Un’intera comunità è rimasta finora senza nemmeno un contagiato, ma ora rischia di infettarsi perché costretta a spostarsi, quando il resto del Paese viene tenuto in quarantena. Succede a Pantelleria, amata isola di tantissime persone che dagli anni ’60 hanno messo radici tra Latina, Aprilia, Anzio e Nettuno. Un caso sconosciuto a più ma davvero assurdo. In piena esplosione dell’emergenza epidemia, il 28 febbraio, gli hanno chiuso il reparto maternità dell’unico ospedale presente su questo pezzo di territorio italiano nel bel mezzo del Mediterraneo. La Regione non ha voluto ascoltare le ragioni dei Panteschi. In particolare, l’allarme riguarda le donne incinte, i pazienti con tumore e chi si dovesse sentire male seriamente. Il Sindaco dell’isola, Vincenzo Campo, ha spostato la propria scrivania dal Comune al piazzale dell’ospedale “Nagar” e ha iniziato lo sciopero della fame. Con lui anche il suo vice, Maurizio Caldo, e il Presidente del Consiglio, Erik Vallini. Chiedono che venga subito riaperto il reparto maternità e altri servizi essenziali. «Siamo a 150 km dalla Sicilia – spiegano – in mezzo al mare, se il contagio dovesse arrivare sulla nostra isola che sta facendo enormi sacrifici per evitarlo, sarebbe una tragedia, senza un presidio sanitario in grado di sostenere l’emergenza». Anche un evento meraviglioso come la nascita di un bimbo può trasfosmarsi in una pericolosa occasione di contagio. «Le partorienti sono costrette ad andare in altri ospedali siciliani – avvertono – in isolamento, senza alcun parente (la presenza del papà è invece raccomandata dalle le linee guida, ndr) e in presidi che ospitano pazienti Covid. Stessa cosa per i malati oncologici. Chiediamo a tutti di aiutarci a far sentire la voce di Pantelleria».
07/04/2020