Sull’abbattimento delle villette abusive di Ariccia-località Villa Franca, predisposto dagli uffici comunali in piena emergenza Covid e avviato lo scorso 9 giugno, “la Giunta Di Felice nasconde la verità”. Lo sostiene Emilio Cianfanelli, per quattro volte ex sindaco della città della porchetta, ora consigliere di minoranza in quota Italia Viva, ma soprattutto colui che da primo-cittadino ariccino nel 2005 ha bloccato quella “speculazione edilizia” – così la definisce – mettendo in moto “un procedimento burocratico e giudiziario molto complesso per fermare costi quel che costi quella colata di cemento”. Il suo, ci tiene a precisarlo, è solo un “giudizio politico”, ma certo Emilio Cianfanelli è anche il politico che nel 2018 mise a disposizione del nostro giornale tutte le carte giudiziarie e burocratiche relative a questa lunghissima vicenda amministrativa, permettendoci di fare luce su una vicenda oscura che era rimasta fino a quel momento confinata nelle sole stanze del potere locale. Il diritto di replica sull’abbattimento delle villette abusive di Villa Franca, insomma, gli spetta di diritto.
“EMERGENZA ABITATIVA? NON PRENDIAMOCI IN GIRO”
“Sono rimasto letteralmente allibito dalle parole rilasciate alla stampa locale dalla vicesindaca reggente, Elisa Refrigeri, e dall’assessore all’Urbanistica Emilio Tomasi – attacca Cianfanelli – i due amministratori hanno dichiarato che al posto delle villette abusive di Villa Franca sorgerà housing sociale, ossia edilizia popolare, per rispondere al problema sociale dell’emergenza abitativa. Emergenza abitativa? Ma per favore, non prendiamoci in giro. L’attuale assessore all’Urbanistica della Giunta di centro-destra, Emilio Tomasi, nel 2015, da consigliere comunale eletto nel Pd, in Consiglio comunale votò contro il progetto dell’Ater regionale. Un progetto che prevedeva di trasformare proprio le villette abusive di Villa Franca in alloggi da utilizzare per l’emergenza abitativa. Il progetto dell’Ater regionale prevedeva, in particolare, di ultimare e riutilizzare quegli immobili abusivi e abbandonati da anni, per di più a costo zero per il comune di Ariccia. Una proposta contro cui si scagliò in Consiglio anche l’ex sindaco, Roberto Di Felice, prematuramente scomparso a febbraio scorso, insieme ad altri consiglieri, tra i quali Ermini. Tra l’altro, sull’attuale Giunta non gravava nessun obbligo giuridico di demolizione. A maggior ragione ora, che c’è in ballo un contenzioso giuridico con annessa maxi richiesta di risarcimento danni da oltre 40milioni di € intentata da Ace srl in liquidazione contro il Municipio, in corso presso il Tribunale Civile di Velletri. In questa storia, è giusto non dimenticarlo, c’è di mezzo anche un potente istituto bancario, il Monte dei Paschi di Siena, che ha concesso un mutuo da 15 milioni di euro ad Ace srl per costruire quelle case. L’abbattimento avviato in fretta e furia dalla Giunta Di Felice quindi rischia di aumentare il danno. Mi spiego meglio. Nella malaugurata ipotesi in cui il Tribunale Civile di Velletri dovesse accogliere le richieste di Ace srl, la distruzione delle villette sarebbe un ulteriore danno da pagare ad Ace. Del resto, prima di avviare questo ‘strano’ abbattimento, strano perchè avvenuto in fretta e furia, nel bel mezzo di una pandemia mondiale, l’assessore Tomasi e la vicesindaca Refrigeri, non hanno nemmeno chiesto un parere legale agli avvocati che stanno difendendo il comune, per capire se questo stesso abbattimento costituisse l’azione giusta al momento giusto e soprattutto senza rischi per i cittadini”.
