Chi può dire di aver sentito parlare del mignattaro o dello scorzino; oppure del rogarolo, mestiere per il quale erano famosi i genzanesi; o dei rubbinatori rocchegiani, per non parlare del facocchio, uno dei mestieri più in voga nei Castelli Romani, come il carrettiere, il bottaro o il maniscalco?
Sono soltanto alcuni degli antichi mestieri raccontati nel libro “Mani Sapienti” nato dalla collaborazione tra CNA Roma Castelli e il giornalista e scrittore, Maurizio Bocci. Bocci, che negli ultimi anni ha pubblicato alcuni libri con lo scopo di promuovere le eccellenze e le tradizioni dei Castelli Romani, questa volta si è avventurato in una ricerca sugli antichi mestieri dei Castelli Romani e sulla storia delle botteghe che hanno reso famoso questo territorio.
Questo libro non riporta la semplice descrizione delle attività del passato in quanto all’autore interessava raccontare le storie di chi praticava questi mestieri molti dei quali ormai scomparsi. Quindi i racconti pubblicati riguardano quei mestieri per i quali è stato possibile avere una testimonianza approfondita dell’attività svolta. Impresa davvero complicata se si pensa che la maggior parte di questi mestieri sono scomparsi da più di sessant’anni.
Bocci, quindi, ha scelto un angolo visuale fervido, andando direttamente alle fonti. È come affermare: sì, i lavori erano questi, ma chi li svolgeva? L’autore, attraverso le storie dei contadini, artigiani e piccoli commercianti dei Castelli Romani, ha voluto dimostrare la profonda identità territoriale delle diverse località castellane e l’importanza del sostegno alle attività tradizionali per preservare l’identità di una comunità.
È nato così, dopo due anni di ricerche sull’onda del successo del volume “Dietro il bancone”, frutto delle ricerche dell’autore per il “Premio CNA Botteghe storiche di Albano Laziale”, il libro “Mani Sapienti”.
Tanti racconti incredibili ad iniziare dai mestieri legati alla terra perché, sino agli anni Sessanta, l’agricoltura, la pastorizia e la lavorazione del legno sono state le attività principali nei Castelli Romani.
Storie come quella della famiglia Pucci di Rocca Priora, dediti alla pastorizia sin dal 1547, o dei boscaioli rocchegiani che operavano come una catena di montaggio con decine di addetti ognuno dei quali con una specializzazione ben definita. Storie ormai perdute nel tempo, come quella dei nevaroli che raccoglievano e stivavano la neve per poi distribuirla sul mercato di Roma o quella dei rogaroli che preparavano i legacci con i quali i vignaroli legavano le viti.
E poi l’antico mondo del lavoro artigianale, quasi completamente scomparso. Un mondo che rappresentava il cuore pulsante all’interno dei centri storici dei borghi castellani. Mestieri di ogni sorta e di ogni varietà; spesso tramandati di padre in figlio, che entrava a bottega quando terminava la scuola elementare.
C’era quindi il bottaio che fabbricava botti, tinozze, barili e altri recipienti che necessitavano al vignaiolo, al cantiniere e all’oste. Poi c’era il maniscalco che si occupava di aggiustare gli zoccoli dei muli o dei cavalli con i quali i contadini si spostavano in campagna con i carretti. Il facocchio, uno dei mestieri più gettonati, scomparso da quasi un secolo, che era l’artigiano specializzato nella costruzione e nell’assemblaggio di carri a trazione animale. Senza dimenticare: falegnami, fabbri, calzolai, calderai, arrotini, scalpellini, cestai, materassai e così via.
E poi come dimenticare il mondo delle botteghe storiche, alcune con oltre centocinquanta anni di storia, la cui gestione viene tramandata da padre in figlio.
Come, per esempio, il negozio Ciarla di Velletri, calzolai sin dal 1850, le caffetterie di Carones ad Albano e quella di Carosi a Castel Gandolfo, inaugurate alla fine dell’Ottocento, i negozi di foto-ottica Corazza a Frascati e Chiapponi ad Albano aperte all’inizio del Novecento o del negozio di tessuti di Limiti a Marino aperto nel 1923. Un mondo incredibile, fatto di esperienza, competenza e una tradizione che si perde nella notte dei tempi.
“Mani sapienti”, anche se può sembrare un’operazione nostalgica, ha, almeno negli obiettivi, una valenza diversa. L’idea dell’autore e di CNA Roma Castelli è che questo libro sia di stimolo alle istituzioni comunali e sovra comunali per un progetto di tutela e di promozione delle botteghe storiche, perché è davvero arrivato il momento di sostenere con forza le attività tradizionali per preservare l’identità di una comunità.
I luoghi del commercio, e nello specifico le botteghe storiche, rappresentano la testimonianza di un passato per molti versi irripetibile; un tassello unico della storia di ogni città, un patrimonio prezioso dunque, da conoscere, tutelare e salvaguardare. Allora il libro “Mani sapienti” più che un’operazione nostalgica vuole essere uno stimolo per rivedere in maniera critica l’assetto dei nostri centri storici e pensare a un loro ripopolamento attraverso l’apertura di officine artigianali e piccole botteghe di qualità. È sicuramente una provocazione, ma è davvero l’ultimo tram verso il recupero economico e sociale delle nostre comunità e, se perdiamo anche quest’occasione, il futuro dei nostri giovani diventa davvero difficile.