Al ministro Franceschini arriva un appello dagli assessori al Turismo di 14 Comuni, tra cui lei, che sollecitano misure per il comparto. Perché lo ha fatto e cosa ha chiesto?
“Abbiamo sentito l’urgenza di farci subito portavoci delle istanze delle principali città turistiche italiane, ma anche della filiera di comparto, un propulsore strategico dell’economia nazionale. Stando all’Enit, nel 2018 l’industria del turismo ha fatturato 232,3 miliardi, l’equivalente del 13,2% del Pil italiano, per 3,5 milioni di occupati nel settore, cioè il 14,9% della forza lavoro complessiva. Considerato anche che grazie all’imposta di soggiorno i diversi comuni hanno potuto erogare negli anni una serie di servizi essenziali come il trasporto pubblico locale, la manutenzione delle strade e del verde, l’illuminazione, la conservazione del patrimonio artistico-culturale e il decoro, è chiaro che urge un confronto con il Governo per vincere una sfida che può essere affrontata soltanto dal Sistema Paese nel suo insieme, soprattutto perché la diversa velocità di diffusione pandemica nel mondo impone, almeno per l’intera durata di quest’anno, un turismo di prossimità”.
Tutela imprese e lavoratori autonomi della filiera turistica. Come si sta muovendo il Comune?
“Partiamo sempre dalla fotografia della crisi: dall’analisi continua dei flussi turistici effettuata sui dati della fonia mobile, abbiamo registrato una perdita che dall’iniziale stima prudenziale di -800 milioni, è precipitata fino a toccare i -1.400 milioni. Per dare un primo respiro agli albergatori, abbiamo stoppato il versamento del contributo di soggiorno, parallelamente alle esenzioni e sospensioni di altre tasse comunali che incidono sul resto delle imprese di filiera deputate all’accoglienza, quali ad esempio ristorazione e commercio. Questo perché c’è bisogno di sgravi fiscali e incentivi, per resistere adesso e tornare operativi a emergenza finita. La Ragioneria Generale sta lavorando alla proposta di possibili coperture finanziarie, anche attraverso prelevamenti dal fondo di riserva o altre variazioni di bilancio aventi carattere d’urgenza. Abbiamo chiesto al Governo la costituzione di un gruppo di lavoro per la messa a punto di misure immediate e concrete, quali la tutela alle imprese e ai lavoratori autonomi del turismo, la redazione di un piano comunicativo nazionale che coinvolga l’Enit, interventi di sviluppo economico per incentivare la ripresa, ma anche un fondo speciale per i Comuni. Su Roma, parallelamente, stiamo impegnati nella costituzione di una Destination Management Organization e nella condivisione dell’obiettivo variazione del Piano Strategico del Turismo, licenziato a Gennaio 2020, per la gestione dell’emergenza”.
Lavoro e sviluppo economico, imprese e attività commerciali in crisi. Si ha una stima del calo produttivo?
“La situazione emergenziale causata dall’epidemia Covid-19 ha immediatamente polarizzato la nostra attenzione sull’analisi dell’impatto economico sulle categorie produttive del territorio, per quantificare tempestivamente le misure pubbliche necessarie a contrastare quanto più possibile i fenomeni recessivi indotti dall’attuale contingenza. Lo studio che abbiamo effettuato ha evidenziato perdite su tutti i settori: attività artistiche, intrattenimento e divertimento, trasporti e magazzinaggio, alloggio e ristorazione, commercio, manifatturiero, costruzioni e agricoltura. Partendo da un valore aggiunto di produzione della Città Metropolitana di Roma nel 2019 che si aggirava intorno ai 149,5 miliardi di euro, abbiamo ipotizzato due possibili scenari di flessione negativa: il “migliore”, che potrebbe prevedere una progressiva ripresa durante il periodo estivo e una quasi totale ripresa nell’ultimo trimestre 2020, gravato da una perdita di valore aggiunto del -21,3%, pari a 11,7 miliardi, e il “peggiore”, caratterizzato da un -25,9% per una perdita totale di 14,21 miliardi”.
Quali le misure in campo da parte del Campidoglio? Che tipo di lavoro state facendo sugli sgravi fiscali o sul posticipo di imposte comunali, tipo il Cip?
“Salvare il tessuto produttivo capitolino è una priorità. Nello specifico del comparto pubblicitario – che come gli altri settori ha risentito del fermo di quelle attività che di regola si servono dei servizi di promozione e sponsorizzazione, e che farà da stimolo ai consumi nella fase di ripresa – il versamento della rata del Canone di Iniziativa Pubblicitaria (Cip), originariamente dovuto entro il 30 aprile 2020, sarà differito al 30 settembre 2020, senza applicazione di sanzioni ed interessi. Oltre alla sospensione della tassa di soggiorno per il comparto turistico, abbiamo messo in campo esenzioni per un valore di 90 milioni di euro a beneficio delle attività commerciali su area pubblica: nello specifico, lo stop alla tassa di occupazione di suolo pubblico per bar, ristoranti e mercati”.
Ce le spiega nel dettaglio?
“Gli operatori commerciali titolari di attività di somministrazione di alimenti e bevande, oppure di posteggi all’interno e all’esterno di mercati, non pagheranno le rate residuali del Canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche (Cosap), relativamente all’annualità 2020. Stesso provvedimento varrà per le associazioni di gestione dei servizi nei mercati rionali (Ags), che – per l’anno in corso – sono esentate dal pagamento della quota di canone di concessione dovuta a Roma Capitale. Sarà disposta inoltre la sospensione – fino al 30 giugno prossimo – dell’invio di avvisi di accertamento, pagamento e ingiunzioni fiscali in materia di Imu, Tasi, Tari, Contributo di Soggiorno, Cosap, Canoni mercatali. I versamenti delle corrispondenti entrate sono congelati al 30 settembre 2020. Nel complesso, la richiesta di interventi mirati per Roma Capitale a Governo e Regione – che va dall’esenzione dei tributi locali a quella dei canoni di concessione per gli immobili commerciali di proprietà comunale, fino alla costituzione di fondi ad hoc per le pmi – vale circa 519 milioni. C’è poi un lavoro in corso per il ripensamento delle attività economiche all’aperto: mi riferisco ai Piani di Massima Occupabilità, ovvero ai tavolini di bar e ristoranti. Stiamo approntando una duplice risposta, che ottemperi sia alle esigenze sanitarie di contenimento dei contagi, sia alle necessità di ripartenza di queste attività, in chiave di una rivisitazione ad hoc dell’impianto attuale”.
Questione ambulanti. Come state procedendo per la rimodulazione del settore: vista l’emergenza ci sarà un congelamento dei provvedimenti o andrete avanti?
“Abbiamo intenzione di procedere nella giusta misura, con la massima cautela nei confronti degli operatori, quindi daremo corso ai provvedimenti in cantiere compatibilmente ai tempi delle riaperture graduali delle altre attività. Per inciso, ci sono provvedimenti di riordino ben formati, altamente condivisi con gli operatori, per i quali abbiamo approvato integralmente le osservazioni mosse dalle associazioni di categoria: mi riferisco in particolare alle delocalizzazioni del Municipio XI, dove le richieste avanzate dagli operatori avevano tutte le caratteristiche per essere accettate. Questo vuol dire che si può andare avanti, in maniera condivisa e collaborativa. E’ un pensiero errato quello secondo cui un riordino del settore sia lesivo degli affari, in realtà si possono operare riorganizzazioni proprio a tutela delle attività coinvolte. Ed è quello che faremo”.