Avvocato, quando si ripartirà?
“Questo in realtà nessuno può dirlo (…) è ovvio che dalla mia prospettiva di avvocato penalista rilevo la peculiarità di un mondo, quello giudiziario, che tutela anche lui esigenze primarie: sicurezza e diritti attinenti alla libertà. Che quindi non può fermarsi, dovendosi accettare dei rischi connaturati alla funzione. Un mondo che necessità perciò di ripartire appena possibile, tenendo in considerazione anche motivi economici, che per ora riguardano, talvolta drammaticamente, solo gli avvocati, ma che presto potrebbero avere ripercussioni anche sugli stipendiati”.
Quali sono le attività essenziali che state svolgendo?
“In questo momento si svolgono solo i processi con i detenuti che hanno chiesto esplicitamente la trattazione della loro udienza. E le direttissime, le udienza di convalida e gli interrogatori di garanzia che possono essere fatti sia presenziando in aula che con un collegamento da remoto. L’avvocato addirittura può esercitare la difesa dal proprio studio. È un’eccezione alla regola che vale ovviamente solo per questo periodo di emergenza sanitaria”.
Restano bloccate altre nomine ai vertici dell’amministrazione giudiziaria di Roma. L’ulteriore slittamento cosa comporta?
“Un Ufficio senza Capo paga uno scotto ovvio in termini di funzionalità. Direi che non ci fa una bella figura, anzi la fa pessima, chi deve procedere alle nomine. Ma anche di riflesso, sono sincero, magari incolpevolmente in buona parte, l’intera magistratura. Roma ha finalmente il Procuratore capo, ma manca del Procuratore Generale e del Presidente della Corte di Appello. Temo, a brevissimo, il pensionamento del Presidente del Tribunale, Francesco Monastero”.
Il Tribunale di Roma ha decapitato il Consiglio Nazionale Forense, sospendendo il presidente Andrea Mascherini e sei consiglieri. Perché e come si risolverà la situazione di stallo?
“Confesso che le “beghe” di politica forense mi appassionano poco. Siamo professionisti che occasionalmente, per passione e spirito di servizio, si prestano ad altri incarichi. Vedo che alcuni sono afflitti da una vera e propria ossessione da “cono d’ombra” e onestamente non li comprendo. Anche per questo, per la verità, ho apprezzato chi prima di arrivate al contenzioso aveva rinunciato alla candidatura. La situazione si risolverà con nuove elezioni, mi pare scontato”.
Come Camera penale state intraprendendo iniziative per tamponare l’ormai situazione di disagio economico in cui si ritrovano i giovani avvocati…
“Sia la Giunta dell’Unione della Camere Penali che l’Osservatorio nazionale sul gratuito patrocinio hanno chiesto, come prima misura per questo periodo che presenta anche il problema della cessazione pressoché totale dei ricavi, lo sblocco immediato delle parcelle già maturate a titolo di gratuito patrocinio e in generale dagli enti. La Camera Penale di Roma, che agisce in perfetta sintonia con gli organi nazionali, è al fianco in tale iniziativa e sollecita nello specifico immediati provvedimenti al Tribunale di Roma. È ovvio che se la situazione resterà questa ciò non sarà sufficiente e ci aspettiamo, come avvocati, in serio supporto anche economico dallo Stato”.
Come gestite le pressioni dei clienti detenuti anche loro giustamente allarmati dalla situazione, aggravata dall’affollamento negli istituti penitenziari sia a Regina Coeli che Rebibbia?
“Questo dal punto di vista dell’avvocato penalista è il grave, gravissimo problema. E affligge tutti. La detenzione, come attuata attualmente nel nostro paese, ha una portata di afflittività e di deroga alla dignità dell’uomo veramente inspiegabile. E di questo la nostra collettività non ha completamente cognizione. Su questa naturale afflizione si innestano le preoccupazioni e le paure per il virus che non possiamo essere ipocriti, sono con difficoltà fronteggiabili all’interno delle mura del carcere. È il momento di parole coraggiose e di gesti concreti. Non si abbia paura in questo momento di adottare provvedimenti tesi ad alleggerire la pressione delle carceri e tra questi amnistia e indulto. Si valuti con ulteriore scrupolo di coscienza la necessità della custodia preventiva”.