Il Comune di Pomezia si costituisce parte civile nel processo contro 28 imputati coinvolti nell’inchiesta “Equilibri”, condotta dall’Antimafia di Roma, che ha ricostruito l’esistenza di un’associazione a delinquere di stampo mafioso che faceva affari sul litorale sud di Roma, per lo più tra Torvaianica e Ardea, dedicandosi in particolare alle estorsioni ai danni di commercianti e imprenditori e al traffico di droga. Un gruppo che – secondo l’impianto accusatorio – con il tramite di alcuni politici locali (che al momento non risultano indagati) avrebbe cercato anche di piegare ai propri interessi l’amministrazione comunale.
Secondo l’Antimafia tutto ruotava intorno al presunto “clan” Fragalà: nel processo, tra gli altri, dovranno infatti difendersi diversi membri della famiglia. Tra questi il 61enne Alessandro, considerato il capo del sodalizio, e la figlia Astrid, ex presidente della sede locale di Confcommercio. Sempre secondo la ricostruzione operata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, l’organizzazione intratteneva rapporti con la camorra casalese, la mafia catanese dei Santapaola e dei Capello, e con i Fasciani di Ostia.
Ora, con il rinvio a giudizio di 28 persone, la Giunta comunale di Pomezia ha stabilito di costituirsi parte civile nel processo per “esercitare i diritti previsti dall’ordinamento giuridico, ivi comprese le eventuali richieste risarcitorie per tutti i danni patrimoniali e non, derivanti al Comune dai fatti contestati agli imputati, ivi compresi quelli di immagine“. La prima udienza del processo è fissata per il 15 aprile 2020.