Abituato a scrivere su queste pagine come giornalista d’inchiesta, ad analizzare e raccontare le dinamiche del potere e della politica, stavolta è lui sulla graticola.
È lui: l’ormai ex Assessore “incriminato” per il patatrac a palazzo e al lido di Latina. Uno strappo politico-amministrativo seguito alla mareggiata che s’è mangiata un altro pezzo di lido. Una mareggiata che secondo alcuni avrebbe buttato giù la tenuta dell’attuale maggioranza del Sindaco Coletta. Qualche villa nata sotto gli occhi di tutti sulla duna a due passi dalla riva è stata a suo tempo protetta dai privati con barriere. Passerelle e spiagge, invece, sono rimaste indifese.
E così una nuova ondata di critiche ha investito Roberto Lessio, che guidava l’assessorato competente. Stavolta si è dimesso.
Come stai dopo questo epilogo?
«Molto stanco fisicamente e alquanto “ammaccato” moralmente».
Sulle tue dimissioni, il Sindaco ha detto che non c’è stata alcuna “situazione di diversità di visione politica e amministrativa tale da motivare questa scelta”.
C’è altro, almeno per te?
«Intanto smentisco assolutamente le frasi che mi sono state attribuite con un’azione che dequalifica ulteriormente il giornalismo locale, quando ormai mi ero dimesso ed ero intento, in santa pace, a occuparmi della mia azienda agricola. A tempo debito non verrà fuori un bel nulla perché la nostra amministrazione è sempre stata trasparente. Ho solo detto che ogni verità vedrà prima o poi la luce e che non intendevo rilasciare dichiarazioni. Rispondo sul punto».
Prego, dilla tutta…
«Quello di assessore è un rapporto fiduciario conferito direttamente dal Sindaco, non dalla maggioranza. Da quel ruolo ci si dimette sempre per due ragioni: per stanchezza e per il venir meno del rapporto di fiducia. In un momento in cui né io, né il dirigente e nemmeno il personale del Servizio ambiente avevamo altre risorse a disposizione per le mansioni ordinarie a causa dell’emergenza coronavirus. Questa emergenza è stata affrontata incaricando lo stesso dirigente (che ha anche la delega alla Protezione Civile) e lo stesso personale: era chiaro che per prima sarebbe saltata anche la nostra programmazione ordinaria. L’ho scritto e rappresentato non so quante volte».
Insomma tanto lavoro tutto insieme e poche risorse?
«Non solo. Sono arrivate altre pressanti richieste di consiglieri dotatisi di uno spazio politico autonomo, alcune francamente allucinanti: tipo il taglio pressoché istantaneo dell’erba nel quartiere dove abitano, dopo la sospensione di tutte le attività da parte del governo nazionale, salvo poi minacciare di mettere in crisi la maggioranza… ».
Ma insomma, è venuto meno il rapporto di fiducia?
«Se non è chiaro, confermo: mi sono dimesso per motivi personali».
E la faccenda del mare? Ti contestano una certa inerzia.
«Anche sugli interventi di ripascimento e difesa della costa la realtà è stata capovolta. Guarda caso, anche qui, in coincidenza delle imboscate squadriste che ho dovuto subire persino nel mio ufficio e dentro luoghi istituzionali. Ora avrò modo di informare i cittadini su tutte le falsità che sono state dette nei miei confronti e sul mio operato da Assessore. Ci sarà da divertirsi… ».
È stata peggio la politica o la stampa in questa esperienza?
«Da entrambe ho ricevuto in questi quattro anni attacchi furibondi e inconsulti, quasi sempre offensivi e ogni volta privi di fondamento. Guarda caso avvenivano sempre in occasione delle varie fasi di avanzamento del progetto dell’azienda speciale ABC. Qualcuno in particolare si è accanito ad offendermi con un certo livore, tipico di chi pensa di avere il potere di portarti dalle stelle alle stalle. Sanno tutti in realtà che quegli attacchi sono stati dettati da chi finanzia una certa stampa e una certa politica e che rappresenta i potenti interessi ancora oggi in mano a poche persone, soprattutto nel mondo dei rifiuti. Lo stesso discorso vale per Acqualatina».