“QUELLE DI TOMASI SONO SOLO CHIACCHIERE DA BAR”
“Poi c’è il mistero del progetto finale che riguarda quell’area – incalza Cianfanelli – quelle ‘rivelate’ alla stampa dall’assessore Tomasi sono solo ipotesi, permettetemi, chiacchiere da bar del tutto fuorvianti, visto che non c’è stata alcuna proposta di progetto preliminare validata dal Consiglio o Giunta comunale e dal Consiglio o Giunta Regionale. O sbaglio? La verità è solo una: che il comune è proprietario di quel terreno e di quegli immobili per via dell’acquisizione al patrimonio che consegue all’ inottemperanza di Ace all’ordinanza di demolizione. Il curatore, il dottor Sandro Carrubbi, ci chiede ora oltre 40 milioni di euro in sede giudiziaria. Qualunque azione del Comune avrebbe dovuto essere avviata solo dopo la sentenza del Tribunale Civile di Velletri, non prima, per evitare rischi inopportuni, come l’assessore Tomasi, di professione avvocato, dovrebbe sapere meglio di me, che sono ‘solo’ un medico. La Giunta Di Felice invece è stata colta da una fretta improvvisa e inspiegabile ed ha voluto procedere e subito con l’abbattimento, senza aver discusso pubblicamente, o meglio nelle opportune sedi politico-istituzionali, del futuro di quell’area, ma perché? Quali i veri motivi?”.
DECISIVA LA VOLONTÀ DEL CONSIGLIO
“Alla ‘storiella’ della presunta ‘volontà postuma’ di cui parla alla stampa la vicesindaca Refrigeri, riferendosi all’ex sindaco Di Felice, io no credo. Questa ‘storiella’ è costata 190mila euro, ossia il prezzo dell’abbattimento, che graverà sulle spalle dei cittadini di Ariccia, già gravati dal Covid e da una pesantissima crisi economica. Operazione giustificata sulla base di un presunto ripristino della legalità messo però in discussione dalla maxi richiesta di risarcimento di Ace srl contro il comune. Tra l’altro, la variante al Piano Regolatore dell’ex sindaco Frappelli che ha trasformato la destinazione di quel terreno da agricolo-speciale a edilizio residenziale pubblico/privato e servizi, è stata ritenuta non valida dal Consiglio di Stato, poiché l’area era già stata percorsa dal fuoco. Quell’atto deliberativo non è mai stato revocato dal Consiglio comunale. Quindi – aggiunge Cianfanelli – è tutt’altro che certa la destinazione urbanistica attuale dell’area. I consiglieri comunali, in passato, erano spaventati dall’ipotesi di una responsabilità giudiziaria, per questo hanno preferito astenersi dalla revoca formale. La domanda, quindi, sorge spontanea: quale è la ragione vera per cui l’assessore Tomasi e la Vicesindaca Refrigeri, insieme ai dirigenti comunali Scarpolini e Fortini, si accaniscono così tanto su questa vicenda? L’abbattimento avrebbe potuto avere un valore etico se la Giunta Di Felice avesse detto: ‘quello era un uliveto secolare, lo vogliamo ripristinare’. Nel progetto di demolizione, invece, non si parla di ripristino dello stato dei luoghi, cosa che la legge impone”.
“ACCORDI SOTTOBANCO CON MONTE DEI PASCHI DI SIENA?”
“L’amministrazione – conclude Cianfanelli – sostiene invece a mezzo stampa di voler utilizzare quel terreno a scopi di housing sociale o addirittura per la realizzazione di presunte cubature in cambio di non si sa cos’altro e per quali finalità. Ma questo cos’è, un mercato delle vacche? Se lo scopo è l’housing sociale, allora perché demolire? Hanno usato dei soldi pubblici del comune millantando un ripristino (ossia la ricostituzione di un uliveto) mentre annunciano a mezzo stampa altre intenzioni. Monte dei Paschi di Siena, per rientrare del mutuo concesso (15 milioni di euro), ‘preme’ sul curatore Sandro Carrubbi. Nel mio studio, da sindaco, ho ricevuto un emissario dell’ex presidente di Monte dei Paschi, il dottor Mussari, che mi chiedeva ‘strane manovre’. Io gli ho sbattuto la porta in faccia. Dopo la mia caduta, altri emissari sono forse andati a parlare con qualcun’altro? Spero che presto la Giunta Di Felice ce lo spieghi”.