Ruspe e camion al lavoro ad Ariccia, in località Villafranca, il cantiere è in corso per l’abbattimento ma solo parziale delle villette abusive costruite dalla società Ace (in liquidazione) nel 2005 su un terreno privato di oltre 8 ettari, l’equivalente di 16 campi di calcio di serie A, proprio al confine con la frazione di Cecchina di Albano. A far cambiare idea all’Amministrazione ariccina ‘zoppa’ da quattro mesi – poiché priva del sindaco Roberto Di Felice, prematuramente scomparso a febbraio scorso – non sono bastate le richieste di chiarimento e la diffida formale inviata dai sei consiglieri di opposizione alla restante parte della Giunta municipale: la vicesindaca reggente, Elisa Refrigeri, l’assessore all’Urbanistica, Emilio Tomasi, il dirigente dell’ufficio tecnico, Claudio Fortini, e poi inviata per conoscenza anche alla Corte dei Conti di Roma.
RISARCIMENTO RECORD DA 40 MILIONI DI €
Proprio il dirigente dell’area tecnica del comune di Ariccia Claudio Fortini, ma anche parte della Giunta municipale, sono stati duramente e pubblicamente attaccati appena poche settimane fa dalla minoranza politica ariccina per aver autorizzato, per giunta in piena emergenza Covid, l’abbattimento degli scheletri delle villette abusive senza prima chiedere un parere formale agli avvocati Vito Bellini e Maurizio Dell’Unto che difendendo il municipio nella causa giudiziaria con annessa maxi richiesta di risarcimento danni da oltre 40 milioni di € – oltre 2mila e 100 euro per ognuno dei 19mila residenti del comune di Ariccia – avviata contro il municipio dalla società Ace srl e, quindi, esponendo l’intera città ad un rischio di condanna che si sarebbe dovuto e potuto evitare. Questa almeno la tesi sostenuta dall’opposizione. Il Caffè ha contattato l’assessore all’Urbanistica, Emilio Tomasi, il quale ci ha risposto, ma sostiene che quanto ci scrive “non vale come dichiarazione pubblicabile”.
OPPOSIZIONE ALL’ATTACCO
Preferisce invece rispondere pubblicamente alle nostre domande Emilio Cianfanelli, per quattro volte ex sindaco di Ariccia e ora consigliere di minoranza, da molti anni sensibile al tema dell’abusivismo in località Villa Franca. A suo avviso, e ad avviso dell’intera minoranza, l’abbattimento delle villette è “rischioso – così dichiara Cianfanelli al nostro giornale senza peli sulla lingua – prima di avviare i lavori l’Amministrazione comunale e i dirigenti avrebbero dovuto chiedere un parere legale scritto agli avvocati che difendono il comune nel contenzioso giudiziario con annessa maxi richiesta di risarcimento. L’abbattimento è comunque inutile poiché solo parziale. Invece, nonostante non sia stato richiesto il parere legale, e nonostante le pressioni di noi tutti consiglieri di minoranza, Assessori e dirigenti hanno dato l’avvio alla demolizione parziale. Tra l’altro, noi consiglieri avevamo chiesto alla Giunta anche di stornare i 290mila euro necessari per la demolizione parziale, per evitare che in un momento economico drammatico come quello che stiamo vivendo dopo il lockdown, vengano sottratti soldi e ricorse ai cittadini, cosa che puntualmente si sta verificando, visto che Ace è fallita e nessuno potrà chiedergli nulla indietro. La domanda a questo punto sorge spontanea: quale è l’obiettivo – conclude Cianfanelli – l’indirizzo di buona amministrazione che questa Giunta vuole raggiungere con l’ abbattimento solo parziale degli immobili abusivi di Villa Franca? Non lo sappiamo, ce lo dicano, lo spieghino una volta per tutte ai cittadini, pubblicamente, fuori dalla stanze del potere. In modo – conclude sarcastico – che vengano messi a conoscenza di tali obiettivi anche i giudici del Tribunale di Velletri che a breve dovranno vagliare la maxi richiesta di risarcimento presentata da Ace srl ai danni del comune”.
LE DIMENTICANZE DEL CURATORE FALLIMENTARE
A trascinare in giudizio il Municipio a metà 2018 è stato il curatore fallimentare della società Ace srl, dottor Sandro Carrubbi, nominato dal Tribunale di Firenze, che ha deciso di chiedere un risarcimento solo al municipio, senza chiamare in causa la società Gessica 90 srl, riconducibile alla nota famiglia di costruttori Ramacci di Albano. Nel 2004, Gessica 90 srl aveva venduto ad Ace srl quei terreni dichiarando espressamente che “non erano mai stati interessati da incendi”. Dichiarazione che poi si è rivelata essere infondata. Carrubbi non ha trascinato in giudizio e chiesto i danni nemmeno alla Regione Lazio e all’ex Provincia di Roma, che pure avevano dato il via libera alla lottizzazione. Il curatore, contattato in passato da il Caffè, ha preferito non rispondere alle nostre domande.
LA LOTTIZZAZIONE ‘ABORTITA’
Il contenzioso nasce da una grossa lottizzazione promossa da Ace srl nel 2005 su un terreno privato di oltre 8 ettari, l’equivalente di 16 campi di calcio di serie A, proprio al confine con la frazione di Cecchina di Albano. Il piano di urbanizzazione, approvato con il via libera della Regione Lazio e della ex Provincia di Roma, prevedeva la costruzione di 27 ville e due palazzi a 3 piani. Ma anche case popolari, uffici pubblici e privati, un centro commerciale e un centro sportivo. La lottizzazione fu avviata dall’ex sindaco di centro-destra, Vittorioso Frappelli, ma saltò dopo tre anni, quando il cantiere era già in corso anche se appena partito, poiché il terreno prescelto su cui si ergeva uno storico uliveto il 9 agosto 2003 era stato colpito da un violento incendio. Evento che la società Ace srl aveva sottaciuto nelle proprie richieste di edificazione. Mentre l’avvio di attività edilizia su terreni percorsi dal fuoco è vietato per 15 anni. A stoppare i lavori fu la giunta capitanata dall’ex sindaco e attuale consigliere di minoranza, Emilio Cianfanelli. L’intera area è tornata edificabile lo scorso 10 agosto 2018. Poco prima di tale data, la società Ace è tornata alla carica, per il tramite del suo curatore. A marzo 2019 si è tenuta la prima udienza che si è conclusa con un nulla di fatto. La sentenza di primo grado è attesa entro l’anno: i giudici dovranno stabilire se il comune dovrà pagare o meno la maxi richiesta di risarcimento di Ace srl in liquidazione, avviata tra l’altro con un ritardo inaudito.