Cosa è cambiato dentro LBC dopo la vittoria elettorale?
«Fin dall’inizio sapevamo tutti di avere dei limiti. Nessuno di noi era mai stato amministratore e c’era un evidente costo di consenso e di comprensione da pagare in anticipo. Nel mio discorso di presentazione della Giunta, il 3 luglio 2016, dissi che conoscevo cosa dovevo fare, ma non sapevo se sarei stato in grado di farlo e, soprattutto, se sarei stato messo nelle condizioni di farlo. Prendevamo in mano una “macchina amministrativa” con gravi difficolta organizzative, in buona parte diffidente e in altra parte palesemente avversa nei nostri confronti: in particolare alcuni dirigenti, che si consideravano i veri detentori del potere in Comune. Per questo, fin dall’inizio ho proposto il concetto di una squadra che doveva essere coesa e dove il Sindaco doveva essere l’indiscusso capitano. Ma lo sforzo verso la coesione comporta sempre dei sacrifici verso le proprie aspettative individuali».
E quindi? Non sembra tutto rose e fiori tra i civici di LBC…
«Purtroppo, nel tempo, per alcuni consiglieri comunali queste aspettative sono diventate prevalenti rispetto alla coesione della squadra. Dopo il distacco dei tre consiglieri passati al Gruppo Misto, anche qualcun altro ha pensato che era meglio ricavarsi un proprio spazio di manovra politica personale: si è arrivati così a minacciare la non presenza in aula nel caso non fosse stata esaurita una qualche particolare richiesta. Da lì è iniziata la fine della mia esperienza».
In LBC c’è chi corteggia il Pd in vista delle prossime amministrative. Come la vedi?
«Male, a questo punto. Avevo sempre chiesto che quel confronto, avviato l’anno scorso, fosse imperniato sulle scelte irrinunciabili e le cose fatte da questa amministrazione (legalità, trasparenza, stare dalla parte degli ultimi ad ogni costo, ABC, “europeizzare” la città, prevenire i debiti fuori bilancio e accantonare i fondi per il rischio di soccombenza in giudizio, evitare altro consumo di suolo, ripristinare regole certe nella gestione delle proprietà comunali e nella manutenzione di strade e di edifici pubblici, il centro urbano come il nostro vero e unico “centro commerciale”, interventi qualificanti e risolutivi sulla Marina, ecc.). Il dibattito si doveva imperniare sulle cose ancora da fare e da perfezionare e si sarebbe dovuto svolgere di fronte ai cittadini rappresentati/rappresentanti in Consiglio Comunale: si è finiti a parlare solo di poltrone e di nomi».
E se Coletta, che stima molto Zingaretti, e LBC”ˆdovesse trovare un accordo con il Pd?
«Poltrone e nomi anche nell’eventualità di una coalizione tenuta insieme con il “bostik”. Già hanno provato a rendere LBC la ruota di scorta del Pd:”ˆl’obiettivo è quello e se viene raggiunto, rimetteranno in discussione tutto, a cominciare dalla gestione dei rifiuti e da ABC. Secondo me invece LBC è in grado di rilanciare la propria missione originaria e presentarsi con il proprio lavoro svolto, con le cose fatte e con la propria faccia, davanti al giudizio degli elettori. I cittadini, da qualunque parte vorranno schierarsi, capiranno molto meglio e di più questo messaggio. Altre ipotesi sono antitetiche alle indicazioni che abbiamo dato ai cittadini nella campagna elettorale di quattro anni fa».
Nessuno può credere che tutte le responsabilità stiano da una parte sola. Che errori e responsabilità ha Roberto Lessio?
