Il Quirino è stato protagonista di un gesto di rara e grande solidarietà. Per un mese avete distribuito 100 pasti per i lavoratori bisognosi. Che risposta c’è stata?
“Sono venuti ogni giorno fino allo scorso 15 giugno. I maligni hanno pensato che fosse un gesto umiliante, noi lo abbiamo fatto con uno spirito di assoluta solidarietà verso le persone. Anche noi come Teatro Quirino siamo stati molto colpiti, una ventina di dipendenti a cui la cassa integrazione è arrivata solo in parte e poi come imprenditore teatrale ho perso un centinaio di recite e tanto fatturato. Bisogna avere l’ottimismo della ragione”.
Quanto stanziato dal decreto rilancio, cioè l’erogazione nel 2020 di un anticipo del contributo pari all’80% di quanto ricevuto nel 2019, sono misure sufficienti per arginare la crisi?
“Questa misura non è tale, perché è quello che ogni anno prendevamo dal Ministero, non sono fondi straordinari stanziati dai decreti, ma è prevista dal bilancio dello stato e fa parte del FUS. Ogni anno è data un’anticipazione tra 50 e 80% rispetto a quanto ottenuto nell’anno precedente, tra l’altro è arrivata anche in ritardo”.
Vuole dire nulla in più?
“E’ stato solo considerato che non potendo essere in attività si è deciso di abolire i parametri della domanda ministeriale ai fini dell’erogazione dei contributi. Non un soldo in più. Attendiamo di sapere dei milioni stanziati per il FUS quanta parte sarà destinata al ristoro delle perdite. Con certezza le dico che siamo in grande ritardo, è una situazione grave”.
Da lunedì 15 giugno, secondo il Governo, i teatri avrebbero potuto riaprire. Il Quirino cosa ha scelto di fare?
“Noi ripartiamo, come altri grandi teatri italiani, ma non a giugno e neanche a ottobre. Se si pensa che possiamo riaprire con 200 persone, quando il Quirino ne porta 900, è ridicolo. Attendiamo un allentamento delle misure sanitarie, speriamo di ripartire nella seconda metà di dicembre, magari senza distanziamento, ma con le mascherine. I nostri 6000 abbonati hanno voglia di teatro, sono convinto che torneranno”.
C’è il rischio che qualche teatro non riapra?
“Spero proprio di no, più buon teatro c’è e meglio è per tutti. Noi abbiamo creato un’associazione insieme al Sistina, all’Ambra Jovinelli, che raccoglie 18 teatri privati italiani, una forza che farà sentire la sua voce”.