Ricordate i misteriosi dischetti di plastica improvvisamente apparsi sulle nostre spiagge? Si farà un apposito processo penale. Nel mirino della magistratura ci sono anche due tecnici del gruppo Veolia, la multinazionale francese socia privata di Acqualatina Spa. Tutti a giudizio gli otto imputati per le migliaia di dischetti di plastica, i cosiddetti carrier, che due anni fa hanno invaso le spiagge, a partire da quelle pontine. In base alle indagini svolte dalla Procura di Salerno, a provocare la grave forma d’inquinamento sarebbe stato un malfunzionamento del depuratore di Varolato, nel Comune di Capaccio Paestum. Un guasto che fece finire in mare oltre 130 milioni di filtri. Una vicenda per cui il sostituto procuratore Marinella Guglielmotti ha chiesto e ottenuto otto rinvii a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino. A dover affrontare un processo penale, accusati di disastro ambientale e inquinamento doloso in concorso, sono gli ingegneri del Comune di Paestum, Carmine Greco e Gianvito Bello, Gerardo De Rosa e Angelo Corradino, ex amministratore unico ed ex direttore tecnico dell’azienda speciale “Paistom”, Antonino Fiore, direttore dei lavori dell’impianto. Con loro andranno a processo anche due rappresentanti della Veolia, colosso di acqua e rifiuti: Giuseppe Iodice, collaudatore, e Guido Turconi ed Elio Bardone, il primo legale rappresentante il secondo direttore dei lavori della Veolia Water Tecnologies spa, che si era aggiudicata i lavori di adeguamento e ripristino del depuratore. Accolte inoltre le richieste di costituzione di parte civile delle associazioni nazionali Legambiente, Wwf e Codacons, del Comune di Formia e del Comune di Latina. Dal canto suo la Veolia Water Techologies Italia s.p.a. ha citato a luglio scorso il Comune di Capaccio Paestum davanti al Tribunale civile di Salerno: il colosso francese chiede circa 750mila euro (oltre Iva), come credito maturato per aver ultimato e certificato i lavori di adeguamento funzionale dell’impianto di Varolato dal quale fuoriuscirono oltre 130 milioni di filtri, recuperati in mare e sulle coste anche in zone distanti dalla città dei Templi, finanche in Corsica, Francia, Spagna, Tunisia e Malta. Non solo, la società ben radicata anche in terra pontina ha chiesto ulteriori 65mila euro per i lavori eseguiti d’urgenza per ripristinare il corretto funzionamento dell’impianto, su disposizione dell’ex Amministrazione comunale retta dal compianto sindaco
17/12/2020