In questo momento di crisi economica l’assessorato della Regione Lazio allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, è forse uno di quelli più importanti per guidare il nostro territorio a quella che sarà una vera e propria ricostruzione. Da novembre 2019, alla guida dell’assessorato c’è Paolo Orneli.
Assessore, che effetti ha avuto l’arrivo dell’epidemia di coronavirus sul comparto produttivo della Regione?
“Nel Lazio, come nel resto del paese, questa pandemia ha avuto effetti rilevanti, in alcuni casi drammatici, sul nostro tessuto produttivo e ce ne avrà ancora a lungo. Il tema non è solo la chiusura delle attività per evitare il contagio, ma anche la riapertura: dovremmo abituarci al pensiero che torneremo a vivere in un mondo radicalmente mutato. Pensiamo a come dovranno essere riorganizzati i pubblici esercizi o la ristorazione. In una città come Roma è chiaro che dovrà essere totalmente rivisto il sistema dei trasporti, cambieranno anche i tempi che di solito scandivano le nostre giornate”.
Cosa sta facendo la Regione per sostenere l’economia?
“La prima misura economica è quella di sconfiggere questo maledetto virus: le misure di contenimento sono necessarie anche per evitare che gli effetti del coronavirus siano effetti ancora più rilevanti e marcati dal punto di vista economico. C’è grande consapevolezza da parte dei sindacati, delle imprese, del comparto associativo ed è una spinta unitaria che ci aiuta molto.
Per quanto riguarda le misure va detto che noi abbiamo da subito riorganizzato i nostri strumenti per dare liquidità, in tempi brevi, a imprese e liberi professionisti, prescindendo dalle valutazioni di credito, perché è chiaro che in un momento simile le regole non possono essere quelle di prima. Abbiamo chiamato la prima misura per la liquidità Pronto Cassa, che mobilita non meno di 500 milioni di euro di risorse finanziarie. Nel primo pacchetto c’è un bando in cui ora abbiamo messo 51milioni di euro a cui ne aggiungeremo altri 50 nei prossimi giorni, quindi 100 milioni per prestiti di liquidità a tasso zero da restituire a partire da maggio 2021 per 5 anni. Sono prestiti di 10mila euro per microimprese fino a 9 dipendenti e per liberi professionisti. Nel primo giorno di protocollo online, sono state registrate dall’apertura, alle ore 10.00, alle 12.00, ben 30.000 domande e pensi che il sito Farelazio, da cui si poteva caricare la richiesta, nel primo giorno di pubblicazione dei bandi ha avuto qualcosa come 2 milioni di visite.
Il secondo provvedimento prevede l’attivazione di una provvista di 100 milioni di euro dal programma della Banca Europea degli Investimenti (il cosiddetto BEI) che serviranno ad abbassare i tassi di interesse e che quindi si trasformeranno in 200 milioni di credito agevolato che alcuni istituti della regione metteranno a disposizione delle imprese, tra pochi giorni ci sarà la lista completa. La cifra che le imprese potranno chiedere sarà superiore ai 10 mila euro, quindi è un provvedimento che va a completare quello precedente. Per abbassare ulteriormente il tasso di interesse c’è un altro fondo regionale per cui praticamente si arriva quasi al tasso zero.
L’altra misura riguarda l’implementazione del Fondo di Garanzia che serve a garantire tutti i prestiti di imprese e microimprese, compresi i titolari di Partita Iva, anche nel caso di richieste di piccole somme.
Misure quindi fondamentali per molti soggetti, a patto che tutto funzioni velocemente.
“Sì, è vero, perché accanto ai decreti nazionali e regionali e alle risorse che verranno messe a disposizione, c’è il tema della semplificazione. Abbiamo costituito una task force regionale per controllare che tutte le pratiche vengano accolte e controllate accuratamente. Certo si può sempre migliorare, ma posso dirle che se prima del coronavirus provavi a chiedere un prestito, i tempi medi di erogazione erano di 45 giorni. Oggi abbiamo più che dimezzato i tempi e contiamo di erogare queste risorse nella prima decade di maggio. Siamo consapevoli di una cosa: sappiamo che questi sono provvedimenti che non risolvono l’impatto drammatico del coronavirus, e quindi noi non ci possiamo permettere di rimanere fermi a queste prime misure, ma ne attueremo altre”.
