Al via il processo per l’ex consigliera regionale di centrodestra Gina Cetrone, l’ex marito Umperto Pagliaroli, e tre esponenti del clan Di Silvio, Armando Lallà, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma a capo di un’associazione per delinquere di stampo mafioso, e i figli Gianluca e Samuele. Il Tribunale di Latina ha ammesso le prove e le liste dei testimoni del pm Luigia Spinelli e delle difese. I giudici hanno inoltre accolto la costituzione di parte civile dell’associazione antimafia Caponnetto e rinviato poi l’udienza al prossimo 2 ottobre per conferire a un perito l’incarico di trascrivere le intercettazioni telefoniche. Gli imputati erano stati arrestati a gennaio dalla Mobile. Secondo l’Antimafia, l’imprenditrice di Sonnino ed ex consigliera regionale e l’ex marito avrebbero ingaggiato i Di Silvio per compiere estorsioni nei confronti di imprenditori da cui dovevano riscuotere del denaro o per farsi largo nel mercato e per gestire la campagna elettorale del 2016 per il rinnovo del consiglio comunale a Terracina, in cui era candidata anche la Cetrone. Il collaboratore di giustizia Agostino Riccardo ha sostenuto che l’esponente del centrodestra arrestata, da cui i Di Silvio avevano “preso l’appalto” per la campagna elettorale a Terracina, già conosceva il clan “anche in relazione alle precedenti campagne elettorali di Maietta e Di Giorgi” nel capoluogo pontino. Dichiarazioni che, anche secondo il Tribunale del Riesame, avrebbero trovato “diversi riscontri”. A pesare inoltre le dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, Renato Pugliese, figlio del boss Costantino Cha Cha Di Silvio, a sua volta ritenuto attendibile, il quale ha riferito ai magistrati: “Gestire la campagna della Cetrone significava avere soldi sia per i manifesti sia per acquistare i voti”. Ancora: “Gina era pressante e anche il marito Umberto, quindi dovevamo renderla visibile e se vedeva i manifesti di Procaccini da qualche parte si innervosiva”. Altre conferme alle ipotesi investigative, secondo la Dda di Roma, sono poi arrivate da una serie di intercettazioni, che smentirebbero le giustificazioni fornite dalla ex consigliera regionale nell’interrogatorio a cui è stata sottoposta dal gip dopo il suo arresto. Tra l’esponente del centrodestra e il clan vi sarebbe una “vecchia amicizia”, tanto che l’Antimafia ha recuperato messaggi Facebook tra la Cetrone e Riccardo risalenti al dicembre 2014. E la Cetrone sembra si stesse preparando anche per le regionali del 2018, dicendo a Riccardo: “Ci sono anche le regionali in vista Agostino”. A 24 ore dall’inizio del processo, in un post su Facebook, la Cetrone ha però scritto: “Dannosissima è l’ingiustizia, che ha mezzi per nuocere.” (Aristotele). Falcone e Borsellino sono nel mito perché hanno vinto i processi contro la Mafia … Io e chissà quante altre persone innocenti in Italia, ci troviamo di fronte ad indagini di ordine terzo che usurpano il lemma “Mafia”. Noi qui, invece, ci troviamo di fronte a soggetti che su tale usurpazione vogliono fare carriera passando sui corpi di persone innocenti! Noi qui, invece, ci troviamo di fronte a persone che ritengono di aver fatto un buon lavoro soltanto perché hanno concluso le indagini. È ora di dire basta! I cittadini hanno bisogno di essere informati principalmente sulle topiche di taluni Magistrati e di taluni investigatori: troppo spesso si incensano tali Magistrati e tali investigatori, ma soltanto alla fine delle indagini. È sbagliato. Occorre attendere la fine del processo”.
16/09/2020