La chiave sarebbe nella sospensione degli sgomberi, disposta dal governo Conte ad aprile 2020 convertendo il DL di marzo sull’emergenza coronavirus, che è stata estesa dal 30 giugno fino al 1° settembre 2020. L’amministrazione capitolina, secondo la 21 Luglio, ha fatto affidamento su questa data per pianificare la liberazione dell’area F del campo nomadi sulla Pontina proprio nei primi giorni di settembre.
«In realtà – sostiene l’associazione – come pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il 19 maggio 2020 l’art.17 bis del Decreto Legge 19 maggio 2020 n.34, convertito con modificazioni in Legge n.77/2020, stabilisce l’ulteriore proroga della sospensione dell’esecuzione degli sgomberi così statuendo: “al comma 6 dell’art. 103 del Decreto Legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con modificazioni dalla Legge 24 aprile 2020, n. 27 le parole “1 settembre 2020” sono state sostituite dalle seguenti “31 dicembre 2020”. Pertanto ogni sgombero effettuato prima di quella data si porrebbe in piena violazione della legislazione nazionale».
L’associazione 21 Luglio chiede quindi l’annullamento del provvedimento della Giunta di Roma Capitale con cui si dispone lo sgombero entro il 10 settembre prossimo. «Dopo l’esperienza di Camping River, quando l’Amministrazione Comunale in barba alla decisione della Corte Europea di Strasburgo decise di agire con lo sgombero del “villaggio” – ha commentato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – ci auguriamo che questa volta la Giunta Raggi si adegui a quanto stabilito dalla normativa nazionale redatta a tutela della salute pubblica. In alternativa sarà la prima cittadina ad assumersi la responsabilità di andare contro la legge mettendo in strada 100 persone in piena emergenza sanitaria da Covid-19. Fino al 31 dicembre 2020 ogni sgombero è interdetto su tutto il territorio nazionale e questo deve valere, senza se e senza ma, anche per spazi dove, per responsabilità istituzionali, la legge è stata storicamente assente, come nel “villaggio” di Castel Romano»