Il Piano di vendita di quasi 5mila case popolari della Capitale varato dalla Giunta Zingaretti la scorsa estate con la delibera n .410 e destinato a ripianare una grossa parte del gigantesco debito di Ater-Roma sarebbe illegittimo e per giunta incostituzionale. È quanto emerge, per il momento ancora solo sottotraccia, nei documenti redatti dalla Commissione regionale Urbanistica che si sta occupando della spinosa vicenda. Così mentre i funzionari di Ater e Regione si preparano a correre ai ripari, la politica fa le sue contromosse. A lanciare la bomba sono principalmente il M5S e FdI, il Pd sceglie invece una linea più soft, ma c’è anche lui nella partita. Tutte le presunte magagne della delibera incriminata stanno per essere infatti modificate da M5S, PD e FdI, anche con una raffica di osservazioni che sono state inserite in documento che però verrà tirato fuori ufficialmente e discusso in commissione regionale Politiche Abitative il 20 febbraio. Il Caffè, nel frattempo, ha potuto leggerlo.
TRABALLA LA PERCENTUALE DEL 65%
Si tratta di proposte di modifica con al centro principalmente la ripartizione del ‘bottino’, ossia dei soldi ricavati dalla vendita degli immobili. Il testo originario, infatti, prevede che su 557 milioni di euro incassati dalla vendita di 3.200 alloggi a prezzi di mercato (su un totale di 4.768 messi in vendita), ben 371 milioni di euro – oltre il 65% – verrebbero spalmati sui buchi finanziari dell’azienda di edilizia residenziale pubblica (erp) del Comune di Roma, controllata dalla Regione. La percentuale da destinare al ripiano dei debiti, così stabilisce la legge, non può essere invece superiore al 20%. Solo la restante parte della quota ricavata dalla vendita degli immobili – ovvero il 35% – verrebbe utilizzata dalla Giunta Zingaretti per manutenzione e nuovi programmi costruttivi. Una faccenda delicata, che rischia di scoppiare nelle mani dei consiglieri regionali Pd. Anche i consiglieri dem hanno infatti intravisto lo spettro di illegittimità del piano di risanamento e della delibera di giunta regionale, su cui c’è anche la firma dell’assessore Pd Massimiliano Valeriani. Ma, per non incorrere in un muro contro muro con la giunta Zingaretti, puntano a una ‘strada parallela’ che passa per l’abbattimento dei prezzi di cessione degli alloggi popolari.
M5S-FdI A GAMBA TESA
La questione è tecnica. E il parere politico della Commissione non è una formalità. Il parere è necessario, si legge nel Piano di Ater, per il via libera definitivo all’avvio delle vendite. Il presidente di commissione, il consigliere 5stelle Marco Cacciatore, e la collega di partito Gaia Pernarella, nei loro rilievi non lasciano spazio a interpretazioni. Citano infatti la legge che regola le alienazioni del patrimonio erp (la 560 del 1993), testo normativo che ripartisce nella misura dell’80% gli introiti, derivanti dalla vendita di case popolari da destinare alla manutenzione straordinaria e alla realizzazione di nuove unità abitative. L’esponente di FdI Fabrizio Ghera, anche lui membro della commissione Casa, fa invece riferimento al decreto (il n.47) sulle “misure urgenti per l’emergenza abitativa” varato dal governo Renzi nel 2014: in questo caso la percentuale da sfruttare per il risanamento dei conti scende ad uno ‘zero’ tondo tondo. I consiglieri non scrivono, però, che l’atto regionale, oltre ad essere in contrasto con due leggi ‘ordinarie’, sarebbe anche incostituzionale. Lo confermano infatti precedenti pronunciamenti della Corte Costituzionale: scombinando la ripartizione dei proventi, si sconfina in un campo decisionale di competenza dello Stato.
CONTROMOSSA PD
Nessun riferimento a leggi in materia, invece, nelle osservazioni depositate dal Pd. Formalizzate da Enrico Panunzi, sono state sottoscritte anche dagli altri membri dem della commissione, ossia Enrico Forte, Emiliano Minnucci ed Eugenio Patanè. Presente anche la firma di Paolo Ciani (Demos). Il Pd la prende larga: nei sei emendamenti preparati, si punta sostanzialmente a far rientrare il maggior numero possibile degli attuali assegnatari tra i soggetti che avrebbero diritto ad un 50% dell’abbattimento (quindi una riduzione) rispetto ai valori di mercato (valori Omi minimi) del prezzo di vendita. In questo modo, secondo una formula matematica, si taglierebbe automaticamente anche la quota di ricavi da spalmare sul passivo di Ater. «Una ratio che ha una doppia funzione», ci spiega il responsabile Casa del Pd di Roma, Yuri Trombetti. «Rendere sostenibile la spesa per chi vuole riscattare la propria casa popolare – precisa – e far rientrare la manovra nei paletti finanziari imposti dalle leggi nazionali». Anche se poi, nella pratica, i conti potrebbero non tornare.
I RILIEVI DI PRESUNTA INCOSTITUZIONALITÀ
Il Piano di risanamento di Ater Roma violerebbe anche il terzo comma dell’art.117 del Titolo V della Costituzione. Violazione alla base della sentenza della Corte Costituzionale del novembre del 2016, con cui i giudici di piazza del Quirinale decretavano incostituzionale la legge della Regione Abruzzo sulle case popolari, che foraggiava il debito della propria azienda pubblica con ben l’80% dei ricavi dalla messa sul mercato degli alloggi erp. Per lo stesso motivo, e per le stesse identiche percentuali, il governo Conte-bis ha recentemente deciso di inviare alla Consulta un’omologa legge della Regione Sicilia, per verificarne la legittimità costituzionale.