Via libera alla “Pomar”. Il Tar del Lazio ha annullato l’ordinanza con cui, il 7 novembre scorso, il sindaco Mario Savarese aveva bloccato la centrale biogas e bocciato su tutta la linea le scelte fatte dal Comune di Ardea disponendo la chiusura dell’azienda che produce energia elettrica da scarti della produzione agricola a Nuova Florida, sostenendo che erano state riscontrate dalla polizia locale, dall’Asl e dall’Arpa Lazio numerose irregolarità. “Quest’azienda – aveva dichiarato Savarese – in attività dal 2013 ha sempre provocato grossi problemi alla cittadinanza per via delle esalazioni maleodoranti che provengono dall’impianto. Un’attività consentita da una legge dello Stato che mai ha tenuto conto delle ripercussioni negative sulla popolazione che questi impianti potevano procurare”. L’ordinanza è stata quindi impugnata dalla “Pomar” e il Tar ha compiuto un’istruttoria. I giudici, annullando alla fine il provvedimento, hanno specificato che tanto dall’ordinanza di novembre quanto dalla documentazione presentata dall’ente locale non emerge “nessuna concreta ed obiettiva evidenza idonea a comprovare la sussistenza di una situazione di pericolo, con altrettanto indimostrata inidoneità degli strumenti ordinari per far fronte alle criticità rilevate, suscettibili di regolarizzazione”. Il Tar ha evidenziato che non è emerso nulla neppure sull’impossibilità di procedere con regolarizzazioni e sanatorie relative ai rilievi fatti dall’Asl. Di più: “Neppure in giudizio la difesa dell’amministrazione è stata in grado di fornire elementi idonei a sostenere l’ordinanza impugnata, dovendosi sottolineare l’assoluta inidoneità della presentazione di esposti da parte dei cittadini e di irregolarità e criticità nella gestione dell’impianto ad evidenziare la sussistenza di una situazione di pericolo in assenza di obiettive evidenze circa i rischi per la salute pubblica e per l’ambiente”. I giudici hanno infine constatato che la “Pomar” si è impegnata ad ottemperare alle richieste che le sono state fatte, mettendosi in regola con il sistema di abbattimento e contenimento di emissioni odorigene, con la copertura degli “insilati” e la “pulizia delle griglie di captazione”, mentre le crepe nella vasca contenente il digestato erano già state riparate in precedenza. Con un’ultima bacchettata all’amministrazione Savarese: “Anche al fine di orientare l’ente in relazione ai successivi sviluppi dell’attività amministrativa, si evidenzia che, a fronte di tale impegno profuso dalla ricorrente non consta che l’amministrazione si sia fattivamente adoperata, in conformità ai principi di correttezza e leale collaborazione, per la individuazione delle modalità idonee ad assicurare l’integrale regolarizzazione delle attività dell’impianto e per il ripristino delle opportune condizioni igieniche e di sicurezza alle quali la ricorrente è tenuta, non emergendo alcun riscontro quanto alle misure indicate nell’ultimo cronoprogramma con precipuo riferimento alla eliminazione dell’impatto odorigeno”.
25/07/2020