Un intero comparto, quello agricolo, è sempre più in difficoltà. Sono anche queste le conseguenze dell’epidemia di coronavirus Sars-Cov2.
E riguardano tutti da vicino. Anche perché, almeno mentre scriviamo, non si sa a chi far poi raccogliere i frutti che i tanti imprenditori agricoli continuano nonostante tutto a curare. «La bocciatura dell’emendamento sulla semplificazione dei voucher necessari per garantire il lavoro di raccolta nelle campagne mette in pericolo la fornitura alimentare del Paese e rischia di lasciare presto vuoti gli scaffali dei supermercati». Lo ha detto senza mezzi termini il presidente nazionale della Coldiretti, la maggiore organizzazione del settore italiana. Le gelate di fine marzo hanno danneggiato anche i campi del Lazio: frutteti, pesche e albicocche in Sabina, ma anche altre coltivazioni importantissime come le patate a Maccarese, sulla costa nord di Roma, i noccioleti nel viterbese, il pregiato kiwi giallo e l’orticoltura un po’ ovunque. Che fare? Innanzitutto salvare il salvabile, anche quando facciamo la spesa preferendo i prodotti nostrani. Ne parliamo con il presidente della Coldiretti Lazio, David Granieri.
Qual è l’impatto dell’epidemia sulla realtà agroalimentare locale?
«L’impatto dell’epidemia sulla nostra realtà agricola è devastante per due ordini di motivi: il primo è rappresentato dalla carenza di manodopera, che con la chiusura del Paese è molto scarsa. Il secondo motivo è dovuto al blocco di molte filiere produttive legate alla ristorazione e più in generale al canale horeca (hotel, ristoranti, catering, ndr). Proprio per questo troviamo abbassamenti di prezzo del latte fresco alla stalla (15%) o del latte di bufala alla stalla (40%)».
Quali misure hanno messo in campo i nostri agricoltori e allevatori per contrastare questa realtà drammatica?
«Gli agricoltori sono costretti a continuare a lavorare, senza interrompere il ciclo produttivo, pur sapendo che il mercato a disposizione non sarà più quello di prima. Alcuni, i più organizzati, hanno cominciato con le consegne a domicilio, i più fortunati stanno facendo vendita diretta, molti stanno tentando la strada dell’e-commerce».
In tempi di esperti e scienziati talora vicini più all’oroscopo che alla realtà non chiediamo improbabili previsioni. E possibile però cautamente ipotizzare qualche scenario che ci attende?
«È molto difficile ora immaginare scenari ipotizzabili. Così come è difficile anche solo pensare che tutto finirà a maggio. Supponendo che ciò accada, i danni da quantificare saranno enormi. Immaginiamo che tutte le strutture agrituristiche hanno cancellato la stagione turistica in un solo colpo. Gli scenari saranno ipotizzabili in relazione agli strumenti economici e finanziari messi in campo, perché ogni filiera sarà in ginocchio. Tutto sarà legato esclusivamente alla ricchezza che avremo come Paese, alla forza di distribuire, rilanciando consumi ed investimenti».
Avete lanciato un allarme sui rischi legati alle importazioni di dubbia qualità e provenienza, in particolare su latte e cagliate esteri di dubbia provenienza e qualità. Continueremo ad avere cibo e magari cibo locale o comunque made in Italy?
«Sicuramente cominceremo a contare molto sulle produzioni nazionali, avendo, se supportati dalle norme, una grande possibilità per il mercato interno, ma dovremo essere più rigidi sulla trasparenza, rispetto alle notizie della merce importata. Se una mozzarella è fatta con una cagliata, anziché con il latte del territorio, è giusto che un consumatore lo sappia, giustificando anche il motivo per cui ha un costo nettamente inferiore, rispetto ad una mozzarella fatta con il latte. I dati relativi all’importazione di cibo devono essere resi trasparenti: è fondamentale che questo accada, a maggior ragione nel Lazio, dove vengono spesi oltre 6 miliardi di euro solo a Roma, per l’acquisto di prodotti alimentari. I cittadini hanno il diritto di conoscerne la provenienza, in gioco c’è anche la salute».
Che estate ci aspetta, da quel che possiamo ipotizzare oggi, sul fronte agroalimentare?
«L’estate che arriverà sarà molto difficile, sia per garantire le produzioni, ma soprattutto per avere giuste informazioni sul prodotto che si trova a scaffale. I consumatori dovranno essere preparati a poter scegliere con attenzione il cibo giusto, se possibile italiano, dando forza alle economie locali ed essere tutelati dal miglior sistema di controlli al mondo».
Cosa chiede Coldiretti Lazio al governo e/o alla Regione Lazio?
«Questo è il momento giusto per fare squadra, o meglio filiera. Nessuno può farcela da solo, ma il modello Italia ha la possibilità di diventare il Sistema Italia, sfruttando un potenziale economico sull’agroalimentare sorprendente. Bisogna fermare qualsiasi tentativo di speculazione suoi generi alimentari di prima necessità. È fondamentale, ad esempio, rendere pubblici anche gli elenchi dei caseifici che importano dall’estero latte e cagliate (semilavorati industriali di minore qualità rispetto alle vere mozzarelle italiane, ndr)».
