L’ATTACCO DELLA MINORANZA
È l’accusa rivolta al dirigente della città della porchetta e alla Giunta municipale dai sei consiglieri di minoranza ariccina: Emilio Cianfanelli, Mauro Serra Bellini, Cora Fontana Arnaldi, Renata Giannusa, Andrea Sonaglioni ed Ermanno Bravetti. I sei politici hanno inviato un dettagliato esposto alla Corte dei Conti del Lazio, con allegate tutte le carte scritte e sottoscritte dal dirigente ariccino tra novembre 2019 e maggio 2020 che autorizzano l’abbattimento tra l’altro solo di una piccola parte degli immobili abusivi. Inoltre, i sei politici hanno anche notificato una diffida formale ad Elisa Refrigeri, vicesindaca-reggente dopo la morte dell’ex sindaco Roberto Di Felice, ed Elisa Ruvo, segretaria comunale, affinché revochino l’appalto di abbattimento delle villette abusive, già affidato, fino a quando non venga acquisito il parere formale dei legali.
LE DIMENTICANZE DEL CURATORE FALLIMENTARE
A trascinare in giudizio il Municipio a metà 2018 è stato il curatore fallimentare della società Ace srl, dottor Sandro Carrubbi, nominato dal Tribunale di Firenze, che ha deciso di chiedere un risarcimento solo al municipio, senza chiamare in causa la società Gessica 90 srl, riconducibile alla nota famiglia di costruttori Ramacci di Albano. Nel 2004, Gessica 90 srl aveva venduto ad Ace srl quei terreni dichiarando espressamente che “non erano mai stati interessati da incendi”. Dichiarazione che poi si è rivelata essere infondata. Carrubbi non ha trascinato in giudizio e chiesto i danni nemmeno alla Regione Lazio e all’ex Provincia di Roma, che pure avevano dato il via libera alla lottizzazione. Il curatore, contattato in passato da il Caffè, ha preferito non rispondere alle nostre domande.
LA LOTTIZZAZIONE ‘ABORTITA’
Il contenzioso nasce da una grossa lottizzazione promossa da Ace srl nel 2005 su un terreno privato di oltre 8 ettari, l’equivalente di 16 campi di calcio di serie A, proprio al confine con la frazione di Cecchina di Albano. Il piano di urbanizzazione, approvato con il via libera della Regione Lazio e della ex Provincia di Roma, prevedeva la costruzione di 27 ville e due palazzi a 3 piani. Ma anche case popolari, uffici pubblici e privati, un centro commerciale e un centro sportivo. La lottizzazione fu avviata dall’ex sindaco di centro-destra, Vittorioso Frappelli, ma saltò dopo tre anni, quando il cantiere era già in corso anche se appena partito, poiché il terreno prescelto su cui si ergeva uno storico uliveto il 9 agosto 2003 era stato colpito da un violento incendio. Evento che la società Ace srl aveva sottaciuto nelle proprie richieste di edificazione. Mentre l’avvio di attività edilizia su terreni percorsi dal fuoco è vietato per 15 anni. A stoppare i lavori fu la giunta capitanata dall’ex sindaco e attuale consigliere di minoranza, Emilio Cianfanelli. L’intera area è tornata edificabile lo scorso 10 agosto 2018. Poco prima di tale data, la società Ace è tornata alla carica, per il tramite del suo curatore. A marzo 2019 si è tenuta la prima udienza che si è conclusa con un nulla di fatto. La sentenza di primo grado è attesa entro l’anno: i giudici dovranno stabilire se il comune dovrà pagare o meno la maxi richiesta di risarcimento di Ace srl in liquidazione, avviata tra l’altro con un ritardo inaudito.