Eppure già tre anni fa il settimanale Il Caffè aveva denunciato il pericolo incombente, con un articolo del sito con tanto di foto dal drone, da cui era evidente l’accumulo spropositato di materiale di ogni genere.
Inadeguate e tardive le misure di contenimento del danno e anche d’informazione ai cittadini dei comuni interessati, che purtroppo non sono stati avvisati in modo efficace e tempestivo per potersi proteggere.
La colonna di fumo nerissimo, visibile fino a 100 km di distanza e ancora attiva dopo ben cinque giorni, secondo le rilevazioni dell’Arpa ha prodotto un valore di diossine di 303 pg/mc, ben quattro volte superiore rispetto al rogo Eco X, e di benzoapirene addirittura 216 volte superiore rispetto al limite di legge. I valori dei PCB invece sono risultati pari a 2361 pg/mc, circa sei volte superiori a quelli riscontrati nell’incendio Eco X. Il litorale compreso fra Pomezia e Latina e tutta la pianura fino ai Castelli Romani è a forte rischio ambientale, a causa della ricaduta delle diossine e degli altri inquinanti sulle colture agricole e sugli allevamenti.
Ingiustificabile per molti cittadini è il silenzio, anche da parte del governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Invece di recarsi immediatamente sul posto ha preferito l’aria fresca e pulita delle vacanze sulle Dolomiti. Il settimanale Il Caffè attende Zingaretti a breve nella redazione di Aprilia, a soli 3 km dall’incendio, per fare il punto della situazione e rassicurare la popolazione sui rischi di questo incendio e sulle misure per impedirne di ulteriori.
Infatti, questo tipo di incendi a impianti di rifiuti sono ormai diventati molto frequenti e in genere sono sempre dolosi. Si contano ormai oltre 100 casi in Italia negli ultimi anni, sintomo evidente della presenza massiccia di ecomafie in un settore chiave per la salute dei cittadini e per la tutela dell’ambiente. Uno scandalo inaccettabile che fomenta le istanze antidemocratiche e dell’antipolitica, screditando le autorità competenti. D’altronde dopo tre anni, fra tutti i vari responsabili pubblici che dovevano autorizzare e controllare la Eco X non risulta che nessuno sia stato condannato, licenziato o perlomeno rimosso dalla carica.