Cento locali, duemila dipendenti escluso l’indotto, almeno 15 milioni di fatturato. Tutti chiusi, tutto fermo.
Antonio Flamini presidente del Silb Roma, ossia il sindacato che rappresenta i locali dell’intrattenimento notturno da ballo e di spettacolo della capitale, e vicepresidente nazionale del settore, sta spingendo col Campidoglio, con la Pisana e col Governo.
“Cara sindaca, cara Virginia, Roma è una città troppo importante per tenere spente le luci che illuminano la notte”, ha scritto alla Raggi.
Chiedete aiuti concreti?
«Chiediamo aiuti sì, ma soprattutto di poter tornare a lavorare».
Garantire il distaccamento sociale nei locali a grande afflusso sembra impossibile?
«Si può fare. Siamo gli unici professionisti capaci di monitorare e convogliare i giovani in totale sicurezza. Siamo stati e saremo responsabili. Da parte di tutti c’è stato un grande senso di accortezza. Ricordiamo che siamo stati i primi a chiudere a fine febbraio, ancor prima del lockdown. Puntavamo a riaprire solo quando c’erano le condizioni. E ora ci sono».
E come?
«A livello nazionale è stato stilato un protocollo di sicurezza. Basterà rispettarlo. Aperture con partecipazioni calcolate, controllo della temperatura, tamponi per il personale, ingressi e uscite contingentate, igienizzazione degli spazi».
Movida sotto controllo?
«Siamo l’alternativa alla movida disordinata, confusa e pericolosa».
Per il 15 giugno è prevista la riapertura per i cinema, i teatri, non si parla però di locali della nightlife…
«In Veneto e Puglia sono pronti per le riaperture del 15 giugno, in Sicilia si parla dell’8. Noi speriamo di tornare a lavorare entro giugno, così salviamo almeno questa stagione».
Nel frattempo?
«Gli imprenditori stanno stringendo i denti per non dichiarare fallimenti. Incombono le spese degli affitti, delle tasse e delle utenze. Ci sono migliaia di posti di lavoro in ballo e tutto l’indotto, a partire dalla sicurezza. Abbiamo chiesto al Comune di Roma l’annullamento dei tributi locali. Anche perché, faccio un esempio, con mesi di chiusura quali sono i rifiuti prodotti? Finanziamenti a fondo perduto, abbattimento dei costi delle utenze possono al massimo però mettere un freno alla chiusura. Ecco perché abbiamo chiesto e ottenuto incontro con gli assessori capitolini al Commercio Cafarotti e alla Cultura Bergamo, ma anche regionali e con rappresentanti del governo. Alla Regione Lazio in particolare abbiamo chiesto un ulteriore finanziamento a fondo perduto, per diecimila euro ad azienda».
Anche perché il vostro poteva già considerarsi un settore in crisi?
«Non direi. Siamo solo un settore in evoluzione, e sempre al passo. Sono cambiate solo le formule dell’intrattenimento notturno».
È ottimista?
«Sono realista. Vedo il bicchiere a metà. Ossia una riapertura non troppo in là».