Consigliere Mengozzi, lei è schierato con le associazioni che chiedono la riapertura del borgo di Pratica di Mare al pubblico ed è stato critico nei confronti dell’amministrazione comunale. Eppure nell’ultimo anno sono state emesse numerose ordinanze in cui si imponeva alla società Nova Lavinium di rimuovere il cancello. A suo parere dove sta sbagliando il sindaco?
«Innanzitutto si deve evidenziare un evidente cambio di atteggiamento dell’amministrazione comunale sulla questione della riapertura del borgo di Pratica di Mare ai cittadini: credo che questa sia la prima e importante vittoria che abbiamo ottenuto, forze politiche e associazioni, grazie alla mobilitazione che abbiamo avviato in questi anni. Un successo che però non basterà se da parte del Comune non ci sarà la piena presa di coscienza sull’importanza di questa azione e del riconoscimento del borgo di Pratica di Mare come sito di preminente importanza pubblica e bene collettivo, inteso dal punto di vista della sua fruibilità. Devo sottolineare che la differenza di approccio tra l’ex sindaco Fucci, prono alle richieste dei privati, e l’attuale sindaco è un passo in avanti per una soluzione positiva della vicenda».
Tuttora la proprietà delle strade interne del borgo non è stata chiarita (si andrà in udienza al Tar a marzo 2021). Consideriamo però l’ipotesi che queste vengano dichiarate pubbliche, o ad uso pubblico. In che modo e con quali risorse il Comune potrà mantenere la fruibilità del borgo e impedire che ricada nello stato di degrado in cui era piombato solo pochi anni fa?
«Ogni comune italiano – questa è la forza del nostro Paese! – si trova a dover far fronte a spese di manutenzione per beni storici o artistici, semplicemente per il fatto che abbiamo l’obbligo di conservare ciò che ci è stato tramandato. Sarà la stessa cosa per le strade interne al borgo, per le quali però non mi sembra si prevedano costi eccessivi. Consideri peraltro che buona parte dei servizi primari sono già stati realizzati, proprio dal Comune, nei decenni passati. Segno ulteriore che è stata una follia della precedente amministrazione comunale non contestare la tesi della proprietà privata delle strade».
La Nova Lavinium è proprietaria di quasi tutti gli immobili interni e ne decide di fatto anche l’utilizzo (commerciale, ricettivo, ristorazione, etc.), per questo resta un interlocutore necessario per il Comune nella riqualificazione del borgo. Considerata la guerra di ordinanze e cause in corso, pensa che sarà possibile intavolare un dialogo proficuo tra pubblico e privato?
«La guerra in sede giudiziaria si è resa necessaria proprio per ristabilire i giusti rapporti tra pubblico e privato, anzi proprio su questo l’amministrazione Zuccalà sarà chiamata a dare prova di tenuta e difesa delle ragioni pubbliche anche in futuro. Sulla questione io stesso non ho mai puntato l’indice solo sul privato, che per me ha le responsabilità minori perché alla fine ha cercato di inseguire i propri interessi. Spettava al Comune, sotto la guida Fucci e M5s, difendere l’interesse pubblico invece di assecondare i privati. Su questo punto c’è stato un drammatico cedimento del potere pubblico».
La lottizzazione Alba Lavinium (oltre 100.000 mc di costruzioni su terreni di proprietà della famiglia Borghese) sembra scomparsa dal dibattito e al momento è rimasta solo sulla carta. Lei ritiene che la questione borgo-aree archeologiche e Alba Lavinium siano collegate?
«Sono collegate, o così è sembrato in passato, ed il dibattito sul tema non è affatto scomparso, anche perché nel prossimo Consiglio comunale si discuterà una mia mozione in cui propongo di eliminare il progetto di Alba Lavinium dalla programmazione urbanistica. Anche qui, non per una stupida guerra contro qualche privato ma per garantire l’interesse pubblico: si immagina cosa provocherebbe una nuova lottizzazione sulla via del Mare in termini di viabilità, traffico e qualità della vita? Sarebbe un disastro che è bene togliere subito dal tavolo della discussione!»