Circa 250 avvocati hanno partecipato oggi al flash-mob davanti al tribunale di Latina. Un’iniziativa spontanea organizzata dal comitato indipendente “giustizia sospesa” per manifestare il disappunto della categoria per le limitazioni e difficoltà che chi esercita la professione forense si trova a dover fronteggiare al tempo del coronavirus. La manifestazione si è aperta sulle note del Canto degli Italiani ed è proseguita con la consegna simbolica dei codici davanti all’ingresso del tribunale. Una passerella con cui i professionisti, tutti armati di mascherina, dal piazzale Bruno Buozzi, partendo dalla statua del Bonificatore, hanno voluto dare voce silenziosa alle proprie istanze.
«Una situazione insostenibile che ormai perdura da troppo tempo e sembra che del bisogno di giustizia non ci pensi più nessuno», sottolineano molti degli avvocati davanti al foro. «Giustizia sospesa è il titolo dell’iniziativa che meglio la descrive – spiega l’avvocato Giampiero Cevrain -. Noi avvocati ci troviamo in una situazione drammatica perché non possiamo rappresentare i nostri clienti e non si può fare attività giudiziaria in quanto vengono trattati solo gli affari indifferibili. Non viene permesso l’accesso agli uffici giudiziari se non previa appuntamento e chiaramente con i disagi che ne conseguono. Dal 9 di marzo non sono poi stati celebrati tantissimi processi ed anche moltissime comunicazioni non sono arrivate. Pensare di presentare tutti istanza di accesso agli atti per ogni rinvio è improponibile, ci troveremmo di fronte a delle file bibliche. L’evento di oggi, che si svolge in contemporanea anche in altre parti d’Italia, è stato diffuso attraverso i social ed ha riscosso una buona adesione a testimonianza di un sentimento di disagio condiviso. La nostra presenza davanti al foro va quindi intesa proprio in questo senso: chiediamo di ripartire, con gli opportuni accorgimenti e dispositivi di protezione ed anche a ritmo ridotto finché sarà necessario, purché si riprenda a lavorare con la riapertura degli uffici giudiziari» conclude Cevrain.
«È una manifestazione spontanea che nasce dagli avvocati e dalla loro esigenza di lavorare e riprendere da dove si è interrotto nei mesi scorsi – spiega il commissario dell’ordine degli avvocati di Latina Giacomo Mignano -. In un momento in cui il paese e i comparti hanno riaperto e tutti sono ripartiti, mancano all’appello la giustizia e la scuola. Noi ci chiediamo perché. Si riaprono le spiagge, le piscine, le palestre, ma non i tribunali. Eppure si tratta di un settore fondamentale per la vita del Paese che rimane bloccato. La categoria forense è praticamente ferma senza dimenticare che si tratta di un settore che ha una propria economia anche consistente. Solo a Latina ci sono 4 mila addetti che ruotano attorno al tribunale, persone che sono andate ormai in difficoltà. Tutto quello che ne discende ormai non è più rinviabile e le richieste di riapertura non possono restare inascoltate. Gli studi vivono quotidianamente con il lavoro costante, se gli viene impedito vanno inevitabilmente in crisi. La richiesta quindi non può essere che di riapertura nel più breve tempo possibile dei palazzi di giustizia e la messa in moto di questo settore sin dai primi del mese di giugno, considerato peraltro che i processi telematici con le udienze a distanza hanno palesato forti carenze per un sistema per cui non siamo né pronti né adeguatamente attrezzati».