Non è usuale trovare rappresentanti del gentil sesso nelle postazioni di comando delle società sportive di ogni disciplina e grado. La Mirafin ha intrapreso il percorso opposto, con il presidente Raffaele Mirra che ha voluto inserire nel corpo dirigenziale una persona di strettissima fiducia con l’intenzione di migliorare la gestione dell’apparato societario e una più efficace interlocuzione tra i vertici dirigenziali e i quadri tecnici. Moira Mirra, 43 anni, impiegata presso una struttura ospedaliera, praticamente la tifosa numero uno della Mirafin, è entrata in società per ricoprire questo ruolo: è lei la nuova direttrice generale. Una donna nella stanza dei bottoni? “Fa strano anche a me, non lo nascondo. Però sono contenta che mi sia stata data questa opportunità – ammette la figlia primogenita del presidente pometino – ho avuto sempre una passione per il calcio, sin da bambina. Sono cresciuta a pane e pallone, ho seguito sempre la Mirafin, andando sempre dietro la squadra, dentro e fuori, insomma non mancavo mai. Mi è sempre piaciuto, poi essendo una società gestita da mio padre, il piacere è stato doppio”.
Come è nata l’idea della direzione generale della Mirafin? “Probabilmente la grande fedeltà di non mancare mai, essere sempre presente, interessarmi a cosa succede dietro le quinte, seguire anche le vicende del mercato: mi hanno incaricato di assumere questo incarico e io l’ho fatto per cercare di assolverlo con grande piacere. Mi interfaccerò con mio padre sotto gli aspetti gestionali cercando di rapportarmi con gli altri dirigenti anche sulle scelte tecniche e organizzative. E magari anche di mercato, seppure di certe cose devo ancora apprendere tanto. Ma lo farò con particolare piacere”.
Cosa si aspetta dalla nuova stagione? Le attese sul piano competitivo? “Spero in una stagione serena dopo l’esperienza del coronavirus, che possa essere vissuta con tranquillità da tutti, dirigenti, giocatori e tifosi. Le attese? Io punto sempre in alto, anche se mio padre mi frena sempre. Speriamo di disputare un buon campionato, poi se si dovesse prospettare qualcosa di importante, lo scopriremo strada facendo. Ho fiducia nella nostra squadra, ci sono tanti ragazzi nuovi che verificheremo nelle prime amichevoli: bisogna certamente stare coi piedi saldi per terra, però sognare e il desiderio di andare oltre c’è e non ce lo toglie nessuno”.
L’ultima domanda è quasi ovvia: come vive il rapporto con Armando, fratello e allenatore? “Sono contentissima di lui e dell’incarico che ha assunto, Armando è un grande appassionato e alla Mirafin dedica anima e quant’altro. Gli piace, lo fa con grande passione: spero che anche papà sia contento di lui, ma anche di me. Certo, dovrò svestire i panni del capo ultrà e cercare di essere un po’ più… silenziosa. Non sarà facile: la passione per la Mirafin è un qualcosa che ogni volta mi travolge”.