Non è servito neppure il cosiddetto Lollo-gate a rompere il monopolio degli incarichi in Tribunale. Dopo l’inchiesta per corruzione che ha travolto l’ormai ex giudice, rinvii a giudizio e condanne, un ristretto numero di studi di avvocati e commercialisti continua ad ottenere un altissimo numero di nomine e prospera grazie anche a una serie di scambi tra colleghi, i cosiddetti incarichi incrociati. Un sistema oggetto ora di un’analisi approfondita da parte della stessa presidente del Tribunale, Caterina Chiaravalloti, e del procuratore capo Giuseppe De Falco. Lo scorso anno, in rotta proprio con la presidente Chiaravalloti, sostenendo che dava troppi incarichi a legali di altri fori, i consiglieri dell’Ordine degli avvocati di Latina si sono dimessi in massa e, nell’attesa di nuove elezioni, l’organismo è in mano a un commissario, l’avvocato Giacomo Mignano. Analizzando i tanto contestati incarichi assegnati nell’ambito della volontaria giurisdizione, l’Associazione nazionale forense Latina ha però poi notato che nel 2018, nell’ambito degli 87 incarichi totali di volontaria giurisdizione, quelli assegnati ad avvocati di altri fori sono stati appena 24, di cui solo 12 conferiti dalla presidente Chiaravalloti. Nel 2019 poi, su 130 incarichi totali di volontaria giurisdizione, quelli extra foro sono stati 17, di cui 7 conferiti dalla presidente. Dunque in un biennio, su un totale di 217 incarichi, quelli conferiti ad avvocati non di Latina sono stati l’8,7%. E ora emerge ben altro. Mentre le proteste si sono concentrate sul lavoro dato dall’ufficio giudiziario a legali di altri fori, togliendo così lavoro ai pontini, nessuno sembra infatti essersi reso conto che nell’ambito delle curatele fallimentari, dal 2009 al 2019, dunque per ben dieci anni, il grosso degli affari è stato gestito da soli 13 avvocati. A fronte di centinaia di professionisti che non hanno neppure un incarico, uno di questi legali ha avuto dal Tribunale 11 incarichi come curatore, quindi più di uno l’anno, e addirittura 101 incarichi endoconcorsuali, quelli che a un professionista assegna un altro curatore, per un totale di 112 incarichi pubblici con relative parcelle da incassare. Il secondo avvocato nella particolare graduatoria ha collezionato 69 incarichi e il terzo 59. Ma non è tutto. Il legale da 112 incarichi è infatti legato ad altri due colleghi che compaiono nell’elenco dei “big 13”, con cui a lungo ha condiviso lo stesso studio, e se si guarda agli incarichi ottenuti dai tre si arriva a quota 163. Ovvero 163 affari per soli tre professionisti. Non sono tra l’altro gli unici. Nello stesso elenco spiccano infatti anche i nomi di altri tre avvocati, legati per motivi di studio e anche di parentela, che insieme raggiungono quota 111 incarichi. Andando invece ai commercialisti, sempre nell’ambito della fallimentare e sempre negli ultimi dieci anni, il maggior numero di curatele sono andate a soli cinque professionisti. Due, sempre con legami di parentela, hanno ottenuto in totale 57 incarichi e altri due, legati a un terzo commercialista, ne hanno ottenuti 55. Il problema più grande sembra però quello dei cosiddetti incarichi incrociati, un sistema in base al quale un professionista, ottenuta la nomina dal giudice, nell’ambito di una procedura nomina a sua volta un secondo professionista il quale, quando ottiene lui la nomina, nella sua procedura dà in cambio incarichi al primo. Dal 2015 ad oggi ricorrono in tale ambito i nomi sempre degli stessi tre commercialisti e due avvocati. Due dei commercialisti hanno inoltre uno studio associato e quindi in teoria non potrebbero nominarsi reciprocamente, non fosse altro che per un problema di conflitto di interessi, e la terza commercialista ha avuto uno degli altri due commercialisti come testimone di nozze al suo matrimonio. Per quanto riguarda infine i due avvocati, che ugualmente in alcune procedure si sono fatti nomine reciproche, hanno lo studio insieme. Un sistema appunto oggetto di analisi da parte della presidente Chiaravalloti e di dibattito in un incontro riservato a cui ha preso parte anche il procuratore capo De Falco, il quale ha avanzato delle perplessità per incarichi dati pure a professionisti coinvolti, anche se non indagati o imputati, nel Lollo-gate. Quanto hanno guadagnato sinora tali professionisti? Impossibile saperlo. Il Tribunale vuole rendere pubblici i compensi di chi lavora per l’ufficio giudiziario, trattandosi di denaro pubblico, ma anche di recente il commissario dell’Ordine degli avvocati si è opposto.
27/02/2020