Presidente Civetta, come avete vissuto voi commercialisti questi mesi di lockdown?
“L’emergenza l’abbiamo vissuta sempre a fianco dei cittadini, posso dire che insieme ad alcune categorie l’attività nostra è stata essenziale, il nostro è stato il pronto soccorso delle piccole e piccolissime imprese. Soprattutto le aziende piccole e medio piccole ci hanno preso d’assalto e questo perché alcune le misure, come quelle sugli aiuti ai dipendenti, non sono state chiarissime, all’inizio si brancolava nel dubbio”.
La vostra categoria si è trovata in difficoltà a seguite delle misure restrittive?
“Le prime settimane sicuramente sono state le più difficili, ma poi devo dire che i commercialisti romani sono stati prontissimi e praticamente tutti si sono adeguati a lavorare da remoto e questo nonostante la nostra sia una realtà fatta per lo più di piccoli studi. È chiaro che per noi la tecnologia è già di per sé un aspetto rilevante del lavoro e questa crisi, se vogliamo guardare agli aspetti positivi, ci ha fatto capire come il lavoro da remoto può e deve essere migliorato con benefici per tutti. Pensiamo al traffico cittadino, parliamo di una grande mole di appuntamenti quotidiani che potrebbero essere gestiti attraverso la rete, poi certo serve anche l’incontro personale, ma c’è comunque una grande differenza rispetto all’andare tutti i giorni in centro, come fanno tanti nostri lavoratori, e farsi un’ora e mezza in mezzo al traffico di mattina e di sera, cambia radicalmente la qualità della vita”.
Insomma, Presidente, vi siete difesi bene, non c’è stato il temuto tsunami per la categoria?
“Tenga conto che gli iscritti nostri sono circa 10mila, e 3mila sono i praticanti, quelli che fanno professione tutti i giorni sono l’80%, ebbene non abbiamo avuto praticamente lamentele. Di solito all’Ordine ci arrivano anche email di reclamo da parte dei clienti, soprattutto a ridosso delle scadenza fiscali. Questo significa che la categoria si è fatta trovare pronta, tutti si sono attrezzati e, attraverso dei piccoli investimenti, si sono adeguati tecnologicamente”.
Come giudica le misure messe in campo dal Governo per far fronte alla crisi?
“Finora di misure ne sono state enunciate tantissime, bisogna capire come verranno portate avanti. Anche la Regione Lazio ha annunciato moltissimo però ad oggi i fondi devono praticamente ancora arrivare. Devo dire che le misure sembrano molto importanti, ma c’è da vedere cosa avverrà nella pratica. Per esempio la detraibilità del 110% sulle ristrutturazioni per l’efficientamento energetico per una città come Roma rischia di essere molto complicato da avere visto che la maggior parte delle abitazioni sono dei condomini. Tutto sommato anche i finanziamenti a fondo perduto mi sembrano un provvedimento giusto. Anche il taglio dell’Irap per le imprese è sicuramente una misura importante però noi siamo più propensi a misure che favoriscano chi produce piuttosto che tutte queste disposizioni che rientrano un po’ nell’assistenzialismo. Per esempio un bonus sotto forma di cessione del credito d’imposta avvantaggerebbe chi non fa evasione fiscale”.
Queste misure avvantaggiano chi paga regolarmente le tasse o è vero il contrario?
“La pandemia ci ha fatto capire che il problema dell’evasione è il vero problema. Se la Sanità pubblica in questi mesi non ha funzionato perfettamente è perché sono mancate risorse al Sistema sanitario a causa dell’evasione. E poi è terribile e profondamente ingiusto rischiare, in momenti delicati come quello che stiamo vivendo, di sprecare risorse dando aiuti a chi ha dichiarato poco e invece guadagna tanto: se ci fosse fedeltà fiscale andrebbe tutto bene. Senza tutta l’evasione fiscale che abbiamo noi ci sarebbero anche misure che favoriscono la patrimonializzazione delle imprese, che aiutano davvero le imprese che investono, che innovano e che creano lavoro piuttosto che questi soldi a cascata a fondo perduto anche se per chi non arriva a fine mese sono state una cosa importantissima”.
