Presso l’ ospedale Dono Svizzero di Formia, l’Emodinamica è attiva per 12 ore al giorno, dalle ore 8 alle ore 20. “L’estensione alle 12 ore del servizio di Emodinamica di Formia – sottolinea la Asl Latina – rientra nella programmazione regionale per un DEA I livello e rappresenta un primo passo di ricostruzione importantissimo. I benefici della procedura di Emodinamica nei pazienti con Infarto del Miocardio (Sindrome coronarica acuta STEMI) sono ormai ampiamente dimostrati per la particolare situazione geografica della provincia di Latina”.
Un segnale positivo, dunque, di fronte al continuo depotenziamento dei servizi territoriali, quelli cioè più vicini alle persone e che dovrebbero garantire innanzitutto la prevenzione.
L’emodinamica anche detta Cardiologia Interventistica, riguarda le problematiche del flusso del sangue nel cuore e all’interno del sistema vascolare, che raggiunge ogni angolo del nostro corpo. Un servizio dunque di notevole importanza, non solo per la provincia di Latina e la regione Lazio, ma anche per alcuni territori vicini. Spiega la Asl locale: “L’Emodinamica di Formia è punto di riferimento anche per i pazienti delle vicine province di Frosinone e Caserta. Tali benefici rappresentano l’esigenza di uno sforzo di investimento sul personale che ha permesso l’estensione del servizio alle 12 ore e che ottimisticamente ci fanno ben sperare in un prossimo allargamento alla copertura completa alle 24 ore. Gli avvisi ed i concorsi per l’assunzione di nuovi cardiologi emodinamisti fanno ben sperare proprio in un allargamento della delle intere 24 ore. Un giorno “buono” in cui – conclude la Asl Latina – un importante tassello ci consente di invertire il trend degli ultimi anni e cominciare a guardare il futuro in ottica di sviluppo”. Una nota in controtendenza rispetto a ciò che persino la Corte dei Conti ha rilevato con parole durissime e inequivocabili nel suo ultimo Rapporto sul coordinamento della Finanza pubblica: “L’insufficienza delle risorse destinate al territorio ha reso più tardivo e ha fatto trovare disarmato il primo fronte che doveva potersi opporre al dilagare della malattia Covid19. Medici in fuga dall’Italia per mancanza di posti e stipendi troppo bassi”. I magistrati dei conti pubblici precisano che “la concentrazione delle cure nei grandi ospedali verificatasi negli ultimi anni e il conseguente impoverimento del sistema di assistenza sul territorio, divenuto sempre meno efficace, ha lasciato la popolazione italiana “senza protezioni adeguate” di fronte alla pandemia.