«Sono stato un ingenuo, pensando che l’unità della squadra sarebbe alla fine prevalsa su tutti gli interessi personali. Ho rappresentato troppo sommessamente, tardi e male il fatto che l’ennesima emergenza che ci era piovuta addosso, quella del Covid 19, stava determinando la paralisi del Servizio Ambiente. Troppo tardi mi sono accorto che la gara per l’Accordo Quadro sulla manutenzione del verde non stava procedendo nei tempi attesi (aggiudicazione che non compete al Servizio Ambiente e che doveva essere un obiettivo di tutta la maggioranza), mentre si continuava ad andare avanti con la vecchia e inadeguata modalità di esecuzione. Non sono stato capace di sbattere i pugni sul tavolo come in molti mi hanno chiesto sistematicamente di fare».
Davvero uno caparbio come Lessio non si è mai fatto sentire?
«Non ho mai creduto che sbattere i pugni sul tavolo serva a qualcosa. Sono convinto che il rispetto dei collaboratori si conquista con la propria autorevolezza e competenza. Ma l’ho fatto all’inizio del mandato con due funzionari puntualmente assenti dall’ufficio nei giorni e negli orari di apertura al pubblico e mi sono sentito rispondere: “Guarda che io devo rispondere a chi mi ha messo qui e non a te”. Dopodiché si sono messi in ferie (ovviamente arretrate), poi in permesso parentale e infine in aspettativa. Li ho rivisti dopo due mesi e si sono rimessi a fare le stesse assenze dall’ufficio come prima! Alla fine sono stati spostati in altri meandri e messi in condizione di non nuocere ulteriormente all’Amministrazione e quindi alla Città».
Cosa accadrà ai progetti che stavi portando avanti?
«Andranno tutti a buon fine, presto o tardi, perché li ho lasciati tutti in uno stato di attuazione avanzato rispetto allo zero assoluto in cui lo presi in carico. Ci penserà Dario Bellini a completare l’opera: ne sono certo».
È vero che qualcuno ha provato a corromperti sui rifiuti?
«A corrompermi no, ma un paio di persone hanno provato a convincermi che la riapertura della discarica di Borgo Montello avrebbe comportato benefici economici per tutti, anche di carattere personale, puntualizzando che sarebbe stato stupido perdere l’occasione. Allusioni chiare, nette e reiterate, ma niente di più … vista anche la mia reazione indignata. Uno dei due è un consigliere comunale di Terracina. L’ho rivisto di recente tra il pubblico nell’aula consiliare di Latina durante l’ennesima votazione su ABC: il nodo principale da sciogliere è sempre questo».
C’è qualcuno che vuoi ringraziare?
«Sì. L’ultimo dirigente del Servizio ambiente e protezione Civile, l’architetto Giuseppe Bondì, con il quale ho potuto lavorare intensamente. È stato il sesto dirigente avvicendatosi in quel ruolo da quando sono diventato assessore: anche se ha preso servizio a fine settembre 2018, abbiamo fatto cose molto importanti per la città: una per tutte, la normalizzazione dei rapporti tra il Comune e ABC dopo l’abbandono del suo precedessore. È sempre stato disponibile e non si è mai sottratto alle responsabilità».
Cosa senti di dire alla gente di Latina?
«Di allenare molto di più la memoria collettiva e individuale. Senza memoria non c’è futuro e vivendo solo nel presente si finisce sempre nel ricadere negli stessi errori del passato. E allora non ci si deve lamentare se poi i nostri giovani se ne vanno: una maledizione che capita proprio a noi che siamo tutti figli di immigrati! In troppi hanno già dimenticato quella passeggiata sottobraccio tra Pasquale Maietta e il suo compare “Cha Cha” mentre gli studenti manifestavano in città per la vile intimidazione contro la giudice Lucia Aielli».
Segue sulla prossima edizione cartacea del Caffè di Latina