Governo e anche Regione Lazio si sono dati da fare ma secondo lei cosa è mancato?
“Finora non c’è stato un progetto, una visione, un piano di investimenti sul futuro, navighiamo a vista. Lo sottolineo ancora una volta: bisogna continuare ad essere severi nella lotta all’evasione, basta con queste sanatorie, anche il solo annuncio di una possibile sanatoria è dannoso. Bisogna invece spingere sulla digitalizzazione, non solo perché porterebbe benefici rispetto alla tracciabilità e quindi alla lotta all’evasione, ma abbiamo visto in questo periodo in cui siamo rimasti tutti a casa quanto è stato importante avere una buona connessione e dei mezzi tecnologicamente avanzati. Far arrivare la rete in tutto il nostro territorio significherebbe mettere tutti nelle stesse condizioni e dare le stesse possibilità anche per emergere dal punto di vista professionale. Poi è chiaro che la riqualificazione delle nostre città attraverso gli ecobonus è una misura giusta, siamo un paese turistico, le facciate dei palazzi di Roma è giusto che siano belle, però servono infrastrutture, sono quelle che cambiano un territorio: l’alta velocità Roma-Milano ha trasformato il nostro modo di lavorare, poi probabilmente dopo la pandemia non la prenderemo più come prima ma da Roma in giù ci sono certe linee che stanno ancora al 1950, questo va detto con chiarezza. Se arrivi con difficoltà in un luogo è davvero difficile che poi ti venga in mente di investire. L’istruzione è un altro fattore fondamentale, il fatto di non porre all’attenzione di tutti l’apertura della scuola e concentrarsi su discoteche e campionati la dice lunga su come siamo messi in questo paese. Eppure la riapertura è a settembre e vuol dire che c’è stato tutto il tempo per studiare delle soluzioni”.
C’è stata un po’ di polemica, anche da parte di alcuni ordini regionali dei commercialisti, riguardo al mancato rinvio di alcune scadenze, come l’Imu.
“Anche lì bisogna mediare, i soldi servono, non abbiamo vinto il Totocalcio. Lo Stato ha bisogno di risorse, vista anche la grossa infedeltà dei contribuenti italiani, sarebbe giusto rinviare i pagamenti ma non può essere così per tutti. La stessa cosa vale per l’Imu, alcuni comuni hanno deciso in piena autonomia di rimandare il pagamento ma bisogna vedere come stanno le casse: è inutile non far pagare le tasse se poi non riesco a dare un servizio. Io le faccio l’esempio della nostra quota associativa, anche noi eravamo indecisi se farla pagare o meno poi abbiamo deciso di lasciare tutto invariato con l’idea naturalmente di non penalizzare che non avesse pagato: il 70% degli iscritti ha pagato e noi siamo riusciti a garantire i servizi. Insomma, rinviare le imposte è uno slogan a volte molto populista, magari si può fare una cosa intermedia e togliere le sanzioni per chi non paga subito mettendo un interesse un pochino più alto sui ritardi di 6-7 mesi, in modo da far respirare aziende che hanno difficoltà”.
C’è qualcosa che si potrebbe fare subito per far ripartire l’economia della capitale?
“Difficile ripartire subito ma per esempio guardiamo al turismo che è in crisi. Questo è il momento di tirare fuori un piano straordinario per migliorare Roma, approfittando del fatto che quest’estate non sarà presa d’assalto dai turisti, e magari a gennaio o febbraio del 2021 ci troveremo con una città migliore di come l’abbiamo lasciata a fine febbraio scorso. Anche qui ci vuole un piano, una visione poi è chiaro che non dobbiamo uccidere chi c’è e sono giuste le misure che permettono, ad esempio, di procastinare la Cassa integrazione”.
Avete dialogato con le istituzioni?
“Devo dire che non ci hanno coinvolto, il nostro Consiglio Nazionale è stato tenuto fuori dai tavoli più importanti ed è stato un peccato perché magari con un maggior coinvolgimento delle categorie professionali non ci sarebbero stati errori grossolani come quello di escludere alcuni ordini professionali dal bonus dei 600 euro. Parlare con chi sta sul campo tutti i giorni credo sia fondamentale e spero che avvenga con più continuità nell’immediato futuro”.