«Dai dati dell’Inail, elaborati dalla UIL del Lazio – spiega Garullo – rileviamo che gli uomini sono stati maggiormente contagiati: in nove mesi trentasei lavoratori e trenta lavoratrici hanno infatti contratto il virus durante l’attività lavorativa. Un dato in controtendenza, visto che nelle altre quattro province le donne sono state le più vulnerabili al virus. Affrontando il tema delle fasce di età, notiamo che finora la più esposta è stata quella dai 50 ai 64 anni, con 30 casi. Segue quella dai 35 ai 49 anni con 23 casi. Meno esposti i lavoratori e le lavoratrici dai 18 ai 34 anni con 10 casi. E ancor meno gli over 64, con sole tre denunce».
“Nel panorama regionale – aggiunge Garullo – la nostra provincia è comunque quella che registra meno infortuni specifici sul lavoro da contagio Covid. Prima in graduatoria è Roma con 1391 segnalazioni all’Inail, segue Frosinone con 110, poi Rieti con 99 e Viterbo con 67. Dal Lazio l’Inail ha raccolto 1733 denunce di contagi sul lavoro, che codificate per attività economica, rivelano come oltre la percentuale più elevata abbia riguardato il settore della sanità e dell’assistenza sociale. Gli infermieri, i medici, gli operatori sanitari e socio assistenziali, sono state quindi le professionalità maggiormente esposte al contagio da coronavirus».
«Nell’area pontina, due dei sessantasei casi registrati hanno avuto purtroppo conseguenze irreversibili culminando con esito mortale. In questa triste classifica ci collochiamo al secondo posto, dopo Roma che ha registrato 12 decessi, e prima di Frosinone che ne ha registrato uno».
«E’ un panorama che certamente ci preoccupa e che ci fa capire quanto sia pericoloso ogni atteggiamento che tende a sottovalutare i rischi di questa pandemia che purtroppo sta ripartendo anche velocemente. Peraltro – conclude Garullo – sono numeri che non tengono conto di ciò che accade nel mondo sommerso, dove il lavoro è nero, sottopagato e dove spesso mancano le più elementari norme di sicurezza».