Nelle nuove canzoni l’inglese continua a omaggiare lo svezzamento musicale del loro autore, avvenuto principalmente con dischi di provenienza angloamericana che circolavano in casa durante gli anni dell’infanzia, e se il suono generale sviluppa gli spunti del lavoro precedente, i testi spostano l’attenzione da una dimensione romantica a una prospettiva fatta più di considerazioni personali, quasi un bilancio di ciò che si è e del mondo circostante. L’unica vera canzone d’amore è Black Ink; ‘Tis a Pity, Indeed risponde (omaggiandola) a Isn’t It a Pity di George Harrison, mentre Look at the Stars Tonite e Lockdown Time Diary Page sono vere e proprie pagine di diario con messaggi positivi e più universali circa il seguire la propria strada senza mai abbattersi. Infine, London è un intimo invito a concedersi momenti solitari, a guardarsi allo specchio senza timore, un’annotazione di pensieri fatti in metropolitana durante un viaggio nella City.
Non cambia la filosofia produttiva – che resta fedele all’incisione casalinga a basso costo su un registratore digitale Zoom H4n Pro e su un vecchio iPad – così come tutto ciò che si ascolta è ancora una volta arrangiato e suonato in solitaria. La novità più evidente di questa collezione è la title track, che ospita il bassista Fabio Accurso e il batterista Carlo Furini (che ne ha anche curato l’editing), dando vita ad un brano realizzato a distanza, ciascuno per la propria parte, con l’intento sia di portare avanti il discorso iniziato con i live a supporto del precedente “Raw”, che di continuare a vivere una dimensione creativa di studio condivisa, seppur virtuale. La definizione migliore per questa uscita potrebbe essere concept album di piccole dimensioni piuttosto che EP, considerando che il disco è stato interamente concepito, scritto e realizzato come diario personale del periodo che spesso abbiamo chiamato “di quarantena”.
TRACKLIST
Look at the Stars Tonite
‘Tis a Pity, Indeed
Black Ink
London
Lockdown Time Diary Page
BIOGRAFIA
Roberto Ventimiglia nasce nel luglio 1982 dopo che la Nazionale italiana di calcio aveva appena vinto il suo terzo titolo mondiale, gli Iron Maiden avevano da poco pubblicato “The number of the beast”, Steven Spielberg commuoveva il mondo con la storia di “ET” e John Lennon era scomparso da nemmeno due anni. Sostiene di essere diventato la persona che è oggi essenzialmente suonando negli scantinati di fine anni ‘90, crescendo a suon di Beatles, classici anni ‘70/‘80 e un po’ di metal, diplomandosi in composizione al Conservatorio, ma soprattutto nel 2018 pubblicando “Bees make love to flowers”, il suo primo disco.