Il 7 giugno ha riaperto dopo circa tre mesi di stop lo storico mercato romano di Porta Portese. «Era importante dare un segnale di ripartenza agli operatori ed ai cittadini e con Porta Portese la soddisfazione è doppia perché si tratta di una sede storica per il mercato degli ambulanti», spiega Angelo Pavoncello, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Ambulanti e referente per Roma. Sono circa 12 mila gli ambulanti che lavorano nella capitale, una categoria importante, che vive l’appartenenza alla città eterna nei suoi punti più rappresentativi come nessun altra; per un volume di affari immenso. Per riaprire il mercato sono state previste misure ad hoc come ingressi obbligati e la riduzione dell’ingombro dei banchi. «La partecipazione degli ambulanti è stata quasi totale, sia per ragioni simboliche, sia a tutela del proprio posto, ed anche per verificare le nuove procedure necessarie al montaggio ed ai distanziamenti delle postazioni in previsione delle successive domeniche. Per quello che riguarda la clientela è stata una domenica con poca affluenza, ma è comunque in linea con le condizioni generali che riguardano anche gli esercizi commerciali. Tra tutti, è l’alimentare il comparto che conferma la sua tradizione positiva nelle vendite tra gli ambulanti».
La dimenticanza a cui dover riparare
Discriminati, così si definiscono gli ambulanti quando si affronta il tema dei sostegni. «A causa dell’assenza di interventi economici dedicati agli ambulanti nei provvedimenti governativi, sono state presentate alla Commissione bilancio della Camera dei Deputati attraverso esponenti di maggioranza ed opposizione, le istanze che riteniamo fondamentali, ovvero: la proroga di due anni per le concessioni che scadono nel 2020; la cancellazione per il 2020 della TOSAP, COSAP e TARI, come già avvenuto per i ristoratori e i bar e chiunque paghi il suolo pubblico ma non per gli ambulanti; il ristoro nella formula del fondo perduto nella misura di 7500 euro per tutti gli ambulanti e 15000 euro per i fieristi e per coloro che lavorano nel settore dei turismo con i souvenir, operatori che a Roma si identificano con gli urtisti».
Le altre questioni sul tavolo
«Per il futuro stiamo rilanciando ancora una volta la richiesta di incontro con la sindaca Raggi e l’assessore Cafarotti perché quando si parla di rilanciare l’economia romana, non bisogna dimenticarsi degli ambulanti – Spiega Pavoncello –. Registriamo purtroppo che anche a Roma gli ambulanti continuano ad essere la categoria degli invisibili nonostante da tempo chiediamo di approfondire con l’amministrazione temi fondamentali per garantire l’ attività durante il periodo emergenziale legato al covid come l’utilizzo del suolo pubblico e la distribuzione dell’ingombro del banco in rapporto al passeggio ed al distanziamento sociale. Un altro punto molto importante è quello dei controlli e delle sanzioni che necessitano opportuni correttivi come ad esempio per le rotazioni dove è necessario che nel riscontrare irregolarità da parte di un operatore, venga sanzionato solo quest’ultimo e non l’intera postazione su cui magari lavorano in più di 200. Diventa quindi necessario un incontro per instaurare un dialogo serio che possa essere proficuo per tutti in un periodo così difficile».
LA TESTIMONIANZA: Contenti della riapertura di Portaportese, il mercato è la nostra vita
Parola alla “NO BOLKESTEIN» Rita Innocenti
«Finalmente si è tornati alla riapertura dello storico mercato di Porta Portese, un’attesa lunga più di quanto ci aspettavamo. La gente era poca, credo ci sia ancora molta paura. E’ stato comunque un buon inizio, ne siamo felici e dobbiamo ringraziare l’Ana che ci è sempre stata vicina. Il mercato non è solo lavoro, rappresenta una parte di noi, è la nostra vita. Io faccio parte delle rotazioni con mio fratello ed i miei zii. Il nostro, che è di fatto un banco di famiglia, propone biancheria». Rita Innocenti è anche in prima fila contro l’applicazione della Bolkestein, la direttiva europea che prevede la messa a bando delle concessioni. «La decadenza dei titoli, eredità della Bolkestein, costituisce una spada di Damocle sul nostro futuro. Siamo persone che hanno fatto investimenti su questa attività e se si fa un progetto di vita su un lavoro, non se ne può essere catapultati fuori senza vedersi riconoscere i sacrifici effettuati. Vorrei continuare a vivere di questo perché è una parte di me e rappresenta una tradizione di famiglia».
Piazze vuote e niente turisti, la solitudine degli urtisti
Tra gli ambulanti che hanno subito perdite tali da pregiudicarne il proseguo dell’attività ci sono gli ambulanti del settore turistico con la vendita dei souvenir. «Oggi gli urtisti sono appena 112 – spiega Pavoncello –. Costituiscono una categoria storica degli ambulanti, forse i più caratteristici tra quelli della vendita ambulatoriale nascendo alla fine del 1800. In molti si sono avvicinati a questa professione al rientro dai campi di sterminio tedeschi nell’immediato dopoguerra. Vivono ora il momento più critico con l’assenza di turisti e i monumenti deserti».
Manifestazione sospesa non annullata
Era in programma il 3 giugno davanti al Quirinale la manifestazione nazionale degli ambulanti. «Evento sospeso per ragioni di responsabilità considerato che la data fissata coincideva con la riapertura dei movimenti tra Regioni ma molte direttive non erano chiare», spiega il segretario nazionale dell’Ana Marrigo Rosato. «In queste settimane abbiamo assistito a cose incredibili che hanno danneggiato gli ambulanti. Nel Lazio si sono verificati tentativi di spostare i mercati o, come nel caso di Frosinone, la riorganizzazione su due giornate; a Roma invece sono state introdotte lungaggini burocratiche con tanto di richieste di progetti per le ripartenze. Ora aspettiamo risposte importanti e siamo pronti a dare battaglia per far valere i diritti della categoria».
Simone Tosatti