Avete predisposto altre misure?
“Per fortuna siamo una regione risanata e quindi, nelle scorse settimane, sono stati messi in circolo più di 3 miliardi di euro attraverso il pagamento delle fatture ai fornitori, con un’accelerazione ulteriore che ci porta a dire che stiamo pagando fatture liquidate 10 giorni fa. Se pensiamo che 7 anni fa il tempo medio per il pagamento ai fornitori regionali era di circa 1000 giorni, capiamo di quale salto stiamo parlando. Poi stiamo già utilizzando i fondi governativi, siamo arrivati a circa 150 milioni, e siamo stati una delle prime regioni a firmare l’accordo tra le parti sociali e le istituzioni per istituire la Cassa Integrazione in deroga che sta sostenendo migliaia di lavoratori”.
La riapertura come sarà?
“Stiamo conducendo un tavolo con parti sociali, sindacati e imprese, perché dobbiamo mettere a punto le linee guida per definire le regole. La riapertura non sarà immediata, bisogna preparare bene le imprese alle regole che dovranno essere seguite per salvaguardare la salute di tutti: degli imprenditori, dei lavoratori e dei clienti. Vanno in questa direzione le due ordinanze che abbiamo fatto in questi giorni, affinché i proprietari di terreni agricoli, di campeggi e anche di stabilimenti balneari si possano muovere per lavori di manutenzione e pulizia, e anche per preparare l’apertura stagionale”.
Cosa ha messo in evidenza questa pandemia, a livello economico?
“Sicuramente il fatto che in Italia e nella nostra regione, c’è una grande carenza sui processi digitali che in questa fase sono ancora più necessari. Una cosa che invece mi fa molto piacere è la grande riscoperta dei negozi di vicinato che escono da una fase storica in cui hanno sofferto, come gran parte delle piccole realtà produttive, la concorrenza dell’e-commerce e della grande distribuzione. Questo ce lo dovremmo ricordare molto bene, perché una delle linee su cui dovremmo investire fortemente sarà proprio quella dei negozi di vicinato, che hanno funzione economica ma anche sociale per l’organizzazione della vita dei nostri paesi e delle nostre città. Dovremmo investire di più in queste reti d’impresa”.
La fase 2 nel Lazio sarà uguale al resto d’Italia? Secondo lei è giusto comportarsi come la Lombardia?
“Non ci sentiamo uno stato separato dal nostro paese, siamo in primo luogo italiani e stiamo dentro una vicenda nazionale in cui la Regione Lazio non ha mai decretato in dissenso, anzi, a volte, visto che la legge lo permetteva, abbiamo avuto anche approcci più restrittivi. Tutto nel quadro del rispetto e dell’unitarietà che in questo momento è indispensabile.E sempre privilegiando ciò che ci dicono i medici: noi qui a Roma abbiamo una grande eccellenza che è lo Spallanzani, che abbiamo finanziato, lo dico con grande orgoglio, con 5 milioni di euro per un progetto importante di ricerca sul vaccino. Noi ci fidiamo della classe medica, perché la priorità assoluta è quella di battere il coronavirus e non è un caso che, nonostante siamo in una grande metropoli come Roma, con tutto quello che poteva comportare, fino ad ora abbiamo retto, perché siamo stati seri nell’applicazione delle misure di contenimento e vogliamo continuare in questa direzione. Non mi azzardo perciò a fare previsioni, perché il mio compito di politico è di dare un contributo alla classe dirigente che sta cercando di dare una mano a superare questa criticità.
E intanto, nella serata di lunedì 20 aprile, Zingaretti e altri esponenti di Giunta hanno nuovamente incontrato le parti sociali per stilare insieme un vademecum che si renderà necessario nel momento in cui le autorità competenti dichiareranno definitivamente considerate passate le condizioni di emergenza. Il documento su cui si sta lavorando parte dalle 5 P: prudenza, protezione, prevenzione, piccoli passi e progettualità per riaprire in sicurezza”.