Il Rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Di Segni è intervenuto sul tema caldo del persistere, anche nella Fase 2 della lotta al Covid-19, del divieto alle funzioni religiose da parte del governo, reiterato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel Dpcm dello scorso 26 aprile, che dava il via alla Fase 2 a partire dal 4 maggio, regolamentando questo momento transitorio di prudente convivenza con il virus. «Il governo – ha dichiarato Riccardo Di Segni in una nota – non dovrebbe trascurare le esigenze spirituali delle comunità religiose, ciascuna vista nella sua particolare specificità». L’intervento di Rav Di Segni, Rabbino capo di una tra le più importanti comunità ebraiche della Diaspora, e quindi di fatto una delle più influenti voci dell’ebraismo contemporaneo, si inserisce con tono prudente e pacato nel contesto dell’accesso confronto che ha visto nei giorni scorsi protagonisti i vescovi cattolici italiani e il governo. La Conferenza Episcopale Italiana infatti lavorava da settimane ad una delicata trattativa con il governo per ottenere la riapertura delle funzioni religiose già a partire dal 4 maggio, con l’immediata fine del lockdown e l’avvio della Fase 2.
Il Governo non dovrebbe trascurare le esigenze spirituali delle collettività religiose, ciascuna con le sue specificità
Dopo un confronto serrato tra la Cei e il Viminale, in un clima collaborativo di scambi di proposte tra il presidente della Cei, il Cardinale Gualtiero Bassetti, e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, gli esiti della trattativa non avevano soddisfatto i vescovi, che non avevano tardato a far udire con forza la propria voce contrariata. «Non possiamo accettare – avevano dichiarato i vescovi – di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale». Una reazione durissima, alla quale erano seguite le parole distensive di Papa Francesco, che aveva stemperato la tensione e ribadito la necessità, in questo momento delicato, di essere prudenti ed attenersi alle disposizioni del governo e del comitato tecnico scientifico, propiziando la ripresa delle trattative e l’accordo di massima tra la Cei e il governo per la probabile ripartenza delle messe a fine mese, curva epidemiologica permettendo. In questo contesto si è inserito nel dialogo Riccardo Di Segni, con una posizione che auspica la ripresa delle funzioni religiose, e invita il governo a considerare l’impatto positivo che la spiritualità ha sulla salute del singolo e quindi della collettività. «La situazione sanitaria – ha detto Di Segni – è ancora allarmante, così come lo è la prospettiva di disastri economici e sociali che ne deriveranno. Abbiamo tutti l’obbligo di rispettare le regole di salute pubblica, ma andrebbe tenuto presente che l’armonia dello spirito con il corpo fa parte della salute del singolo, e quindi della collettività. Esistono modi per garantire accessi sicuri e riunioni di preghiera nel rispetto delle norme sanitarie. Il governo sta prendendo in questi giorni decisioni gravi e difficili, ma non dovrebbe trascurare le esigenze spirituali delle collettività religiose, ciascuna con le sue specificità». Un punto di vista autorevole quello di Riccardo Di Segni, la cui voce, sul tema della salute connessa con la spiritualità, assume una particolare rilevanza, per l’intrecciarsi nella sua figura del punto di vista del medico e della guida spirituale. Riccardo Di Segni ha infatti esercitato per oltre 40 anni la professione di medico radiologo, e alla formazione scientifica di medico abbina quella spirituale di Rabbino, composta da studi complessi che affondano le radici nella millenaria tradizione spirituale ebraica. Intervenuto in un’intervista al Tg2, il rabbino capo della Comunità Ebraica di Roma ha parlato anche più in generale del momento difficile che tutto il mondo vive per il Coronavirus, e ha detto: «Non è la prima volta che l’umanità si trova di fronte ad eventi catastrofici come questo, basti pensare alle grandi epidemie del passato. La Bibbia stessa ci racconta di episodi terribili, dai quali però l’umanità si è sempre ripresa. Da questo tunnel certamente ne usciremo, dobbiamo uscirne. Sarà difficile ma lo faremo. All’indomani di questa pandemia ci sarà un nuovo mondo, tutto quanto sarà diverso, e dobbiamo conservare la speranza che questa diversità possa rivelarsi una diversità positiva».
Giacomo Meingati