Si compie così la previsione lanciata da un approfondimento del giornale Il Caffè (LEGGI QUI). Una batosta, frutto del solito e collaudatissimo copione: le ditte del settore non rispondono al bando della gara d’appalto e l’Ente si vede costretto ad alzare la posta in gioco. Non solo, scatta la ricerca “tra pochi intimi” ossia la procedura negoziata con affidamento diretto. In pratica, senza la vera competizione del libero mercato. Tutto a norma di legge, ovviamente. Ma le regole del gioco le dettano le società private. Almeno fino a quando politici e pubbliche amministrazioni non trovano il coraggio, la competenza e la capacità di dotare di impianti propri e gestiti in modo virtuoso gli Enti che guidano. Cosa che difficilmente un singolo Comune può fare da solo. Un esempio sarebbe il Piano rifiuti in economia circolare varato a Roma ma poi abortito dalla sindaca Raggi: porta a porta spinto e impianti comunali per riciclare più possibile i materiali, persino materassi e pannolini. Ma la politica, di tutti i colori, dimostra ancora una volta di andare da un’altra parte. A Pomezia ogni chilogrammo di scarti di cucina e altri rifiuti organici costerà 21 centesimi e mezzo di euro. Più di molti ortaggi freschi coltivati in Italia, all’ingrosso. Ad esempio, guradando i dati ufficiali di Ismea Mercati, circa il doppio del prezzo di meloni retati siciliani, cocomeri e il doppio del prezzo delle melanzane tonde sulla piazza di Siracusa o delle zucchine scure e melanzane a Salerno dove i cocomeri all’ingrosso costano 8 centesimi al kg e 13 cents a Latina, durante questi giorni. Le carote ad Avezzano stanno invece a 15 centesimi al chilo, e le patate a Napoli le danno via per 18 centesimi al kg.