centrale dentro il campo progressista. Sono convinto che solo così sapremo ricostruire anche il quadro del centrosinistra ed essere attrattivi per quel mondo del civismo che a Pomezia è da sempre importante.
Le alleanze si fanno sulla base di una condivisione di idee, programmi, intenti che, ad oggi, nonostante alcune convergenze, non ci sono con la giunta Zuccalà».
Ritiene di essere ancora “spendibile” come candidato sindaco del centrosinistra? Ricordiamo che nel 2018, in meno di 40 giorni di campagna elettorale, lei raggiunse il 18,81% dei voti. La lista del Pd, che la sosteneva, ottenne il 12,17%.
«Vivere quell’esperienza è stato uno dei momenti più belli ed entusiasmanti della mia vita. Andare a dormire la sera e sognare di poter indossare la fascia che rappresenta la città in cui sei cresciuto, dove hai deciso di far crescere i figli, è stato un privilegio, anche sapendo già dall’inizio quanto fosse difficile quella sfida. Oggi però sono concentrato sul mio lavoro di consigliere comunale, cercando ogni giorno di farlo al meglio possibile, studiando e cercando di rappresentare i problemi delle persone. Per il futuro spero che saremo in grado di costruire un progetto politico forte e credibile, capace di raccogliere il consenso dei cittadini: se sarà così, sarò felice di farne parte anche dall’ultimo posto in lista».
Ci lasciamo tornando a tematiche amministrative. Quali sono, secondo lei, le principali esigenze di Pomezia e Torvaianica in questa fase storica? Quali i problemi da risolvere nell’immediato e come affrontarli?
«La pandemia cambierà completamente il modo di vivere le nostre città. Servirebbe un’amministrazione in grado di guardare avanti, e invece registriamo una particolare fatica anche ad occuparci del quotidiano. In merito a tale aspetto, stiamo elaborando una proposta che presto arriverà in consiglio comunale: cura del territorio, risposte concrete ai bisogni di chi vive nei quartieri periferici – che sono quelli con maggiori criticità – manutenzione delle strade, lotta al degrado degli spazi urbani, abbattimento delle barriere architettoniche, completamento dei servizi primari in tutti i quartieri, un investimento in spazi di cultura e in servizi al cittadino, un’attenzione particolare per un nuovo sviluppo sostenibile. Su questi temi la città non ha visto il cambio di passo auspicabile. Eppure questo dovrebbe essere il punto di partenza per poi pensare alla città di domani».