Vuol lanciare un appello agli imprenditori agricoli, ai commercianti e supermercati, alle Istituzioni?
«Stiamo chiedendo interventi mirati per ogni comparto, cercando di utilizzare al meglio ciò che è disponibile, sia nel senso delle risorse, che in senso normativo. È sicuramente una grande occasione per togliere la burocrazia asfissiante dalla vita delle imprese. Sul fronte florovivaistico, lanciamo anche un appello alla grande distribuzione, ai mercati e a tutti i punti vendita aperti affinché promuovano la vendita di fiori e piante Made in Italy” e invitiamo tutti a mettere fiori e piante nei propri giardini, orti e balconi come segno benaugurante della primavera, con la mobilitazione #balconifioriti».
L’attuale epidemia e i coronavirus sono collegati dagli scienziati anche alla devastazione ambientale. L’Onu e chi ha a cuore la vita e il pianeta oltre che un’agricoltura sana, chiede di abbandonare i sistemi agricoli intensivi e schiavi della chimica e di puntare sull’agroecologia, sul biologico (vero). Cosa ne pensa?
«L’ambiente ormai ha lanciato diversi segnali, non so sinceramente se questa pandemia sia il risultato del non rispetto ambientale, ma sicuramente è un momento storico, in cui la riflessione sui territori e sulle risorse del pianeta è molto forte. Basti pensare al valore dell’acqua irrigua (inestimabile), la capacita di intervenire prevenendo il rischio idrogeologico. Siamo nell’era della sostenibilità, quindi sempre di più i sistemi di certificazione di prodotto (dop, igp, ecc.) devono tenere conto anche delle tecniche di processo, cioè di come un prodotto prende vita».
Solidarietà: “Spesa sospesa” a casa
Per aiutare a combattere la nuova crisi alimentare con oltre 3 milioni di poveri, per Pasqua gli agricoltori Coldiretti che hanno avviato “Spesa sospesa del contadino a domicilio”. I cittadini che ricevono la spesa a casa attraverso i mercati e le fattorie della rete Campagna Amica possono donare un pacco alimentare alle famiglie più bisognose: frutta, verdura, farina, formaggi, salumi o altri generi alimentare Made in Italy, di qualità e a km zero. Gli stessi agricoltori, in accordo con i Comuni, consegnano gratuitamente entro Pasqua. L’idea riprende l’usanza campana del “caffè sospeso”, quando al bar si lascia pagato un caffè per il cliente che verrà dopo e che non può pagarselo. Info su: www.campagnamica.it
NO AGLI OGM, NÉ I VECCHI NÉ I NUOVI CHE PRESTO POTREBBERO INVADERCI: «LI ABBIAMO GIÀ RIPUDIATI»
Coldiretti invoca tutela del sapere e saper fare agricolo italiano. Presto i nuovi Ogm manipolati con le Nbt, Nuove tecniche di riproduzione, potrebbero invadere Unione Europea e Italia. Sementi e piante brevettate e in mano a pochissimi colossi mondiali. Affermano che le Nbt sono sicure e necessarie per salvare il clima e sfamarci, e che non inducono mutazioni genetiche impreviste, ma danno “creature” “uguali” a quelle naturali. Però non vogliono che si verifichi il loro impatto su salute e ambiente né che si indichi in etichetta la loro vera identità. Vari politici, compresa la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, e agricoltori sono aperti ai nuovi Ogm. Ma la FDA, l’Agenzia americana di controllo su cibo e farmaci, e altre ricerche dimostrano che le Nbt sono pericolose: danno mutazioni impreviste, di cui non si conoscono gli effetti sulla nostra salute e sugli ecosistemi. L’Istituto federale tedesco di biosicurezza delle biotecnologie vegetali ha scoperto che solo nel 23% dei casi di sperimentazioni con Nbt hanno poi verificato possibili mutazioni fuori bersaglio non volute. Gli agricoltori nostrani conoscono la reale portata di queste manipolazioni? «Abbiamo sempre ripudiato gli Ogm – afferma David Granieri, leader di Coldiretti Lazio – e continueremo a farlo. Ormai è una battaglia che va avanti da 20 anni,. Credo che il nostro Paese non possa scommettere sugli Ogm per due ragioni fondamentali: la prima è la garanzia di salubrità di questi prodotti geneticamente modificati (principio di precauzione); la seconda è che l’agricoltura italiana non è un’agricoltura estensiva, ma distintiva, quindi l’omologazione non avvantaggia le nostre imprese. Noi scommettiamo tutti i giorni sulla capacita di produrre in territori molto diversi uno dall’altro, ognuno dei quali trasmette caratteristiche organolettiche uniche al prodotto che ne deriva».