Rifiuti ovunque. Ecco in che condizioni era la Loas Italia, appena scoppiato il terribile incendio che sta appestando con una nube tossica cielo e terra tra Aprilia, Latina e litorale a sud di Roma. Qui vi mostriamo lo stabilimento di lavorazione rifiuti trasformatosi in in una fabbrica di diossina all’insorgere delle prime fiamme. Sono immagini che davvero parlano da sole. Un’area piena zeppa di materiali accumulati ovunque, tra i capannoni e tutt’intorno agli edifici aziendali. Oggi residenti apriliani ai piani alti del “grattacielo” in via Di Vittorio (a pochi metri dalla sede centrale del Comune di Aprilia) riferiscono che stamattina notavano (guardando verso l’area cosiddetta “artigianale” sede di Loas Italia srl) bagliori rossi e arancioni come di fiamme mentre altri residenti del centro riferiscono ondate di fumo forte durante la notte, odore acre e pungente che “mordeva” in gola. Scriviamo “area cosiddetta artigianale” perché sarebbe tutto da spiegare come e perché una azienda di lavorazione di rifiuti – che nessuno classificherebbe come artigiana – stesse lì. Già tre anni fa Il Caffè iniziò a monitorare, anche dall’alto, il sito Loas a seguito di segnalazioni di qualche lettore: nel corso dei nostri approfondimenti sul traffico di rifiuti in zona e sulla cava tossica di via del Tufetto. Cava che fu poi sequestrata giusto tre anni fa, a luglio 2017. Nel 2017 i piazzali presentavano vere montagne di plastiche ammucchiate per la lavorazione. Al momento dello scoppio dell’incendio di domenica scorsa i volumi di materiali accatastati erano ancora maggiori. La pavimentazione delle aree esterne non si vede: solo enormi tappeti di materiali che adesso la popolazione sta respirando sottoforma di fumo velenosi. Nessuno si aspetterebbe tutto ciò dall’artigianato…
11/08/2020