È salvo il vincolo dei Castelli Romani, almeno per il momento, anche se la battaglia legale è ancora molto lunga e complessa, come vedremo tra poco. Parliamo delle tutele paesaggistiche istituite dal Ministero dei Beni Culturali e Turismo su 1400 ettari di campagna ricompresa tra i comuni di Castel Gandolfo, Marino e Albano: un’area ampia quanto 2800 campi da calcio di serie A. Così ha deciso il Tar del Lazio, sezione seconda quater, composta dal trio di giudici: Elena Stanizzi, Marco Bignami e Ofelia Fratamico, almeno dopo una prima valutazione sommaria che tecnicamente prende il nome di ‘domanda cautelare’. Se il vincolo resterà in vigore così com’è, su questi 1400 ettari non sarà possibile costruire edifici ad uso civile/industriale ma solo avviare strutture e attività di carattere ricettivo (bed and breakfast, agriturismo, etc), enogastronomico (ristoranti, etc) e agricolo: una pratica molto diffusa, quella della valorizzazione territoriale, in tanti altri comuni d’Italia e del mondo. Basti pensare al famoso cammino di Santiago, in Spagna, attorno a cui ruota un indotto economico-occupazionale di tutto rispetto, o alla più vicina via Francigena o alla via Appia antica.
12 RICORSI ANTI-VINCOLO
Ma facciamo un passo indietro: i ricorsi anti-vincolo dei Castelli sono 12, un numero davvero notevole. 11 ricorsi promossi da associazioni di costruttori, ma uno – forse il principale - dal comune di Castel Gandolfo, guidato dalla sindaca Milvia Monachesi Pd, che vuole svincolare un’area di 120 ettari – ossia ampia quanto 240 campi da calcio di serie A – oggi sottoposta alle tutele ministeriali, per fini in parte ignoti, ma in parte ben conosciuti, ovvero edificatori, come ha spiegato in passato in aula consiliare lo stesso Cristiano Bavaro, vicesindaco e assessore all’Urbanistica. Il primo ricorso, quello per l’appunto del Municipio, è stato discusso dai giudici l’8 settembre; la prima ordinanza urgente del Tar porta la data del 9 settembre.
IL VINCOLO LEGGE DELLO STATO
A dire il vero, era molto difficile che i giudici amministrativi si prendessero la responsabilità di sospendere, in attesa della sentenza di primo grado, la validità del vincolo dei Castelli, che – è giusto sottolinearlo - costituisce una legge dello Stato a tutti gli effetti, ossia già pubblicata in Gazzetta Ufficiale, l’albo che raccoglie tutte le leggi dello Stato Italiano.
IL DIETROFRONT E LA ‘MULTA’ DA 1000 EURO
Nel dettaglio, il Comune di Castel Gandolfo ha prima chiesto ai magistrati la “sospensione” del vincolo dei Castelli Romani - così riporta nero su bianco il ricorso amministrativo del Municipio che porta la data del 1 luglio 2020 – poi, nel corso dell’udienza dell’8 settembre, ha battuto la ritirata “rinunciando” alla stessa richiesta, in attesa delle prossime udienze di merito, nel corso delle quali il tema del vincolo verrà dibattuto più a fondo.
Non si sa, certo, se questo singolare ripensamento dell’ultima ora del Comune di Castel Gandolfo sia dovuto magari anche a valutazioni di carattere politico, oltreché giudiziarie, visto che in molti comuni dei Castelli si andrà al voto (Albano, Ariccia, Genzano e Rocca di Papa) e quella contro il vincolo del Mibact non è proprio una battaglia da sventolare durante la campagna elettorale, specie per una forza di sinistra come il Pd, che si reputa fortemente ambientalista ed a sostegno del verde.
Ma di sicuro, questo dietrofront deve aver fatto arrabbiare i magistrati che hanno “condannato” il comune di Castel Gandolfo - così scrivono i magistrati nella loro ordinanza - a pagare una ‘multa’, ossia le spese legali alle controparti, pari a 1000 euro, 500 a favore del Ministero del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo che ha istituito il vincolo dei Castelli Romani, e 500 a favore dell’associazione Italia Nostra onlus, sezione Castelli Romani, presieduta da Enrico Del Vescovo, che si è costituita in giudizio a sostengo del Ministero e del vincolo. Non è noto se tale somma di danaro, ulteriore rispetto alle spese legali vive necessarie per pagare l’avvocato e per le spese di presentazione del ricorso, verrà sborsata dalla sindaca Milvia Monachesi che ha sottoscritto il ricorso, dalla Giunta comunale, dal Consiglio o pagate direttamente dai cittadini.
