Anno nuovo, volti nuovi. Le prime settimane di scuola si presentano a noi studenti questi nuovi individui, che fatichiamo a vedere come esseri umani. Tutti si presentano con un’interessantissimo discorso che poi però, guarda caso, riguarda solo i nostri doveri. Alcuni, giusto per dimostrare un po’ di umanità, e forse nella speranza di instaurare un rapporto con noi parlano di rispetto. Ovviamente questo, a loro detta, deve essere reciproco. Giusto. Pensi di aver trovato il docente che hai sempre desiderato e poi arriva la seconda lezione. Un’altra persona che inizia a spiegare alla velocità della luce e nonostante tu non capisca continua imperterrita ad andare avanti, anche se durante la fantastica prima ora che vi siete visti aveva quasi promesso che avrebbe aspettato chiunque facesse fatica rispiegando. E man mano che le lezioni proseguono, prosegue anche il declino di quel rapporto che tanto ci tenevamo a instaurare. La situazione, nel migliore dei casi, si ferma ormai giunta a un limite. Però perché non valutare il peggiore dei casi? Quello in cui ti urlano contro perché non comprendi o perché dopo due lezioni non riesci a fare quella determinata cosa, oppure semplicemente perché gli hai chiesto di non caricarti di compiti dato che esistono anche altre materie. Ed è qui che inizio a chiedermi dov’è finito il rispetto reciproco tanto venerato? Gli adolescenti possono sembrare maleducati e magari anche cattivi, ma ricordate che vi torna indietro ciò che date.
Per ogni forza, però, ne esiste una uguale e contraria. Ci sono anche quei professori di cui ti innamori. Che ti aiutano, ti stanno dietro e soprattutto ti rispettano e non ti trattano come un qualcosa di inferiore a loro. E ve lo dico io che l’ho trovato, perciò confidate, che non è una leggenda metropolitana.
Ilaria Pretagostini