GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA: TERMINI RIAPERTI DAL 16 APRILE
“Nella giustizia amministrativa il regime emergenziale è retto da disposizioni totalmente differenti. Inspiegabilmente i termini processuali hanno ricominciato il loro decorso a far data dal 16 aprile. Per tutta la durata della fase due inoltre, tutte le controversie fissate per la trattazione, sia in udienza camerale sia in udienza pubblica, passano in decisione, senza discussione orale, sulla base degli atti depositati”.
GIUSTIZIA A PIÙ VELOCITÀ
Differente la situazione per la giustizia contabile. Le attività sono regolate attraverso un generico richiamo alle disposizioni in materia di Giustizia Ordinaria e Amministrativa, ma “in quanto compatibili”, con ampia possibilità di regolamentazione da parte dei vertici degli uffici territoriali e centrali. Si prevede in via ordinaria il rinvio dei giudizi alla fine della fase due, ma con la possibilità di trattazione da remoto mediante strumenti telematici. Anche nella giustizia militare formalmente si applicano le disposizioni per la giustizia ordinaria, ma solo “in quanto compatibili”. Per il resto decide il giudice.
ASSENZA DI PRESIDI SANITARI
“Un caos regolamentato insomma” – aggiunge Malinconico – ”che però non fa i conti con i classici problemi dell’inadeguatezza dell’apparato giudiziario. Qualche esempio: ovunque si registra una grave carenza dei presidi sanitari che garantiscono accessi sicuri negli uffici, quanto l’insufficienza di strumentazioni informatiche per il cosiddetto processo telematico. E per finire, nessuno ha pensato a garantire l’esercizio della funzione difensiva ai colleghi con disabilità. Una dimenticanza inaccettabile”.
PROCESSO PER MAFIA IN PIÙ AULE
A Piazzale Clodio non va meglio. Il primo maxi-processo in era Covid 19 a piazzale Clodio è stato spacchettato in più luoghi, fra cui l’aula Occorsio la più grande del tribunale di Roma, un’altra aula sullo stesso piano, collegamenti video con carceri e caserme. Il 5 maggio è entrato nel vivo in questo modo il procedimento contro il clan Gambacurta che conta 57 difensori e 72 imputati suddivisi fra chi è detenuto in carcere, ai domiciliari o in libertà. L’ha disposto il presidente della IV sezione, Roberta Palmisano, dopo che 31 difensori hanno bocciato il primo ordine di svolgere il processo fuori dal tribunale ossia in videoconferenza dai propri studi. Una modalità bocciata dai penalisti perché non solo avrebbe smaterializzato l’aula, culla della giustizia, ma anche non ridotto il rischio di contagio visto che imputati liberi e difensori si sarebbero dovuti accalcare davanti allo stesso monitor in assenza di studi attrezzati da maxischermi. Alla fine il processo è stato così organizzato: accusa e corte nell’aula Occorsio nei propri spazi e i difensori nell’area riservata al pubblico e senza contatti diretti con gli assistiti. Per chi è in carcere è prevista la videoconferenza. Per i liberi l’accesso ad aun’altra aula riservata. E per chi sconta i domiciliari doppia opzione: l’aula assieme ai liberi o la diretta dalla caserma dei carabinieri più vicina alla propria abitazione.