ASSOCIAZIONI DIFENDONO IL VINCOLO
“Siamo soddisfatti di questa prima vittoria – annuncia Enrico Del Vescovo, presidente di Italia Nostra, sezione Castelli Romani – anche se la battaglia sarà ancora molto lunga e molto complessa. Ma noi ci saremo, fino alla fine. Questo vincolo dei Castelli è un polmone verde irrinunciabile per tutta l’area sud di Roma”. Gli fa eco Giacomo Castro, presidente dell’associazione Latium Vetus. L’associazione Latium Vetus è anche la promotrice di un vincolo che tutela 2000 ettari di campagna tra Ardea e Pomezia, vincolo fortemente osteggiato in passato da politici e imprenditori ma la cui validità è stata confermata orami qualche anno fa prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato, secondo grado della Giustizia Amministrativa: “La strada intrapresa dal Comune di Gandolfo contro la tutela – attacca Castro - in un territorio già martoriato e che presenta ancora elementi di pregio da salvaguardare, è da condannare. La "qualità" delle azioni del comune da inoltre adito a molte perplessità: come qualificare la richiesta comunale presentata al Tribunale amministrativo di sospensiva del provvedimento di tutela, ritirata dallo stesso Comune il giorno dell'udienza, tanto da essere poi condannato dal giudice amministrativo a rifondere parte delle spese agli altri intervenienti nella causa? Ci si chiede se non sia evidentemente un caso di malagestio e se non ricorrano gli estremi per lamentare il danno erariale”.
Nei prossimi mesi, dopo una analisi decisamente più approfondita, il Tar del Lazio sarà chiamato invece a emettere una sentenza di primo grado sulla validità o meno dell'intero vincolo: la strada per la conferma del vincolo dei Castelli - in sostanza - è ancora lunga, visto che in molti stanno cercando di affossare le tutele paessagistiche imposte dal Mibact.
LA POSIZIONE DI GASPERINI
Sulla vicenda del vincolo è intervenuto anche Paolo Gasperini, ex consigliere comunale di Castel Gandolfo: "La posizione dell'Amministrazione di Castel Gandolfo - sostiene Gasperini - è incomprensibile considerando che ha prima sparato a zero sul vincolo imposto dal Mibact e contro quelle iniziative a tutela dello stesso (come la raccolta firme da noi promossa o l’iniziativa pubblica dove hanno partecipato anche le associazioni ambientaliste) mentre adesso si mette alla finestra. Faccio presente che fino all'atro ieri (consiglio comunale del 8/09), l'amministrazione legittimava la Sua posizione come una tutela delle aspettative dei cittadini che sono state rese vane dal vincolo. La realtà è che l’Amministrazione Monachesi si regge grazie al supporto di consiglieri di estrazione di centro-destra e per i quali il principio di tutela dell’iniziativa privata ha, probabilmente, un peso diverso rispetto a quello della tutela paesaggistica. Però ciò che è incomprensibile è la posizione dei tre membri del PD (Sindaco, Vicesindaco e Capogruppo) che pur di mantenere le proprie posizioni calpestano lo stesso partito che rappresentano. E’ infatti anomalo che vadano contro il vincolo posto dal Ministro Franceschini mentre negli altri Comuni coinvolti (Marino e Albano Laziale) il PD ha, da quanto mi risulta, ha preso delle posizioni di supporto al vincolo, come è normale che sia. E’ questa - conclude l'ex consigliere Gasperini - l’ennesima dimostrazione della incapacità amministrativa di cui da prova l’Amministrazione Monachesi da ben otto anni determinando altri costi sulle nostre spalle e navigando a vista".
LE SOCIETÀ COSTRUTTRICI
La situazione oira è questa: 3 dei 12 ricorsi al Tar riguardano in particolare il territorio della città delle pesche: uno, come appena accennato, è del municipio, gli altri due delle società Trasolini srl e Frank Immobiliare. 9 ricorsi al Tar riguardano invece l’area di Marino e sono riconducibili a: Dea Capital, Consorzio Ecovillage, Romana Costruzioni 2004, Selva srl, Cristina arl - Le Mole Due arl, Mourglia srl, Tor Pagnotta Immobiliare ar.l Unip, e i privati Moretti e Ruscio.